Museo Lapidario Maffeiano di Verona: da sempre per il pubblico!
Hai mai sentito parlare del Museo Lapidario Maffeiano di Verona? Questo è una delle più antiche istituzioni pubbliche museali del mondo. Al suo interno sono conservate favolose lastre votive e miliari, frammenti di monumenti, sculture e cippi funerari. La maggior parte dei reperti sono di origine greca e romana ma è possibile osservare anche iscrizioni etrusche e paleovenete.
La storia
Fondato nel XVII° secolo dal marchese Scipione Maffei, il Museo Lapidario Maffeiano è oggi uno dei più antichi musei pubblici del globo.
Il museo prende il nome del suo fondatore, illustre personaggio di spicco dell’ambiente veronese.
Scipione Maffei infatti fu drammaturgo, storico, paleografo e diplomatista. Nel periodo in cui visse era comune per i personaggi di cultura come lui, frequentare il Teatro Filarmonico di Verona. Nel teatro si svolgevano periodicamente eventi, incontri e scambi di idee.
Scipione chiese il permesso di esporre la sua collezione di epigrafe nella parte posteriore del Teatro, in modo tale da poterle condividere con amici e appassionati. A seguito della richiesta le iscrizioni e gli altri reperti vennero tempestivamente installati nel cortile interno del Filarmonico e lungo i porticati che circondavano il perimetro dell’edificio. Qui alcuni oggetti della raccolta vennero appoggiati al muro, altri incastonati nella balaustra, in modo tale da permettere ai visitatori la visione di entrambe le facciate del reperto. L’allestimento fu organizzato e realizzato da Alessandro Pompei, architetto, scultore e pittore che godette della stima di tutto il mondo artistico della Verona dei suoi anni.
Poi Maffei continuò ad arricchire ogni anno la collezione, acquistando iscrizione e raccolte da privati. Le acquisizioni crebbero vertiginosamente, tanto che fu necessario ampliare la zona di esposizione, da cui nacque un vero e proprio museo.
Poi, verso la fine del 1900 furono necessari alcuni lavori di ristrutturazione che diedero al museo la sua attuale fisionomia. Infatti, grazie all’allestimento di Arrigo Rudi il museo fu ampliato da nuovi spazi. Oltre al cortile furono aggiunte sale d’esposizione nell’ala superiori dell’edificio, accessibili tramite una scalinata o un ascensore e venne reso percorribile il corridoio che attraversa i portoni della Bra, collegando il museo alla Gran Guardia.
Il Museo Lapidario Maffeiano fin dalla sua fondazione fu tappa imperdibile per centinaia di viaggiatori stranieri (tra cui il tedesco J.W. Goethe in visita per ben 2 volte) che giungevano in Italia per compiere il Grand Tour. Quest’ultimo era un viaggio di formazione, finalizzato alla conoscenza di arte e culture classiche.
La Biglietteria
All’ingresso del museo, situato in Piazza Bra n° 28, si trova la biglietteria. In questa sezione è esposto un dipinto firmato da Dionisio Nogari che ritrae il marchese Scipione Maffei, datato 1740 circa; un autoritratto di Alessandro Pompei risalente alla prima metà del 1700; un sarcofago romano del 2° secolo; tre lapidi sepolcrali ebraiche del XVII° secolo; un’epigrafe medievale e un frammento di iscrizione egizia.
Il primo impatto con il museo risulta molto suggestivo, l’ingresso dona una panoramica generale su quello che si potrà poi ammirare nelle diverse sezioni della mostra.
Infatti, la biglietteria si può considerare, per il patrimonio culturale che conserva, la prima sala del Museo Lapidario Maffeiano.
La Sala Greca
La sala greca è caratterizzata da una terrazza di grandi dimensioni, affacciata su piazza Bra e sull’Arena. Questa porzione di museo conserva reperti di elevatissimo interesse storico tra cui un frammento di scultura votiva, che apparteneva al santuario di Asclepio di Atene, l’iscrizione di Epikteta (una delle epigrafi greche a contenuto più lungo mai ritrovate) e una stele funeraria del I secolo dedicata a Gaio Silio Bathyllo.
Quest’ultima lapide è particolarmente famosa. Rappresenta un ragazzo affiancato dai suoi genitori ed un cane ai loro piedi. Sul pilastro scolpito alle loro spalle sono visibili due maschere, il che fa pensare che la famiglia fosse strettamente connessa con il teatro. Infatti la notorietà di questa stele funeraria deriva dal fatto che Goethe la ricordò nei suoi diari. Qui il poeta riporta la commozione che suscitarono in lui lo sguardo delle persone raffigurate.
La Sala Romana ed Etrusca
Questa zona del museo conserva reperti di età etrusca, veneta e romana.
Sono visionabili un consistente numero urne cinerarie risalenti al III° e II° secolo a.C. la cui origine è riconoscibile grazie all’impiego di diversi materiali nella loro produzione. Le urne in alabastro sono tipiche della zona di Volterra, quelle prodotte in travertino di Perugia e quelle in terracotta impressa a stampo sono riconducibili al comune di Chiusi in provincia di Siena. Sulle urne sono raffigurate diverse scene mitologiche, tra cui il rapimento di Elena e il combattimento tra Eteocle e Polinice, figli del re Edipo. Altre raffigurazioni hanno tema specificatamente funerario come per esempio il congedo del defunto da parte dei familiari, il banchetto funebre o il viaggio attraverso gli inferi.
Numerosi sono i manufatti ad opera degli antichi veneti, tra cui un ciottolo funerario con un’iscrizione che venne acquistato da Scipione Maffei convinto che testimoniasse la scrittura etrusca, non ancora conosciuta in quel periodo.
Anche la sezione romana si presenta ricca e variegata. Uno degli oggetti di punta dell’esposizione è un coperchio di un sarcofago del III° secolo che raffigura un bambino che dorme.
Il giardino
I lati d’ingresso del giardino sono ornati con alcune colonne miliare di cui, quelle a destra, provenienti dalla vicina via Postumia, celebre strada che in età romana collegava Genova ad Aquileia attraverso Verona. Nel porticato che formano queste antiche colonne, sono esposte diverse iscrizioni veronesi alcune particolarmente importanti per la storia antica di Verona. Una tra queste consiste infatti in un frammento con poche lettere, gli studiosi sostengono che con mola probabilità questo reperto faccia parte dell’iscrizione dedicatoria all’anfiteatro della città.
Il porticato di sinistra racchiude invece iscrizioni provenienti Brescia, Roma e dalla regione Venetia et Histria.
Il pronao
Le pareti nel pronao ospitano urne cinerarie etrusche, poste li dal marchese Maffei con scopo decorativo. Su queste urne si trovano scene che raffigurano la caccia di Menelao al cinghiale, alcuni volti di Medusa, il rapimento di Elena e il duello tra i figli di Edipo.
Al centro del pronao, sopra al portale è collocato il busto di Scipione Maffei databile 1728-1729, scolpito da Giuseppe Antonio Schiavi e commissionato dall’Accademia Filarmonica.
Trovi il Museo Lapidario Maffeiano interessante? Lo andrai a visitare? Faccelo sapere!
Articolo di Arianna Abbondanza
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