Il Parco delle Caprette: fitness, relax, incontro - Oj Eventi

Il Parco delle Caprette: fitness, relax, incontro

parco delle caprette

 

parco delle caprette

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Il Parco delle Caprette  è una grande area verde di Reggio Emilia. Il  lungo percorso che lo attraversa permette di correre, passeggiare e andare in bici  immersi nella natura. I parchi che si incontrano lungo il percorso, invece, sono l’ideale per rilassarsi in compagnia. Cosa puoi fare al Parco delle Caprette? 

Il Parco delle Caprette 

Il Parco delle Caprette vero e proprio è situato in prossimità del Ponte di San Pellegrino ed è il primo di una serie. È piuttosto comune che vengano indicati con lo stesso nome anche i parchi successivi e il percorso che segue il torrente Crostolo fino a Villa d’Este

Caratteristica di questo primo parco è la presenza di alcune caprette tibetane. Famiglie e bambini ma non solo, anche giovani e anziani, amano frequentare l’ampio parco nelle belle giornate. Qui puoi passare il tempo accarezzando le caprette, giocando o rilassandoti sulle panchine ombreggiate. I reggiani apprezzano molto il Parco delle Caprette per la sua posizione: centrale nella città ma allo stesso tempo riparata dal traffico cittadino grazie alla natura.

Al lato del parco si trovano il torrente Crostolo e il percorso battuto per camminare. Vediamo quanto è lungo e dove arriva.

Il percorso ciclopedonale del Parco delle Caprette

Dal Parco delle Caprette fino a Villa d’Este si estende, completamente nel verde, un cammino di 6,6 km.

Tutti i giorni molti abitanti di Reggio lo percorrono per fare attività fisica all’aria aperta. L’accesso dal Ponte di San Pellegrino non è l’unico, per cui si può comodamente accedere al percorso da altri punti, di solito in corrispondenza dei parchi. Il percorso è attrezzato con un paio di punti d’acqua, un piccolo bar, panchine, pannelli informativi sugli esercizi fisici e sulle particolarità della vegetazione.

Man mano che si avanza il percorso e il parco si dirigono fuori dalla città. Il punto di arrivo infatti, Villa d’Este, è situato a metà strada tra Rivalta e Puianello: due frazioni fuori Reggio. Il tragitto si può dividere in cinque tratti principali:

  • dal Ponte di S. Pellegrino al Ponte Grigio (da cui una deviazione), 1,2 km;
  • dal Ponte Grigio al Parco Fucini, detto anche “Poggio”, 0,5 km;
  • dal Parco Fucini al Biroccio, un piccolo parco, 1,5 km;
  • dal Biroccio alla Reggia di Rivalta, 1,8 km;
  • dalla Reggia a Villa d’Este, 1,6 km;

Curiosità: sull’altro lato del Crostolo c’è un percorso parallelo più impervio e selvaggio da fare a piedi o in mountain bike! Si può prendere con la deviazione del Ponte Grigio.

Oltre al Parco 

Il Parco Fucini è l’altro grande parco frequentato, dove sono situati anche il punto di ristoro e molti giochi per i bimbi. Questo parco è una grande distesa d’erba e a differenza del primo è meno ombreggiato. In estate soprattutto, è un grande punto d’incontro in cui stendersi a prendere il sole, giocare a pallone, fare pic-nic e stare in compagnia. 

Più avanti, troverai la Reggia di Rivalta col suo parco. L’imponente edificio storico risale al 1700. Infine, Villa d’Este è un edificio collocato al centro di un laghetto. Qua potrai goderti momenti di pace a riva osservando i cigni che lo abitano e il paesaggio.

Curiosità: lungo il percorso ci sono punti in cui puoi scendere sulle rive del torrente.

Ti consiglio di fare un giro al Parco delle Caprette se sei di Reggio o se ti trovi nella città temporaneamente: sicuramente non ti annoierai! Tra le opportunità che offre: l’esercizio fisico, l’ambiente naturale in cui si è immersi e la presenza di luoghi di interesse come la Reggia e la Villa. Un’altra caratteristica molto bella è il clima di incontro e interazione che si crea. 

Infine a Reggio Emilia sono presenti altri parchi che contribuiscono a rendere la città più verde, mentre, fuori Reggio, è presente una riserva naturale.

Sei mai stato a correre o passeggiare al Parco delle Caprette? Hai mai visitato Reggio Emilia? Facci sapere la tua opinione e se l’articolo ti è stato utile!

Articolo di Ilaria Ghirardini

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