
Sulle alture dell’Appennino reggiano sorge Villa Minozzo, un borgo famoso nella penisola e nel mondo per il Parco Nazionale, il Museo Maggio drammatico e i rifugi. Un luogo ideale per gli amanti dello sport, della natura, della gastronomia e dei prodotti tradizionali locali.
Da menzionare anche la cucina tipica territoriale. Tra le eccellenze, la cucina vanta i tortelli di patate o erbette, i cappelletti, gli gnocchi fritti accompagnati da formaggi e salumi. Seguono l’erbazzone, la cacciagione, i funghi porcini, le castagne ed il Parmigiano Reggiano.
Ad alta quota, il borgo dista quasi 70 chilometri da Reggio Emilia e per giungere nelle molteplici frazioni più in cima della catena montuosa, la percorrenza diviene più prolungata.
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Dintorni di Villa Minozzo
Minozzo si colloca sulle rocce metamorfiche, ovvero rupi dalle proprietà mineralogiche che ne conferiscono il colore verde. La storica roccaforte del paese viene innalzata nel Medioevo. A pochi passi è situata la Pieve di Santa Maria Assunta, nata nel ‘600 in una splendida posizione panoramica della val Secchia.
A Monteorsaro e Cevarolo si trovano costruzioni antiche che risalgono a differenti epoche, che vanno dal Quattrocento al Seicento ma anche all’Ottocento. Civago, collocato in alto alla Valle del Dolo, rappresenta l’ultimo borgo abitato. Da qui i visitatori possono addentrarsi nelle meraviglie naturalistiche di boschi e praterie dell’alto Appennino tosco emiliano, ambita destinazione turistica per le vacanze estive. Anche gli appassionati di sport hanno l’occasione di mettersi alla prova con delle escursioni, fino a pervenire alla cima della catena montuosa reggiana.
Febbio, ultimo borgo in Val d’Asta si presenta sulla parte piana del monte Cusna, meta che attira folle di turisti nella stagione invernale per lo sci alpino ed in estate per i percorsi a piedi, in mountain bike ed a cavallo.
Il giro dei rifugi nel Parco Nazionale
Noto come il “giro dei rifugi”, si tratta di un percorso cross country non troppo difficoltoso, attuabile per conto proprio oppure con l’accompagnamento di una guida autorizzata. Nei dintorni, i turisti possono percorrere anche l’itinerario Matilde a Canossa per un tour nelle terre incantevoli della famosa contessa. In viaggio per i rifugi, tenendo conto della propria forma fisica si incontrano salite e discese in cui cimentarsi, per entrare in uno scenario naturalistico unico.
I viaggiatori hanno modo di scoprire ben tre rifugi nelle bellezze del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. La cima dell’Appennino reggiano raggiunge circa i 2000 metri di quota ed il Parco Nazionale ospita gran parte della biodiversità italiana, in un clima sia europeo che mediterraneo.
L’itinerario inizia da Civago verso il Rifugio Battisti, dove la strada forestale conduce al Passo di Lama Lite fino al suddetto rifugio. Dal Passo verso Civago si segue per il sentiero CAI 631 ed il Passo Diacciarini, fino alla foresta dell’Abetina Reale. Al Rifugio Segheria dal ponte si sale per la strada forestale, fino al Passo del Giovarello, dovei turisti vengono accolti dal suggestivo panorama in cima alle Alpi Apuane, in cui il percorso inizia ad essere in discesa. Il tragitto appare un po’ dissestato ma percorribile e si arriva al Rifugio La Maccarie, poi da un bosco si ritorna a Civago. In questo tratto le vie ghiaiose non presentano difficoltà di percorrenza. Infine, dal sentiero per Ponte Dolo bisogna attraversare il ponte e seguire verso il centro di Civago.
Villa Minozzo, Chiesa di San Prospero e Pieve di Santa Maria Assunta
A metà del 1400 fino al 1462, la Chiesa di San Prospero a Costabona diviene parrocchia, che aggregata a Secchio Sotto per quasi due secoli, poi diviene autonoma. In seguito, la struttura viene restaurata ed agli inizi del ‘700 appare rinnovata con una navata e due altari. Distrutta e nuovamente edificata verso la fine del 1800 e consacrata nel 1881. Oggi sfoggia uno stile moderno con tre altari.
La Pieve di Santa Maria Assunta a Minozzo è una chiesa primitiva e l’odierna costruzione risale al 1612, periodo in cui venne edificata ed ingrandita nei secoli successivi. L’edificio più remoto è crollato a causa del terreno cedevole e secondo alcuni studi la struttura antica è probabile che si trovasse dove sorgeva la Rocca di Minozzo. Nel ‘900 la chiesa viene arricchita da numerosi dipinti e sculture della Madonna. La torre campanaria risale invece al 1850 e comprende un battistero ricostruito agli inizi del 2000.
La Rocca e il Borgo antico di Villa Minozzo
Innalzata nel Medioevo, si mostrava circondata da una cinta muraria doppia e da una torre difensiva. La Rocca di Minozzo era allineata con le altre fortezze del comprensorio, ovvero Carpineti e Bismantova. I terremoti di inizio ‘800 e ‘900 infierirono gravi danni strutturali alla torre, già in stato precario con le mura. Gli scavi hanno rinvenuto ritrovamenti di ceramiche che testimoniano la vita dei nobili Estensi, con la storia e le usanze dell’epoca.
Mentre del Castello di Sologno rimangono solo alcune mura nel centro del paese ed il borgo nell’antichità era una villa del Castello di Piolo. Custodisce un tunnel con un passaggio traversale, che conduce nella parte della fortezza strutturata da componenti architettonici del XVII secolo. Nel borgo si nota una grande corte dell’800 con degli edifici tutt’oggi ben conservati e la parte dell’abitato presenta una torre del ‘600.
Villa Minozzo, le Fonti di Poiano
Rientrano tra i patrimoni di grande eccellenza naturalistica dell’Appennino reggiano, provengono dal fiume Secchia ed i monti da cui scorrono risalgono a quasi 200 milioni di anni fa. Dal luogo delle monumentali pareti dei Gessi triassici, ecco le acque salate di origine glaciale. I movimenti sismici di milioni di anni fa hanno causato la risalita del fondale marino e dato vita alle sommità montuose, oggi note come “gessi triassici”. Si tratta della risorgente carsica più estesa dell’Emilia-Romagna e si ricorda anche quella di Campegine.
A differenza di tutte le altre risorgive, le Fonti di Poiano mostrano un contenuto di cloruro di sodio e sono soggette a delle evoluzioni nel tempo. Nelle rocce di queste montagne sono contenute anche altre sostanze gassose, come lo zolfo ed il quarzo nero. Famose anche per le proprietà termali delle acque, per cui è stata costruita una struttura a due vasche di differente temperatura. Le Fonti di Poiano appaiono alla vista dei visitatori come ruscelli e piccoli laghi, degli specchi d’acqua da cui i turisti si rinfrescano d’estate.
Vuoi visitare Villa Minozzo per scoprire le sue meraviglie naturalistiche, praticare lo sci di fondo e degustare la cucina locale? Faccelo sapere, scrivi nei commenti!
Articolo di Elena Canini
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