Palazzo Chiablese: il tesoro delle Residenze Reali di Torino - Oj Eventi

Palazzo Chiablese: il tesoro delle Residenze Reali di Torino

Palazzo Chiablese

 

Palazzo Chiablese è noto soprattutto per le sale omonime, le quali ospitano mostre di spicco nel circuito dei Musei Reali di Torino. È situato nel cuore della città: a ridosso del duomo, affaccia, da un lato, su piazza San Giovanni, dall’altro, sulla Piazzetta Reale. Tuttavia, tra le residenze sabaude è forse la meno conosciuta ed esplorata dai torinesi. Il motivo? Prima dei recenti restauri il palazzo è stato perlopiù utilizzato come sede degli uffici della Soprintendenza. Ma la sua facciata dall’architettura austera nasconde tesori che poco hanno da invidiare al contiguo Palazzo Reale.

 

Le origini Reali e i primi restauri

Palazzo Chiablese fu eretto alla fine del XVI secolo, fondendo probabilmente edifici medievali preesistenti. La sua storia è legata a doppio filo a quella della Casa Reale dei Savoia. Il duca Emanuele Filiberto ne commissionò il disegno ad Ascanio Vittozzi, con lo scopo di rinnovare la piazza principale della capitale del ducato, inserendo il palazzo nella rosa degli edifici che costituiscono la cosiddetta “zona di comando”.

A questi primi lavori seguirono diversi interventi architettonici. Il più importante fu quello del 1753, affidato a Benedetto Alfieri da Carlo Emanuele III, che volle destinare il palazzo al figlio Benedetto Maurizio, duca del Chiablese. L’Alfieri diede al palazzo l’attuale unità architettonica, il cui fulcro è l’imponente scalone in marmo che conduce al piano nobile, con i suoi eleganti arredi e gli stucchi realizzati dal Sanbartolomeo.

Nel corso dei secoli, passando per l’occupazione francese e il ritorno della monarchia, numerosi personaggi illustri abitarono il palazzo, tra questi Paolina Bonaparte con il marito Camillo Borghese, e re Carlo Felice, che preferì le sale del Chiablese a quelle di Palazzo Reale. Per ultima, ma non meno importante, Margherita: prima regina d’Italia che vi nacque nel 1851.

 

Dai bombardamenti alla Soprintendenza e i Musei Reali

Nel Novecento, a segnare le sorti di Palazzo Chiablese fu il bombardamento con cui la Royal Air Force britannica illuminò tragicamente le notti torinesi tra il 1942 e il 1943. Bombe di grosso calibro danneggiarono notevolmente il tetto dell’edificio e i solai del piano nobile. Numerosi arredi andarono distrutti assieme alle boiseries e agli stucchi. Tra gli oggetti salvatisi figurava però la famosa scrivania a doppio corpo realizzata dal “primo ebanista del re” Pietro Piffetti. Il prezioso arredo, disperso nel dopoguerra, è stato poi recuperato nel 2019 dagli agenti del nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino.

Dalla seconda metà del secolo scorso il palazzo fa parte del patrimonio culturale torinese. Dal 1958 al 1985 fu sede del Museo Nazionale del Cinema di Torino, situato oggi presso la Mole Antonelliana, mentre nel 1997 venne iscritto nel Patrimonio UNESCO come edificio facente parte del sito seriale delle Residenze Sabaude.

Oggi, vi ha invece sede la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino, mentre le Sale Chiablese ospitano al piano terreno importanti esposizioni entro il complesso dei Musei Reali. Tuttavia, fino a poco tempo, soltanto un’esigua area del palazzo era aperta al pubblico. Il recente cambio di passo è merito di un fondamentale ciclo di restauri.

 

I restauri del piano nobile e il nuovo percorso di visite

Dal 2007 si sono susseguite numerose campagne di restauro, ma la più recente ha permesso di rendere finalmente Palazzo Chiablese un museo aperto al pubblico. Tra il 2019 e il 2020, in seguito al ritrovamento della scrivania del Piffetti, il Centro di Conservazione e Restauro di Venaria ha ridato vita al piano nobile. Riportando in auge gli stucchi, le specchiere, le cornici e le boiseries, aprendo un percorso alla scoperta degli appartamenti del Duca del Chiablese.

La galleria alfieriana, adibita a metà Ottocento a camera da letto della Duchessa di Genova è tornata così ad ospitare il capolavoro del Piffetti, con i suoi intarsi in avorio e madreperla. Nella stanza si è ridata leggibilità alle decorazioni a rilievo in stucco dorato, adorne di putti e fogliami. Oggi è possibile ammirare nuovamente la decorazione floreale attribuita a Michele Antonio Rapous. Con l’aiuto della Fondazione Compagnia di San Paolo, le operazioni di restauro sono poi proseguite in altre due sale. Ovvero la camera da letto e la stanza di udienza del Duca del Chiablese.

Se un tempo il visitatore poteva comunque esplorare alcune aree come la galleria del Cignaroli, oggi grazie a questi interventi è possibile avere invece accesso al cuore del palazzo. Le visite avvengono solo su prenotazione nei giorni feriali, al mattino dalle 9.00 alle 12.30 e nel pomeriggio dalle 14.30 alle 17.00. Se siete liberi soltanto al weekend, potrete vivere comunque un’esperienza artistica davvero degna di nota, acquistando un biglietto per godere delle esposizioni alle Sale Chiablese.

 

Le mostre alle Sale Chiablese

Con le loro pareti spoglie le Sale Chiablese si pongono in netto contrasto architettonico con il piano nobile del palazzo. Tuttavia, queste mura disadorne, destinate storicamente ad aree di servizio, ospitano mostre temporanee, fiore all’occhiello del circuito dei Musei Reali di Torino. Le esposizioni sono abitualmente dedicate a grandi artisti internazionali. Permettono ai visitatori di compiere un itinerario nella storia dell’arte che va dall’età classica al Novecento, arrivando ai maestri contemporanei. Recentemente hanno ospitato retrospettive su Frank Horvat, Armando Testa e Mirò. Altro successo è la mostra fotografica Capa in Color, in cui vengono per la prima volta presentati in Italia gli scatti a colori con cui Robert Capa ha immortalato la società del secondo dopoguerra. Il visitatore osserverà un mondo abitualmente concepito in bianco e nero, in un viaggio a colori tra Stati Uniti, Europa, Unione Sovietica e Asia.

 

Conoscevi già Palazzo Chiablese? Racconta la tua esperienza nei commenti.

Articolo di Simone Kaev

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