In Emilia-Romagna c’è un piccolo borgo montano che aspetta solo di essere scoperto: Zerba. Capoluogo più alto della provincia di Piacenza (773 m.), è immerso nella selvaggia Val Boreca. A dar vita a questa valle isolata ci pensa l’omonimo torrente, un affluente del fiume Trebbia. Nonostante l’altezza, le montagne che avvolgono il paese quasi in un abbraccio – in primis, il maestoso Monte Lesima (1.724 m.) – lo proteggono dai Venti del Nord e gli garantiscono un clima mite.
Ancora per poco lontano dai soliti giri turistici, approfittatene per immergervi nel cuore delle Quattro Province. Quell’area dell’Appennino compresa tra Piacenza, Genova, Alessandria e Pavia che condivide stili di vita e tradizioni. Pensiamo al repertorio di balli popolari, musiche tradizionali e antiche ricette.
Pillole di storia: da Annibale a Federico Barbarossa
Non mancano le leggende sulla nascita del borgo. Si racconta che Zerba sia stata fondata da un gruppo di disertori cartaginesi, i quali – dopo la Battaglia della Trebbia (218 a.C.) – abbandonarono l’esercito di Annibale. Un’antica mulattiera prende proprio il nome del generale africano. Alcuni si sono spinti fino a sostenere che il toponimo Zerba abbia la stessa origine di quello di Djerba, l’isola al largo della Tunisia. La realtà è un po’ diversa: probabilmente il nome deriva dal piemontese gerbo, che indica un terreno arido e incolto.
Dopo la conquista romana, entrarono in scena i Longobardi e l’Abbazia di San Colombano, a Bobbio, uno dei più importanti centri monastici d’Europa.
Poi, come altri territori vicini, anche questo fu concesso da Federico Barbarossa alla potente famiglia dei Malaspina (1164), fino all’abolizione della feudalità da parte di Napoleone (1797).
I tesori di Zerba, tra cui il torrione medievale dei Malaspina
Il comune è un agglomerato di cinque quartieri. Si parte da Villa Soprana – nella parte alta – dove si trova la Chiesa dedicata al Patrono, San Michele Arcangelo. A Villa Lisamara si può ammirare la vecchia fontana, tuttora in funzione, mentre a Villa Scarbione ha sede il Municipio.
Da Villa Stana e Villa Fontana si accede al Castello dei Malaspina, di cui rimangono solo alcuni tratti di mura e una torre cilindrica restaurata. Quest’ultima è diventata un simbolo della zona. Fu una fortificazione dei Liguri che a lungo contrastarono i Romani. Lo testimoniano le otto armille in bronzo attualmente conservate al Museo Archeologico del Castello Sforzesco di Milano.
Esplorare i dintorni del borgo
Anche le frazioni di Zerba meritano una sosta. A Cerreto – la porta della Val Boreca – vi imbatterete nelle caratteristiche case in pietra; l’antico mulino per la macinazione delle castagne, recuperato e adibito ad alloggio; la Chiesa di San Rocco che, nel Medioevo, fu una cella monastica alle dipendenze della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia.
Pey è una località di villeggiatura. Si tratta del borgo più alto della valle (1193 m.), quindi il panorama è da urlo. Ciliegina sulla torta sono le cascate e i faggi rosso fuoco che esplodono in autunno. Qui si trovano pure la Chiesa di San Nicola di Bari e un museo contadino privato. La frazione è raggiungibile attraverso una strada asfaltata che da sola merita il viaggio: in auto, moto o bicicletta.
A Capannette di Pey – una sorta di Svizzera Piacentina – si può alloggiare in un albergo degli anni ‘20 e pregare nella Chiesa della Madonna della Salute, ovvero la Chiesetta degli Alpini.
La meta ideale per gli escursionisti
La natura, con i suoi colori e suoni, ha qualcosa da regalare in ogni stagione dell’anno. Se in primavera il paesaggio si tinge del bianco tendente al rosa dei ciliegi selvatici, in autunno è tempo di foliage, uno spettacolo emozionante.
Il territorio si distingue sia per la fauna protetta (caprioli e lupi) che per la purezza delle acque. I fianchi dei monti sono coperti da boschi, soprattutto di faggi e castagni. Oltre i 1200 m. si aprono vaste praterie di fiori e arbusti: orchidee, gigli gialli e genziane; lamponi, mirtilli e ginestre del boscaiolo. Il fondo della valle è invece dominato da strapiombi sul Boreca.
Le vette che circondano Zerba – le più alte dell’Appennino – sono tra le mete preferite dagli escursionisti. Oltre al già citato Lesima, ci sono l’Alfeo (1650 m.), il Cavalmurone (1670 m.), il Chiappo (1700 m.) e il Tartago (1688 m.). I sentieri in cui avventurarsi – ben tenuti – non mancano.
Interessanti i lavori di ripristino delle antiche mulattiere per renderle percorribili in mountain bike. Un progetto ambizioso che, ne siamo certi, riscuoterà un grande successo.
Alla scoperta di sapori genuini e feste popolari di Zerba
Nella cucina tradizionale si percepiscono le influenze delle regioni confinanti: Lombardia, Liguria e Piemonte, ma anche Toscana. Si possono degustare specialità, tra cui gli gnocchi di patate della cultura contadina, i ravioli con ‘u tuccu (un sugo di carne) e il risotto ai porcini; la zuppa di legumi, la selvaggina accompagnata da polenta e la torta di nocciole. E che dire del castagnaccio, un dolce preparato con farina di castagne, uvetta, pinoli, noci e rosmarino? Sempre presente in tavola.
Le sagre di paese sono un’occasione per fare comunità, visto che gli abitanti si contano sulle dita d’una mano, mangiare insieme prodotti tipici e aprirsi all’esterno, puntando su un turismo sostenibile.
La Pro Loco – associazione locale che si occupa di promuovere il territorio – organizza eventi soprattutto in estate e autunno. Tra gli appuntamenti più significativi: la Festa della Madonna della Neve (6-12 agosto), la Festa della Polenta (14 agosto) e la Festa Patronale (29 settembre).
Indicazioni per raggiungere Zerba in auto
Il comune si raggiunge seguendo la Strada Statale 45 – che collega le città di Piacenza e Genova – per poi imboccare la Strada Provinciale 18.
Non c’è niente di meglio che trascorrere del tempo in luoghi immersi nella natura e carichi di storia. Il borgo di Zerba in Val Boreca è uno di questi. Fatevi un regalo e partite, non ve ne pentirete!
Articolo di Desirée Tripodi
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