Il Museo di Storia della Psichiatria: una preziosa testimonianza
Il Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia è allestito nell’ex Ospedale Psichiatrico San Lazzaro. Nel Padiglione Lombroso è ripercorsa e raccontata la vita nell’istituto tramite gli spazi stessi, i documenti, le fotografie e le strumentazioni.
Storia del Museo e dell’Ospedale San Lazzaro
La storia del museo è inscindibile dalla storia dell’ospedale. Il vissuto della struttura è ciò che costituisce il museo ed è all’interno di essa che si scrivono importanti pagine di “storia della psichiatria”. Inoltre, un primo museo nacque già nella seconda metà dell’800 internamente al San Lazzaro, quando l’ospedale era nel pieno del suo utilizzo. Vediamo i principali avvenimenti riguardanti la storia della struttura e come si attestò tra i principali centri della ricerca scientifica.
Curiosità: nel Medioevo il San Lazzaro era un vero e proprio Lazzaretto, esso accoglieva quanti venivano colpiti dalla peste o dalla lebbra. Rimase per diverso tempo un luogo di cura ospitando diverse tipologie di invalidità.
Il primo istituto
Fu nel 1821 che il San Lazzaro, da Ospizio, divenne luogo di cura riservato unicamente alla malattia mentale. Il nuovo «Stabilimento Generale delle Case de’ Pazzi degli Stati Estensi» era affidato alla direzione di Antonio Galloni, il quale si prese cura della struttura fino al 1855.
Sotto la sua guida si rinnovarono l’istituto e le modalità terapeutiche: non più sola coercizione ma ambienti di vita migliori e occupazioni per i pazienti, seguendo i principi del “trattamento morale”. L’Ospedale abbandonò così le sembianze di un “oscuro carcere”, ma attraversò un momento di decadenza con il direttore successivo che infatti si dimise a causa di numerose proteste nel 1870.
Nel decennio successivo l’istituto si espanse progressivamente: aumentarono i pazienti, le occupazioni lavorative come l’agricoltura, aumentarono i beni prodotti e gli edifici abitativi.
Verso il primo Museo di Storia della Psichiatria
Siamo nel 1870 e tutto il mondo assiste alla crescita del numero dei ricoverati. Per farvi fronte, nell’istituto San Lazzaro si avviarono l’insegnamento e la ricerca di clinica psichiatrica in collaborazione con l’Università di Modena. Vennero creati numerosi laboratori sperimentali per affrontare al meglio la ricerca. Fu fondata una prestigiosa rivista e implementato l’utilizzo di nuove pratiche.
È in questo clima di studio e ricerca che il direttore Carlo Livi istituì, nel 1875, un museo di anticaglie. In esso si potevano osservare i vecchi strumenti di contenzione che sono tuttora esposti come le camice di forza o il “casco del silenzio”. In questo stesso periodo vengono create le cartelle cliniche e si iniziò una serie di documentazioni fotografiche dei pazienti, seguendo le teorie di Cesare Lombroso. Le cartelle e le fotografie fanno attualmente parte del museo.
Dall’Istituto al Museo.
Il ‘900 vide importanti cambiamenti che culminarono nella chiusura dell’Istituto. Inizialmente fu sospeso l’insegnamento della Clinica Psichiatrica e pochi anni dopo la struttura diventò “Istituto Psichiatrico San Lazzaro”. Aumentavano sempre di più gli internati e si andava consolidando l’idea della pericolosità sociale delle persone rinchiuse, con conseguenze maggiormente coercitive.
La seconda guerra mondiale provocò la distruzione di numerose parti della struttura e il trasferimento temporaneo di molti pazienti. Negli anni ’50 e ’60 il San Lazzaro rimase in funzione, introdusse la psicochirurgia e l’utilizzo sperimentale di psicofarmaci.
Nel 1978 con la legge 180 vennero abbattute le mura del San Lazzaro e cessati i ricoveri.
L’anno dell’ultima uscita e della chiusura definitiva è il 1996.
Il Museo di Storia della Psichiatria che sorge ora nelle sale del San Lazzaro è una testimonianza di ogni aspetto della vita e della gestione dell’ex Ospedale. Il museo, inoltre, si distingue per il clima e l’atmosfera che ricrea. Si ripercorrono gli spazi un tempo occupati dall’Istituto: le celle utilizzate e le mura incise o segnate da graffiti e disegni. Si possono leggere le antiche cartelle cliniche e osservare 1500 fotografie. Sono esposti gli antichi strumenti di contenzione e terapia tra cui catene, manette, camice di forza e apparecchi per l’elettroshock.
Se ti trovi a Reggio Emilia, devi assolutamente visitare questo Museo per il suo interesse storico e culturale! Ma già che ci sei, non perderti le altre meraviglie come il Ponte di Calatrava o il Palazzo Ducale!
Tu conoscevi già il Museo di Storia della Psichiatria? Ti piacerebbe visitarlo? Facci sapere la tua opinione!
Articolo di Ilaria Ghirardini
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