L’Arlecchino, la rivoluzione del teatro: la Commedia dell'Arte - Oj Eventi

L’Arlecchino, la rivoluzione del teatro: la Commedia dell’Arte

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L’Arlecchino, la rivoluzione del teatro: la Commedia dell’Arte

 

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Chi di noi da piccolo non si è vestito da Arlecchino, quella figura scanzonata, sempre allegra, famosa per i suoi scherzi e il vestito sgargiante. E anche oggi questo moderno giullare di corte rimane legato a una dimensione giocosa e carnevalesca. Tuttavia, questo personaggio nasconde in sé una storia tutt’altro che serena.

 Ma quindi, chi è Arlecchino? 

Un passato misterioso

Le caratteristiche dell’Arlecchino nascono a Bergamo verso la metà del 1500, qui le caratteristiche delle “maschere diaboliche farsesche” francesi contaminano lo “Zanni” bergamasco, figura fortemente legata al mondo degli scherzi e delle burle. Così nasce questo ruolo teatrale orbitante tra il ridicolo e il grottesco che schernisce con ironia gli altri personaggi in scena. Nonostante ciò, il nostro protagonista ha origini molto più antiche e molto più macabre. Infatti, nella mitologia lombardo-veneta è presente già dai tempi antichi e proprio in questo territorio il nome del personaggio viene associato ad un demone sotterraneo che vaga per la campagna spaventando i viandanti.

Ma questo non è l’unico riferimento alla sua origine oscura, anche Dante inserirà in uno dei suoi gironi infernali tale Alichino, un diavolo che sevizia e tortura i poveri disperati che escono dalla pece. E se scaviamo sempre più in profondità troveremmo molti riferimenti e molte prove che dimostrano un’origine malvagia.

Anche molti autori letterari assoceranno questo nome ad una figura inquieta, malvagia e infernale. Lo stesso Orderico Vitale nella sua “Storia Ecclesiastica” nel descrivere una famiglia di fantasmi utilizzerà il termine “Familia Harlechini”. 

Con l’avanzare del tempo questa comparsa perderà la sua dimensione macabra e acquisirà quella che noi oggi conosciamo.

L’Arlecchino nella commedia dell’arte

Con il passare del tempo il personaggio viene sempre più associato a figure sbadate, avvinazzate e combina guai. Numerosi sono gli autori teatrali che ne prendono spunto, o che la utilizzano direttamente nei loro spettacoli. E ancora più numerosi sono gli attori che diventeranno celebri grazie ad essa. Tra i primi a interpretare l’Arlecchino sono i fratelli Martinelli, storici attori del 1600 che girano l’Europa e condividono con le varie scene teatrali la conoscenza di questo personaggio. E parlando di tale figura, come non citare Carlo Goldoni, intramontabile autore veneziano teatrale che ha regalato al mondo capolavori come “Baruffe Chiozzotte” e La Locandiera”.

È proprio lui a far vivere ancora questa macchietta e farla arrivare al suo massimo splendore con la sua grandiosa opera “Servo di due padroni”. Con questo magistrale sceneggiato Goldoni utilizza il carattere scanzonato del personaggio per deridere i padroni veneziani. E sarà proprio la risata la chiave di lettura per comprendere a pieno il profondo messaggio del teatro. 

Il teatro da sempre è stato espressione di libertà e riflessione, fin dall’antichità questo strumento veniva utilizzato per schernire i potenti e alleggerire la condizione delle classi meno abbienti. Se si pensa al teatro antico e medievale si capisce subito l’enorme ruolo sociale di questo mezzo, pensiamo ai giullari di corte, figure spesso sottovalutate perché considerate superficiali. Al contrario il loro ruolo nel teatro e nella vita politica del paese era fondamentale, loro con i loro modi buffi e i vestiti sgargianti non facevano altro che mettere in ridicolo le figure più autorevoli del posto, dando al popolo una piccola rivincita, anche solo per qualche ora.

È proprio in questo contesto che si inserisce Arlecchino, dove una maschera quanto mai ridicola, durante la narrazione della storia di trasforma in un abile stratega e fine manipolatore. 

Nessuno riesce a sfuggire alle sue marachelle e ai suoi scherzi e proprio grazie a questi scherni che Arlecchino entra nell’immaginario comune di tutto il mondo.

Ma perché è così importante?

Qualcuno potrebbe chiedersi, perché dare così tanta importanza a un ruolo così marginale? Beh, la risposta è quantomeno complessa. Il grande passo in avanti che ha fatto il mondo al teatro grazie ad Arlecchino è enorme, quasi nessuno ha avuto un’importanza tale. Basti pensare a come grazie a figure come questa il teatro abbia introdotto nei suoi registri l’arte dell’improvvisazione. Infatti, tutti i ruoli dove il personaggio rappresenta un servitore, proprio come in questo caso, non avevano copione. Tutte le battute erano improvvisate da attori e attrici. Solo questo dovrebbe bastare per capirne l’importanza.

Non solo teatro 

Questo magnifico personaggio non ha solo ispirato il mondo teatrale, anche la musica, l’editoria, l’arte e lo sport sono pieni di riferimenti. Infatti:

  • L’immensa Agatha Christie ha dato il nome Harley ad un suo personaggio di un libro proprio per omaggiare la figura di Arlecchino.
  • Nel mondo di Batman, l’acerrima nemica del cavaliere oscuro Harley Quinn, prende spunto nei suoi travestimenti e nel suo modo di fare proprio da questa maschera.
  • Il grande pittore Pablo Picasso ha dipinto una sua nota opera, i tre musicisti, proprio ispirandosi a questa figura. E pure Antoine Watteau ha usato questo riferimento per dipingere il suo 
  • “Commedianti italiani”.
  • Una squadra di rugby, militante della prima categoria inglese, ha utilizzato il nome Harlequin in omaggio al personaggio.

Ma questi sono solo alcuni esempi del grande impatto che questo figura ha avuto nella nostra società, anche i detti popolari come “non fare l’arlecchino” o “sei vestito come un arlecchino” sono espressione di quanto il nostro vivere comune sia legato all’eterno giullare.

Insomma, questo personaggio ha completamente cambiato la nostra società, ha modellato il contesto sociale nel quale viviamo, ma soprattutto ci ha donato un po’ di sana spensieratezza che solo un personaggio come questo può dare.

Allora? Sono riuscito ad incuriosirti?  Facci sapere cosa ne pensi nei commenti.

Articolo di Paolo Callino

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