Sant’Agnese in Agone, dal martirio alla glorificazione
La chiesa di Sant’Agnese in Agone è l’edificio che più di tutti ammalia in Piazza Navona. Questo luogo una volta era conosciuto come l’antico Stadio di Domiziano. Si dice che la struttura venne edificata dove la giovane Cristina Agnese subì il martirio. Secondo la tradizione la bambina venne esposta nuda alla gogna. Per coprire la sua figura i suoi capelli si allungarono miracolosamente, fino a vestirla del tutto. Papa Innocenzo X ordina la ricostruzione della chiesa nel 1652, affidando l’incarico a Girolamo. In seguito il compito passa fra mani di Rainaldi e del Borromini nel 1653. Gli interventi degli architetti successivi non hanno rispettato i progetti del Borromini. La chiesa di Sant’Agnese in questo modo risulta una notevole unione di approcci artistici molto diversi fra loro.
Le origini e l’ambizione di Innocenzo X
Il complesso urbanistico di Piazza Navona rientra nella corrente barocca di Roma, ma la sua forma deriva dall’antica arena dello stadio di Domiziano. Lo stadio è considerato uno degli edifici più importanti del suo tempo. Con la decadenza della città nel V secolo, probabilmente anche lo stadio non venne più utilizzato. Dalle macerie dell’edificio nascono la chiesa di Santa Caterina e l’Oratorio di Sant’Agnese. Nel 1119 Papa Callisto II trasforma l’Oratorio in una chiesa a tre navate con portico. L’abside della costruzione si affaccia verso il “Campus Agonis”, l’area di gara dello stadio. Nel corso del Medioevo il campo ospita giostre, corse e tornei cavallereschi. Nel 1651 Giovanni Battista Pamphilj, conosciuto come papa Innocenzo X, inizia la costruzione del palazzo di famiglia. In seguito il papa adorna la piazza con la “Fontana dei quattro fiumi” del Bernini e inizia la costruzione di una nuova chiesa. La costruzione dell’edificio contiguo a palazzo Pamphilj avviene in luogo all’antica Chiesa di Sant’Agnese. L’incarico prima affidato a Girolamo Rainaldi passa a Francesco Borromini a lavori già avanzati. Il progetto prevedeva l’eliminazione del portico e la costruzione di una cupola sorretta da un alto tamburo.
L’aspetto definitivo della chiesa
Alla morte di Innocenzo X il suo successore, Alessandro VII, costituisce una commissione per indagare eventuali errori del Borromini. Questo gesto rende difficili i rapporti fra il papa e l’architetto, portando quest’ultimo ad abbandonare i lavori. Per l’ultimazione dei lavori il cantiere viene affidato ad un collegio di sei architetti. Nel 1667 Gian Lorenzo Bernini completa i lavori di finitura generale degli interni. Nel 1672 Carlo Rainaldi, figlio di Girolamo, assume l’incarico di ultimare la chiesa. Le modifiche di Rainaldi rivedono completamente il progetto del Borromini, annullando di fatto la creatività della sua operazione. La Chiesa di Sant’Agnese in Agone si presenta piuttosto degradata nel corso del XIX secolo. Durante i restauri del 1852, si realizzano otto grandi finestre in ferro e una lunga cancellata. Nel 1992 la famiglia Pamphilj dona la chiesa alla Diocesi di Roma.
La chiesa di Sant’Agnese in Agone
La facciata della chiesa è considerata come uno dei capolavori di Francesco Borromini. Essa si presenta con un solo ordine segnato da coppie di pilastri e colonne che seguono il movimento ellittico della piazza. Concava nella parte inferiore, si apre, su un corpo sporgente coronato da un timpano triangolare, il portale centrale. Due campanili gemelli e la cupola posta in facciata sormontano l’attico. La pianta della chiesa è a croce greca e al centro un ottagono che sugli assi principali presenta l’ingresso, l’abside e le cappelle laterali. Nelle diagonali si aprono quattro nicchie con i rispettivi altari dai preziosi paliotti e rilievi marmorei. La cupola sorretta da otto colonne di marmo rosso presenta decorazioni con dipinti di Ciro Ferri e Giovan Battista Gaulli. La Cappella di Sant’Agnese si trova nel braccio settentrionale e all’altare è collocata la statua di Sant’Agnese tra le fiamme. Il rilievo con Sacra Famiglia si trova in una mostra d’altare, all’altare maggiore. Essa è costituita da quattro colonne di verde antico di epoca romana sulle quali poggia un timpano sovrastato da angeli. Sulla contro-facciata sopra il portale d’ingresso si può ammirare il monumento funebre di papa Innocenzo X.
Le cappelle
In seguito alla modifica del progetto del Borromini, si decide di dedicare a Sant’Agnese non più l’altare maggiore, ma una cappella più vicina al luogo del martirio. Ferrata scolpisce una statua della santa da un’impostazione di un disegno del Bernini. Splendidi stucchi decorano la cappella. Una coppia di medaglioni ovali in alabastro raffiguranti profili di papi e santi arricchiscono i lati della cappella. Nella cappella di San Filippo Neri, Allegrini raffigura nella volta un affresco con la vergine che accoglie in cielo San Filippo. All’interno di un tabernacolo che ricorda un piccolo tempio, è custodito il teschio di Sant’Agnese. Nel corridoio che porta alla cappella si trova anche l’accesso alla cripta monumentale con le tombe dei Pamphilj. Santa Francesca Romana è la fondatrice della Congregazione delle Oblate di Maria e protettrice di Roma insieme a San Pietro. Sull’altare della cappella a lei dedicata si trova una pala marmorea con la santa che, insieme ad un angelo, mostra il libro della Regola. Nella volta un affresco di Francesco Cozza, mostra la santa assunta in cielo e accolta dalla trinità. La cappella di San Sebastiano è simmetrica a quella di Sant’Agnese ed ha un’impostazione identica. La statua del santo ad opera di Pietro Campi è realizzata secondo l’immagine iconografica classica.
La raffigurazione di Sant’Agnese
Osservando le storie di pietra scolpite da Raggi e dal Ferrata si può notare che accanto a Sant’Agnese è spesso raffigurato un agnello. L’animale simboleggia la purezza, la perseveranza e l’umiltà. Quando la santa era appena dodicenne, era in corso una persecuzione contro i cristiani. Molti credenti decisero di abbandonare la fede e Agnese che voleva offrire la sua verginità a Dio, venne denunciata dal prefetto di Roma. La ragazza fu esposta nuda al circo Agonale, nei pressi dell’attuale Piazza Navona. Miracolosamente i suoi capelli presero vita e iniziarono a proteggerla dalla violenza di chi voleva ucciderla. Un uomo morì ancora prima di poterla sfiorare. Sant’Agnese muore per un colpo di spada alla gola, nello stesso modo in cui si uccidevano gli agnelli. Come in altri edifici di Roma, i monumenti e l’arte della città possono rievocare episodi tristi. Oggi questi luoghi sono teatro di fantastiche passeggiate e giornate indimenticabili. Una genesi turbolenta non deve impedire di visitare Sant’Agnese in Agone, una delle chiese più belle d’Italia.
E voi avete mai visitato Piazza Navona? Siete mai stati alla chiesa di Sant’Agnese in Agone? Fatecelo sapere nei commenti!
Articolo di Daniele Barbisoni
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