
La frazione di Trieste di cui oggi parleremo è Opicina, nella regione del Friuli Venezia Giulia. Insieme a Banne, Basovizza, Gropada, Padriciano e Trebiciano, appartiene alla II Circoscrizione di Trieste, detta anche Altipiano Est. Si tratta della circoscrizione più estesa di Trieste, che ne conta 7.
Il borgo è collocato sull’altopiano calcareo del Carso e possiede quasi 8.000 abitanti. A pochi chilometri si trova il confine con la Repubblica di Slovenia. Non a caso tale nazione ha influenzato il paesino e il territorio limitrofo, a esempio dal punto di vista linguistico. La stessa denominazione è di origine slovena, e per molti significherebbe presso il dirupo.
Lo sfregio della seconda guerra
Gli slavi cominciarono a emigrare a Trieste e nei territori vicini già al tempo di Carlo Magno, come risulta dal Placito del Risano. Oggi gli sloveni in Italia sono circa 50.000 e risiedono principalmente in Friuli Venezia Giulia, soprattutto in provincia di Trieste. La lingua slovena si riscontra maggiormente nei comuni di Monrupino e San Dorligo della Valle. Il legame fra triestini e la minoranza slovena è forte. A Trieste si trova l’unico teatro italiano di lingua non italiana: l’ente culturale di maggior rilievo della minoranza slovena in Italia. Recentemente, la lingua slovena è entrata nelle classi scolastiche. A Opicina vi è anche una scuola secondaria di primo grado che prende il nome da un’icona della Slovenia, il poeta e critico letterario Srecko Kosovel. Tra l’altro al borgo soggiornò e lavorò a lungo lo scrittore di origine slovena Alojz Rebula. All’inizio del 1900 quasi il 90% della popolazione della frazione parlava sloveno, e il numero degli sloveni ammontava letteralmente alla metà degli abitanti.
Due episodi della seconda guerra mondiale segnarono il paese. L’eccidio dell’aprile del 1944, al tempo della Zona d’operazioni del Litorale adriatico. Le autorità tedesche, per vendicare l’esplosione di una bomba in un cinema del borgo che aveva ucciso 7 nazisti, fucilarono 71 civili, tra cui 16 partigiani. 10 uomini per ogni nazista ucciso.
Poco tempo dopo all’interno del paesino, di casa in casa, si svolse tra l’aprile e il maggio del 1945 l’ultima più importante battaglia della seconda guerra mondiale. Vide contrapporsi le truppe dell’Esercito popolare di librazione della Jugoslavia e la Wehrmacht tedesca. L’esito vide vincitore il primo, che si liberò di una cinquantina di caduti nazisti gettandoli nella foiba di Monrupino, una tipica cavità carsica del territorio.
Circuiti e binari
Vi sono tanti eventi a Trieste a cui prendere parte. Sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire l’occasione di visitare uno dei suoi quartieri più suggestivi. Dal 1982 è organizzata la manifestazione Trieste Opicina Historic, una mostra di auto d’epoca. È nata per ricordare una storica cronoscalata del luogo. Una competizione agonistica di automobilismo che si tenne dal 1911 al 1971, con una ripartizione dedicata al motociclismo. La pista partiva da Trieste e terminava al borgo. I primi partecipanti erano nomi dell’aristocrazia e dell’industria triestina, con un cospicuo montepremi. Dopo la Grande guerra furono per lo più personaggi della borghesia e piloti professionisti. A esempio uno dei massimi piloti della storia dell’automobilismo, Tazio Nuvolari, che vinse l’edizione del 1930. In altre parole la prima vittoria in assoluto ottenuta dalla Scuderia Ferrari, quantunque il suo nome sia legato a Maranello. Si può dire che la gara visse il miglior periodo negli anni Cinquanta, grazie a un considerevole aumento dei partecipanti, soprattutto di specialisti di cronoscalata. Tuttavia, dopo un susseguirsi di interruzioni negli anni, ora a causa delle guerre ora per problemi organizzativi, l’evento venne infine definitivamente cancellato.
Un’altra attrazione è senza dubbio il Tram de Opcina. Una linea tranviaria urbana inaugurata nel 1902. È l’ultima linea rimasta in uso della rete tranviaria di Trieste, aperta nel 1876 e chiusa nel 1970. Possiede un sistema a cremagliera, ideato dall’inventore Emil Strub, e si sviluppa per 5 chilometri interamente nel territorio comunale. La sua particolarità, unica in tutta Europa, consiste nell’avere una tratta a funicolare, almeno 800 metri. Vi invitiamo calorosamente a farvi un giretto perché il percorso regala un magnifico colpo d’occhio sull’incantevole località. Se poi capitate da queste parti in febbraio o marzo non perdetevi il Carnevale Carsico!
Opere e natura da vivere ad Opicina
Innanzitutto l’obelisco del paesino merita di essere contemplato. Lo progettò Biagio Valle nel 1834, e lo dedicò a Francesco I. Svetta su una sommità che regala forse il miglior panorama di Trieste. Non lontano ha inizio la strada Napoleonica, detta ufficialmente Strada Vicentina. È lunga 4 chilometri. Percorrendola si potrà godere della vista di uno splendido scenario sulla città di Trieste. Lungo la strada sono presenti anche pareti verticali dove i rocciatori fanno scuola di arrampicata. Un rivenditore in zona mette a disposizione il noleggio di articoli e abbigliamento sportivi. Non sarebbe piacevole prendere a nolo una mountain bike e pedalare con la famiglia alla scoperta delle magnificenze del Carso Triestino? Se si preferisce, anche accompagnati da una guida turistica. Non dimenticate che da queste parti Richard Francis Burton lavorò alla traduzione de Le mille e una notte. Come sosta gastronomica potreste poi optare per una osmizza, locali tipici del luogo.
Un bosco particolare costeggia la strada Napoleonica. Tecnicamente è artificiale, rientra infatti in un progetto di rimboschimento di pino nero, carpino nero, ciliegio canino, e così di seguito. È stato intitolato al naturalista Antonio Bertoloni. Non lontano sorge un altro bosco, il Burgstaller-Bidischini, intitolato a un deputato al Consiglio Imperiale d’Austria. Entrambi i boschi sono oggi in ottimo stato, e recentemente vi sono stati piantati il tiglio e il pino d’Aleppo.
Un luogo dove si vive un pezzo di storia è il bunker del paese. Vi sono diverse tipologie di ipogei in provincia di Trieste, risalenti al periodo bellico 1940-1945. A esempio gallerie di ricovero antiaereo per la popolazione civile, depositi di acqua per la protezione antincendio, e gallerie di ricovero militari come il Kleine Berlin di Trieste, o appunto il bunker di Opicina.
Luoghi di culto e di lezioni di vita
Su un’altura fa capolino il santuario mariano di Monte Grisa, composto da due chiese sovrapposte. Lo realizzò l’ingegnere Antonio Guacci nel 1965, su disegno del vescovo di Trieste e Capodistria Antonio Santin. Si trova a un’altitudine di 330 metri e i triestini lo chiamano Formaggino per via della sua caratteristica forma triangolare. Una sagoma che dovrebbe evocare la lettera M, cioè a simboleggiare la Vergine Maria, alla quale è infatti intitolata la struttura. Lo stile è in pieno brutalismo, sorto negli anni Cinquanta del XX secolo, noto per impiegare soprattutto cemento a vista. A Trieste non è insolito trovare questo stile architettonico, è stato utilizzato a esempio per il quartiere di Rozzol Melara. È possibile raggiungere il santuario da Venezia con l’autostrada A4, da Trieste attraverso il raccordo che circonda la città. In entrambi i casi va imboccata poi l’uscita “Prosecco”.
Altro luogo di culto interessante è la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, la parrocchiale del borgo. Risale al 1800, tempo in cui aumentò la popolazione e fu necessaria una chiesa più capiente. Fino ad allora vi era infatti unicamente una chiesetta di epoca medievale. Meritano una vista anche la chiesa Maria Regina del Mondo e la chiesa San Michele Arcangelo.
Oltre al bello e al dilettevole in Opicina vi sono luoghi di grande significato, come le foibe, cioè siti capaci di impartire un’importante lezione di vita. Presso il borgo si trova la foiba di Monrupino di cui abbiamo accennato precedentemente. Nel 1993, l’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, riconobbe la foiba come monumento nazionale. In essa non soltanto i corpi dei nazisti vennero gettati. Non bisogna dimenticare di visitare la cisterna romana, utilizzata non soltanto dalla grande civiltà dei Romani.
Vi è venuta voglia di visitare Opicina? Che aspettate! E successivamente non dimenticate di lasciare un commento con il feedback sulla vostra esperienza!
Articolo di Giuliano Monteneri

