La Lanterna di Genova, il millenario “saluto” del porto - Oj Eventi

La Lanterna di Genova, il millenario “saluto” del porto

Lanterna di Genova

Lanterna di Genova

Lanterna di Genova

La Lanterna di Genova, nel corso dei suoi quasi 900 anni di esistenza, è stata ed è ancora molto più di un faro. Fu infatti torre fortificata e prigione, cannoniera e rifugio di nemici assedianti. Miracolosamente scampata ai bombardamenti che devastarono il porto durante la II Guerra Mondiale, resta da sempre simbolo della città, e oggi anche sede di un museo. Scopriamola assieme.

Caratteristiche, aneddoti, particolarità

Una delle storie che mi ha colpito di più a proposito della Lanterna, l’ho sentita da una ragazza di Genova. Raccontava di come da bambina le piacesse guardare la sua luce intermittente dalla terrazza di casa della zia. Aspettava quel bagliore più luminoso degli altri, e lo considerava quasi un saluto che il porto le stesse facendo personalmente. Sono sicura che tanti altri genovesi l’abbiano pensato almeno una volta, ha concluso. 

Ecco, questo vi può dare la misura dell’affetto che a Genova provano per il loro simbolo torreggiante. 

Alta 77 metri, la Lanterna ne raggiunge 117 sopra il livello del mare se consideriamo il suo basamento di roccia. Che una volta era un promontorio, poi spianato per fare spazio alla città e al suo porto in espansione. È anche indietreggiato, nel tempo, rispetto alla sua posizione iniziale, dato che le annessioni dei moli di Sampierdarena l’hanno progressivamente allontanato dal mare. Resta ancora la torre, comunque, il suo basamento di roccia e l’antico nome del luogo: Capo di Faro.

Fino al 1902 la Lanterna ha conservato il primato di faro più alto d’Europa, poi superato da quello di Finistère. Rimane pur sempre il più antico del Mediterraneo e il terzo nel Mondo tra quelli ancora in attività. Inoltre, è l’unico faro in Italia ad avere doppia funzione, portuale ed aeroportuale. Insomma, motivi per rendere orgogliosi i suoi concittadini ne ha tanti. Eccovi la sua lunga storia.

Storia della Lanterna di Genova

La Lanterna ha circa 900 anni. Le prime fonti ufficiali la citano infatti nel 1128. Pare comunque che il promontorio, che cingeva in modo naturale la città a ponente, fosse da sempre usato come luogo per fuochi di segnalazione. Da terra. Poi costruirono la torre, un baluardo con diversi compiti: oltre all’amplificazione del segnale luminoso e della sua portata, aveva scopo difensivo, ed era dotata di una sala dei cannoni. Le segnalazioni potevano essere nei confronti della città, per avvisare di navi nemiche in avvicinamento, oppure verso le navi stesse, perché attraccassero in porto in tutta sicurezza. A quel tempo erano fuochi di legna e frasche: fiamme la notte e fumo di giorno. Nel ‘300 si passò a lanterne alimentate ad olio d’oliva, come da buona tradizione ligure…

La lanterna ebbe in passato una gemella più piccola, all’altra estremità del Porto Antico. Costruita nel ‘300, durò solo tre secoli. Era chiamata Torre dei Greci.

A seguito della guerra tra Guelfi e Ghibellini, la Lanterna fu parzialmente danneggiata. Si procedette perciò, intorno al 1320, ad un suo consolidamento strutturale e alla costruzione di un fossato difensivo tutt’intorno. Qualche decennio dopo vi dipinsero lo stemma comunale di Genova, con la croce di San Giorgio, restaurato diverse volte nel corso dei secoli. L’ultima in occasione della nomina della città a Capitale della Cultura, nel 2004.  

Nei primi anni del ‘500 i francesi, sotto il comando di Luigi XII, presero possesso della città ligure, stanziandosi proprio all’interno della torre della Lanterna. Costruirono mura fortificate attorno, coi cannoni puntati verso la città, per meglio tenerla sotto assedio.

Fu una guarnigione comandata da Andrea Doria a cacciare via il Re francese e le sue truppe. Durante i bombardamenti, la parte superiore della torre fu però gravemente danneggiata. Si dovette aspettare il 1543 per una sua ricostruzione totale, che le donò l’aspetto odierno, di marcato stile rinascimentale. Inoltre, si mise mano al faro vero e proprio, dotandolo di vetrate più robuste e di una cupola protettiva. 

Tra Sei e Settecento vi furono diversi rimaneggiamenti della cupola e della parte superiore, per renderla stagna e più resistente ai fulmini ed agli agenti atmosferici. Inoltre, con la costruzione della Cinta Muraria Seicentesca, la Lanterna venne annessa al resto delle nuove fortificazioni cittadine. Si aggiunse poi un sistema di tiranti e chiavarde per aumentare la stabilità ed uno antifulmine per la cupola.

Al 1840 si deve la sostituzione della lente con una nuova, di tipo Fresnel. Nel 1936, finalmente, l’alimentazione del faro diventa elettrica. Dopo la Seconda guerra mondiale si sostituisce ancora la lente, potenziandola, e si aggiunge un gruppo elettrogeno di emergenza. Nel 1970 infine, anche la rotazione del faro, a peso motore, viene rimpiazzata da una completamente elettrica. Quella vecchia resta tuttavia come sistema secondario di emergenza ed i suoi ingranaggi sono mantenuti oliati e funzionanti ancora oggi. 

La Lanterna oggi: faro e museo

Il Museo della Lanterna si trova all’interno delle mura fortificate, alla base della torre. Vi si arriva tramite un percorso di 600 metri che parte da Via Milano, al Terminal Traghetti.

All’interno del museo è possibile visitare diverse sale: quelle dei fucilieri raccontano la storia della Lanterna. Nelle antiche sale dei cannoni troviamo invece ospitati vari modelli di lampade e lanterne per l’illuminazione marittima. Si può inoltre arrivare fino alla terrazza in cima al primo ordine della torre, percorrendo ben 172 scalini. Ne vale la pena perché da qui si può godere di una insolita ed affascinante vista a 360 gradi sulla città.

La parte soprastante non è visitabile perché zona militare controllata da una sezione della Marina, che si occupa di tutti i fari d’Italia. 

Vi ricordo che il Museo della Lanterna fa parte, insieme ad altri, del Complesso Mu.Ma., l’Istituzione dei Musei del Mare e delle Migrazioni.

E tu, hai già visitato la Lanterna di Genova, simbolo della città? Raccontacelo nei commenti, e se hai apprezzato l’articolo, non scordare di condividerlo!

Articolo di Davide Mesina

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