
Travo si trova in Emilia-Romagna, nella provincia piacentina. All’interno della Val Trebbia, il borgo sorge lungo gli argini del fiume omonimo. In questo suggestivo luogo i turisti possono ammirare e scoprire il territorio montano che unisce le città confinanti di Pavia, Piacenza, Alessandria e Genova. Questa meta turistica attira i visitatori soprattutto nella stagione estiva per percorrere il famoso “sentiero degli Dei”, secondo la cui leggenda antica conduce in direzione del tempio di Minerva. Oltre alla suggestiva storia, Travo vanta le tradizioni ed i monumenti sacri come la Chiesa di S. Antonino Martire e di Santa Maria e le roccaforti di Anguissola, Statto e Scrivellano.
Nelle vicinanze si trova la “Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini” in cui degustare i prodotti tipici locali con i marchi DOC, DOP e IGP. Inoltre, il borgo offre agli appassionati di sport l’occasione di praticare attività all’aria aperta come calcio, tennis, nuoto e trekking. Qui la zona si contraddistingue per le vallate, tra le più note di cui la Pietra Perduca e la Pietra Parcellara, la prima di 859 metri e la seconda di 836, ricche entrambe di pietre note come “le rocce del Diavolo”.
I dintorni di Travo: Pietra Perduca e Pietra Parcellara
I due rilievi Pietra Parcellara e Pietra Perduca sono delle attrazioni turistiche affascinanti in un territorio ricco di natura e mistero. Queste caratteristiche tipologie di rocce presentano l’erosione dovuta al terreno argilloso, appunto tipico delle colline piacentine. Si chiamano ofioliti e sono il risultato dei movimenti avvenuti nel corso del tempo della crosta terrestre. Nella Val Trebbia già in epoca preistorica vi furono i primi insediamenti di popoli celti e secondo alcuni studi è emerso che risultano testimonianze su tracce di culti antichi.
La Pietra Parcellara è una montagna dell’area di Bobbio e la cima regala una vista panoramica incantevole, da cui ammirare le valli Trebbia, Bobbiano, Luretta e il Monte Penice. Mentre la Pietra Perduca è sempre una rupe ofiolitica che comprende zone collinari e nell’antichità era un luogo religioso, oggi ne rimane un oratorio dedicato a Sant’Anna. Entrambe le montagne sono aree ideali per praticare trekking, attraverso molteplici itinerari.
Da notare che sopra la chiesetta della Perduca, scavate nella roccia, si trovano delle vasche rettangolari che ospitano dei piccoli tritoni. Si tratta di un fenomeno unico che non si è mai visto altrove, e ancora oggi non è ancora chiaro il loro scopo. Inutile dire che i tritoni, insieme alla vista spettacolare, rappresentano la principale attrazione di questo luogo.
Come raggiungere la Pietra Perduca e Parcellara
Travo si trova a circa 30 km dall’uscita Piacenza Sud sull’A1. Per raggiungerla in auto potete prendere la statale SS45 in direzione est verso Bobbio. Superato il paese di Rivergaro, seguite le indicazioni per Travo e a Casino Agnelli prendete la strada sulla destra. Arrivati a Travo, potete proseguire il percorso a piedi imboccando il sentiero CAI 185.
La Pietra Perduca può essere anche raggiunta in auto. Il percorso totale da Piacenza è di circa 35 km e richiede circa 40 minuti. Da Travo basterà proseguire dritto al primo incrocio con la strada per Statto e continuare verso Bobbiano fino alla chiesa. Proseguire poi per altri 4 km sulla strada provinciale, fino al segnale stradale “Pietra Perduca”.
Cosa vedere a Travo: le chiese di S. Antonino Martire e Santa Maria
La pieve di S. Antonino Martire nacque tra l’XI ed il XII secolo in onore di Sant’Antonino e la struttura attuale è completamente ristrutturata. Nell’antichità era una plebana molto estesa in Val Trebbia e le testimonianze sull’aspetto strutturale della chiesa, giunsero dai visitatori pastorali intorno al XVI secolo. Davanti alla pieve si trovava un campo santo, l’ingresso si mostrava con una porta sull’area laterale. A fine Cinquecento la parte centrale comprendeva una soffittatura con delle tavole. Nel 1613 il Vescovo Rangoni visitò la struttura religiosa e decise l’apertura del portone presso il battistero.
A metà ‘600 la chiesa fu in pessime condizioni e solo con don Andrea Moraggia la struttura fu ricostruita, ma in seguito subì la demolizione con riedificazione della torre. Nel XX secolo Paolo Perotti ricostruì il presbiterio e Vittorio Pittaco decorò la parte interna, dove il soffitto ottenne le dovute sistemazioni. La Chiesa di Santa Maria a Travo sorse nel IV secolo, sopra i resti di un santuario pagano e fu innalzata con dei materiali del tempio della dea Minerva. Attualmente conserva l’impronta medievale, anche se la struttura è in mattoni a vista e fu costruita in memoria di Sant’Andrea, con il campanile del XII secolo.
Il Castello di Anguissola e il Parco Archeologico
Il Castello di Anguissola, noto anche come Castello di Travo, rimane nel borgo sulla parte sinistra del fiume Trebbia e si posiziona nella Piazza Trento accanto alle strutture medievali. Il maniero sorse nel XII secolo, periodo in cui le terre feudali erano in proprietà al casato dei Malaspina. Poco dopo i proprietari divennero gli Anguissola, che decisero di trasformare il complesso in dimora e negli anni Ottanta circa, il castello fu donato al Comune di Travo. Oggi dell’intera struttura ne resta solo una parte: la torre campanaria dalla forma circolare e quella quadrata che primeggia sulla piazza in vista del paese. Proprio questa torre serviva in epoca antica per accedere nel borgo, che tutt’oggi mostra un ottimo stato di conservazione. A fine 1900 gran parte del castello che rimane è sede del Museo Civico Archeologico, con la storia del periodo che va dal Paleolitico agli inizi del Medioevo.
I reperti più remoti provengono dagli scavi del Parco Archeologico di Sant’Andrea, nelle vicinanze di Travo. Mentre i ritrovamenti romani derivano dal tempio di Minerva Medica, dove vi sono delle epigrafi, alcune si trovano nei musei di Palazzo Farnese nella città capoluogo di Piacenza. Il Villaggio Neolitico di Travo resta nel circondariato del fiume Trebbia ed è uno dei luoghi risalenti al periodo del Neolitico, in cui hanno vissuto delle popolazioni, di fatto un museo all’aperto realizzato nel 2006. Le parti abitative si mostrano ben conservate e scoperte grazie agli scavi iniziati nel 1995 e conclusi di recente. Dal 2010 il Parco Archeologico Villaggio Neolitico del borgo mostra delle capanne, che conservano vari oggetti di legno, pietra e ceramica, tra cui anche diversi strumenti.
Travo, i castelli di Statto e Scrivellano
Ecco un’altra fortezza a Travo, appunto il Castello di Statto che Ottone Codognelli ricevette in dono, per conto di Casellaschi nel 1296. Situato al di sopra di un dosso del fiume Trebbia, servì in epoca medievale per difesa militare. Il casato Anguissola pensò a ristrutturare e mettere in sicurezza la roccaforte e la adibì come dimora per la stagione estiva. La struttura presenta una forma rettangolare con una corte interna e quattro campanili a cilindro. All’interno le ampie stanze sono ricoperte di opere pittoriche e la cappella contenuta dentro ad una torre.
A pochi chilometri da Travo, si trova il Castello di Scrivellano, noto per la storia che narra della sua distruzione per mano delle forze guelfe nel 1234 circa. E in seguito Francesco Scotti s’impadronì della roccaforte per volere del padre, fino a quando passò in proprietà alla famiglia dei Romani. Nella seconda metà del Novecento, il castello subì varie trasformazioni e sistemazioni ed è un complesso di dimore private, oggi rimane ben poco dell’impronta medievale ed originaria che aveva.
Vorresti visitare Travo e ammirarne i panorami, oppure praticare trekking nelle vallate della Val Trebbia? Faccelo sapere, scrivi nei commenti!
Articolo di Elena Canini
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