Villa Torlonia è la più recente tra le ville nobiliari romane, ma la sua peculiarità è data dal bellissimo giardino inglese e soprattutto dagli edifici disseminati sulla superficie del parco. In questo articolo vi illustreremo alcune delle bellezze, delle particolarità del complesso della villa, ma sono solo accenni: se volete visitare Villa Torlonia ed i suoi caratteristici edifici vi basta recarvi in via Nomentana 70 a Roma.
Chi sono i Torlonia?
Villa Torlonia prende il suo nome da Giovanni Torlonia. Egli ottenne il titolo di marchese nel 1797 e acquistò Villa Colonna (già Villa Pamphilj). L’architetto Giuseppe Valadier fu incaricato di rendere la villa degne delle altre ville romane. Agli inizi del Novecento ampliò l’edificio principale che da casa padronale divenne il palazzo, ma anche il Casino dei Principi che in precedenza era un piccolo casino.
Alessandro Torlonia incaricò Giovan Battista Caretti di ampliare la tenuta, innalzando nuovi edifici: il Tempio di Saturno, le finte rovine, una Tribuna con fontana, un Anfiteatro e la caratteristica Caffè-House. In seguito, l’architetto Quintiliano Raimondi si occupò del Teatro e dell’Aranciera; mentre l’architetto Giuseppe Jappelli ebbe in commissione la parte che oggi è forse la più eclettica. Di Jappelli sono la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre e la Grotta Moresca, il Campo da Tornei. Nel 1842 furono eretti anche due Obelischi in granito rosa in onore di Giovanni e Anna Maria Torlonia.
Seguirono altre modifiche ed aggiunte ed è qui che la Capanna Svizzera divenne la Casina delle Civette. Nel Novecento nei terreni della villa venne rinvenuto un cimitero ebraico sotterraneo. Mentre nella metà degli anni Venti fu la residenza di Mussolini, il quale tra il 1942 e il 1943 fece edificare il bunker e i due rifugi antiaerei. L’intero progetto rimase incompiuto. La storia più recente è fatta principalmente di opere di restauro dopo l’acquisizione del comune di Roma.
Perché si chiama Casina delle Civette?
La Casina delle Civette che vediamo oggi è il risultato delle modifiche a partire dalla Capanna Svizzera ma anche restauri recenti. L’edificio è nascosto da una collinetta artificiale, ai confini del parco. La Capanna Svizzera progettata da Giuseppe Jappelli su commissione di Alessandro Torlonia era più simile ad un rifugio alpino. Il complesso è costituito di due edifici: il villino principale e la dipendenza, collegati tra loro da una piccola galleria in legno e da un passaggio sotterraneo. Tuttavia, non mantengono molto altro dell’aspetto originale, se non la disposizione ad “L” dei due corpi.
Nel 1908 iniziano i lavori sotto la supervisione dell’architetto Enrico Gennari. Nel 1916 inizia ad assumere il nome attuale a causa di due civette stilizzate fra tralci d’edera sono rappresentate nella vetrata eseguita da Duilio Cambellotti. Il tema della civetta torna spesso nelle decorazioni e negli arredi del villino. Nel 1917 l’architetto Vincenzo Fasolo aggiunge le strutture del lato sud della Casina, contribuendo a darle quel gusto Liberty. Ciò che unisce le soluzioni architettoniche è la tonalità grigia del manto di finitura delle coperture, per il quale fu utilizzata la lavagna in lastre sottili, che contrastano con le tegole in cotto.
Giovanni Torlonia fece inoltre arricchire l’edificio con maioliche, stucchi e, alle finestre, le celebri vetrate e ferri battuti.
Le vetrate sono forse la particolarità principale dell’edificio: i pregiati vetri legati a piombo provengono dalla bottega di Cesare Picchiarini, su disegno di molti artisti locali. Anche gli spazi interni sono tutti estremamente curati e decorati: stucchi, mosaici, maioliche, sculture.
L’edificio cominciò con l’occupazione delle truppe angloamericane -Giovanni Torlonia era morto qualche anno prima. Inoltre, subì un disastroso incendio nel 1991. Un grande restauro infatti iniziò nel 1992 e terminò nel 1997.
Casino Nobile
L’attuale Casino nobile fu uno dei progetti di Valadier. L’architetto partì da una precedente struttura e vi aggiunse porticati, avancorpi e terrazze. Il nucleo centrale è la sala da ballo, anche conosciuta come “Salle à manger” illuminata da un’unica grande finestra semicircolare la cui luce si rifletteva sulle altre pareti della sala rivestite di specchi.
Il salone era decorato con stucchi, dipinti e bassorilievi di Antonio Canova, una parte del quale è oggi esposta nella stanza a “Bercerau”. Nel 1832 su iniziativa di Alessandro Torlonia e supervisione il Casino si fece ancor più lussuoso. Vi fu aggiunto quindi un pronao con loggia monumentale sovrastante chiusa da un frontone. Anche gli spazi interni furono ulteriormente arricchiti e decorati. Il seminterrato collega ancora oggi il Casino Nobile con il Casino dei Principi, oltre che il bunker voluto da Mussolini. Il piano seminterrato conduce inoltre in una sala che doveva essere una finzione di Tomba Etrusca.
Il Casino Nobile ospita un piccolo museo che raccoglie la collezione statuaria della famiglia Torlonia, oltre a ritrovamenti. Le opere sono in gran parte dell’artista Bartolomeo Cavaceppi. I ritrovamenti sono invece arredi della villa. Ma soprattutto i risultati di un ritrovamento del 1997 di tre rilievi in gesso di Antonio Canova, che si ritenevano perduti. Fa parte del museo anche la ricostruzione della camera di Giovanni Torlonia, con i mobili usati da Mussolini.
Il Casino dei principi e la Serra Moresca
Quello che oggi vediamo del Casino dei Principi è opera di Giovan Battista Caretti. Il nucleo iniziale era un modesto edificio che subì già un intervento per mano di Valadier, compresa la planimetria simile a quella attuale. L’edificio serviva ad Alessandro Torlonia ad ospitare feste ed altri eventi mondani.
Dalle porta-finestre del piano nobile si aveva una bellissima vista sulla Villa e sul sottostante anfiteatro, abbattuto per fare spazio agli ampliamenti di via Nomentana.
I due portali in marmo e le colonne sono originali, così come i mosaici pavimentali degli interni.
La Grotta, la Serra e la Torre Moresca progettate da Giuseppe Jappelli devono considerarsi come elementi che si relazionano l’uno all’altro. Pare che la Serra Moresca sia ispirata all’Alhambra di Granada, ed appare oggi come appariva agli ospiti del principe. L’allestimento attuale mette in risalto le caratteristiche architettoniche originarie della serra. La struttura è in peperino, ghisa e vetrate policrome. Si prosegue attraverso la Grotta artificiale pensata come il luogo della Ninfa (Nymphae Loci), con cascatelle e laghetti dove potete ammirare ninfee e fiori di loto.
Allora, conoscevate Villa Torlonia? L’avete mai visitata? Se sì, quale dei suoi edifici vi ha colpito di più? Fatecelo sapere nei commenti!
Articolo di Samantha Musolino
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