
Zerbio è una frazione del borgo medievale di Caorso nella provincia di Piacenza, dove i turisti apprezzano i paesaggi nella natura, la storia e le bellezze storico-culturali con le tradizioni più remote. Seguendo l’argine principale del Po i visitatori possono dedicarsi alle attività sportive del ciclismo e trekking percorrendo la “ciclovia del Po”, ovvero un itinerario tra Lombardia ed Emilia-Romagna. A Zerbio e dintorni da visitare il patrimonio naturalistico, storico e culturale, che accoglie i turisti per una gita oppure una vacanza, all’insegna del relax.
La cucina tradizionale vanta al primo posto le pietanze prevalentemente a base di pesce, poi spiccano salumi e formaggi locali. Come primi piatti vi sono gli anolini, i tortelli con la coda ed i maccheroni bobbiesi. Seguono i secondi con lo stracotto alla piacentina, la polenta e cavallo, la bomba di riso alla piacentina e le lumache. Le principali attrazioni di Zerbio e dei luoghi nelle vicinanze sono: i Musei della Basilica di S. Antonino, del Risorgimento e di Storia Naturale, il Castello di Altoè e la torre di Masana, la Chiesa del San Sepolcro e quella di Sant’Agostino.
Zerbio, Chiese di San Sepolcro e di Sant’Agostino
La Chiesa di San Sepolcro dista da Caorso circa 25 chilometri e la sua costruzione risale al 1500 dando la precedenza al monastero. Alla fine del Settecento si decise di chiudere la pieve per utilizzarla come ospedale militare. Agli inizi del ‘900 la struttura riaprì e la comunità ortodossa romena ne fece uso per concessione gratuita nel 2015. La chiesa presenta una struttura a tre navate con imponenti pilastri, la facciata principale mostra il portone in stile barocco ed il monastero circonda tre cortili.
La Chiesa di Sant’Agostino è la struttura religiosa più imponente della città capoluogo, la sola con cinque navate. Nacque intorno al 1550, la costruì Bernardino Panizzari il noto “Caramosino” ed è un modello di architettura dal punto di vista culturale. La parte interna è maestosa e si mostra a croce latina con pilastri e colonne in granito, mentre al centro si trova una cupola. Custodisce delle opere pittoriche dell’artista Battista Trotti il “Malosso,” di cui una raffigura l’Annunciazione. Le decorazioni e le sculture di Giulio Mazzoni rimangono in parte intatte dopo i bombardamenti francesi ed agli inizi ‘800 la pieve divenne un deposito militare. Dopo diversi restauri la struttura è sede della galleria di Enrica de Micheli ed il convento è parte dell’Archivio di Stato di Piacenza.
Zerbio: Musei della Basilica di S. Antonino, del Risorgimento di Palazzo Farnese e di Storia Naturale
Il Museo Capitolare della Basilica di S. Antonino nacque nel ‘500 vicino alla omonima basilica ed al di sopra della Sacrestia Capitolare è situato il museo. All’interno esso custodisce le esposizioni di arredi e collezioni delle cappelle distrutte nella prima parte del ‘900 e lavori inerenti al Tesoro della Basilica. Conserva delle opere d’arte del Quattrocento, di cui una di un artista della scuola lombarda e la Natività di Maria, di Giulio Cesare Procaccini. La struttura ospita anche due opere che ritraggono le storie di Sant’Antonio, realizzate grazie all’artista Robert de Longe. Poi figurano degli oggetti sacri come calici, ostensori ed un Crocefisso di Francesco Mochi.
Il Museo del Risorgimento rimane a Piacenza ed i reperti in esposizione risalgono dal 1848 fino al 1861. Si tratta di molte centinaia di testimonianze su giornali e testi dell’epoca oltre all’ abbigliamento ed armi riguardanti il Risorgimento piacentino. Documenti che vanno dal periodo napoleonico alla Corona di Maria Luigia d’Austria per quanto concerne il potere durante il ducato di Parma e Piacenza. Da qui anche l’annessione al Piemonte ed il ritorno del casato dei Borboni, fino a giungere ai reperti sull’uccisione del duca e l’unificazione con il Regno Sardo.
Mentre il Museo civico di Storia Naturale anch’esso situato nel capoluogo di provincia, ottiene l’inaugurazione nel 2008 presso la Fabbrica del Ghiaccio, che conserva delle attrezzature simbolo dell’archeologia industriale. I visitatori hanno l’occasione di scoprire i diversi habitat naturali del territorio, ovvero la parte pianeggiante, quella collinare e montana. Le esposizioni trattano l’osservazione di raccolte petrografiche, alcune specie di avifauna e di botanica. Un’esperienza affascinante per guardare da vicino differenti tipologie di rocce, fossili e minerali dell’Appennino e della Pianura fino ad arrivare a quelle del Po.
Il Castello di Altoè, la torre e Castello di Masana
Il Castello di Altoè rimane nel borgo di Podenzano a 12 chilometri da Pontenure e vicino anche al capoluogo. Esso sorse intorno al 1385, al di sopra di uno stanziamento romano e ciò emerse da diversi ritrovamenti nella recinzione. Tra i proprietari ci fu il casato dei Salimbebe, che si impossessò del maniero nel 1440 per approvazione del duca di Milano Filippo Maria Visconti. Solo nella seconda metà del Seicento il castello passò al Conte di Altoè ed ancora oggi rimane proprietà della famiglia.
La struttura è in pietra e mattoni, con una forma rettangolare ed asimmetrica, in cui sulla parte sud al centro si trova una torre che in epoca antica serviva come ingresso. Nel Medioevo la parte davanti della roccaforte mostrava un ponte levatoio ed oggi ne rimangono solo le tracce. Sul lato opposto vi è un altro campanile con le mura merlate, in epoca remota intorno un fossato circondava la struttura e di esso non rimane nulla poiché è stato poi interrato.
Il Castello di Masana nacque nel 1340, comprende anche una torre campanaria e la struttura nel complesso rimane nei pressi dal borgo di Case Bruciate. Nel XIV secolo circa i proprietari furono i nobili Pollastrelli ed il casato Chiapponi vi detenne dimora fino al 1798. Nella seconda metà dell’800 il vescovo di Piacenza Antonio Ranza, si ritirò nel castello di Travazzano per evitare le celebrazioni dei riti religiosi, durante la visita di Vittorio Emanuele II nel capoluogo. Oggi il maniero conserva la torre che regala gli incantevoli panorami della pianura padana e delle Prealpi.
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Articolo di Elena Canini