
Tutti abbiamo sentito nominare una volta la Bagna Cauda. Il prodotto tipico piemontese è il simbolo della cucina regionale. Sono molti i ristoranti della zona specializzati nella sua preparazione. Soprattutto a Torino. Scopriamo insieme la sua ricetta e la sua storia.
Gli ingredienti e la ricetta della Bagna Cauda
La Bagna Cauda è un piatto contadino. Per questo è fatta soltanto con ingredienti poveri.
Gli ingredienti base di questo piatto sono tre. La ricetta originale prevede solo una testa d’aglio, mezzo bicchiere d’olio e tre acciughe a persona. È previsto anche l’uso di un pezzetto di burro. Il procedimento è molto semplice. Si toglie l’anima all’aglio e lo si taglia a fettine sottili. Se ne può togliere l’anima per renderlo più delicato. In un pentolino si sciolgono l’aglio e le acciughe nell’olio e nel burro. A cottura ultimata si porta in tavola il pentolino per accompagnare le verdure.
Esistono però numerose varianti oltre a quella tradizionale. La più comune è quella che prevede l’aggiunta del latte. Per stemperare l’effetto dell’aglio lo si lessa in un pentolino di latte.
Un’altra variante molto diffusa è la Bagna Cauda con panna. Il procedimento per realizzarla è sempre lo stesso. All’olio si aggiungono però due o tre cucchiai di panna. La Bagna Cauda con panna risulta più cremosa della versione tradizionale.
Una versione poi c’è anche senza aglio. Questa segue la preparazione di quella classica. Al posto dell’aglio si utilizza però una crema di latte e topinambur. Il vantaggio di questa ricetta senza aglio è la sua leggerezza.
Importante è la scelta delle verdure. Devono essere ortaggi di zona a chilometro zero. Peperoni e cavoli verza. Ma anche verdure tipiche locali come topinambur e cardi. Spesso si accompagnano anche sedano e finocchi. Ma i puristi sostengono che siano troppo aromatiche e perciò inadatte.
Talvolta a fine cottura si cuoce un uovo nell’olio avanzato.
Origine della Bagna Cauda
La sua storia inizia nel Medioevo. Alcune teorie dicono che la sua ricetta derivi dall’anchoiade. Questa è una salsa di acciughe tipica della Provenza. La sua ricetta è infatti molto simile e con molti ingredienti in comune. Il piatto viene portato in Piemonte dai mercanti astigiani. La loro scoperta del piatto avvenne durante i loro viaggi sulla via del sale.
Al tempo importare il sale era molto costoso. Era prevista infatti una tassa doganale molto salata! Per evitarla i mercanti sfruttavano uno stratagemma. Il sale veniva trasportato in grossi barili. In cima veniva messo uno strato di acciughe per ingannare i doganieri. Questa è anche la spiegazione del perché una ricetta tipica piemontese contenga delle acciughe.
La Bagna Cauda era un tipico prodotto contadino. Le classi nobili infatti disdegnavano questo piatto. Il motivo era la massiccia presenza di aglio, ed era mangiata nelle stagioni fredde. L’usanza tipica era consumarla durante la vendemmia. Rigorosamente accompagnata da un vino rosso corposo come il Barbera.
Gustarla a Torino
Sono numerosi i locali di Torino che cucinano Bagna Cauda. Uno dei più famosi è il ristorante Tre Galline. Si trova in centro a due passi dal Quadrilatero Romano. Il locale è specializzato nella preparazione di prodotti tipici locali. Come bolliti misti e bagnetti di accompagnamento. E un menù degustazione dove si può provare la loro Bagna Cauda tradizionale.
Più lontano dal centro possiamo trovare invece il ristorante Sotto la Luna. Qui si può gustare la Bagna Cauda ogni fine settimana nel periodo invernale. La ricetta poco si abbina infatti alle temperature estive. I più coraggiosi potranno comunque gustarla anche d’estate su prenotazione.
Vicino al Parco del Valentino troviamo invece il ristorante Al Gufo Bianco. Qui la preparazione avviene soltanto con ingredienti di qualità. Qui si può provare inoltre la variante servita anche con la carne.
Ti è già venuta l’acquolina in bocca? Allora vieni a provare la Bagna Cauda di Torino, oppure prova a prepararla tu stesso!
Hai già assaggiato la Bagna Cauda? Qual è la versione che preferisci? Raccontacelo nei commenti e condividi l’articolo se ti è piaciuto!
Articolo di Lorenzo Bobbio