
Arroccato sul colle Cidneo si erge il Castello di Brescia, il quale è molto vicino centro storico, è sicuramente uno dei luoghi più belli della città. Qui avrete sia l’occasione di passeggiare tra vicoli sia di ammirare un bellissimo panorama.
È di un complesso molto vasto: le imponenti mura merlate e il torrione testimoniano la sua influenza viscontea. I bastioni e l’ingresso monumentale, dotato anche di con ponte levatoio, invece ricordano la potenza della Serenissima.
Inoltre, nel Castello di Brescia, è possibile ammirare il primo esempio in assoluto di monumento ferroviario in Italia, la “Numero 1”. Si trattava di una locomotiva, che percorreva la tratta ferroviaria Brescia-Edolo.
Orari e prezzi
Al castello si arriva tranquillamente con i trasporti pubblici.
L’accesso a qualunque spazio del castello è totalmente gratuito. Fanno eccezione soltanto il Museo delle Armi “Luigi Marzoli” (dove troviamo una vastissima raccolta di armi europee, in particolare produzioni milanesi e bresciane appartenenti ai secoli XV e XVIII) e il Museo del Risorgimento.
Il Museo delle Armi è aperto tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 18:00, con gli ultimi ingressi previsti intorno alle 17. Gli unici giorni in cui rimane chiuso sono i lunedì che non rientrano nei giorni festivi.
I costi dei biglietti variano in base all’età del visitatore:
-Biglietto intero, costo 5 euro.
-Biglietto ridotto, costo 4 euro. Con questo biglietto posso accedere i ragazzi di età compresa tra i 14 e 18 anni, in più gli adulti di età superiore ai 65 anni e gli studenti di università o accademie.
-Biglietto ridotto 2, costo 3 euro. Posso accedere con questo biglietto i bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni. È anche la tariffa per le scuole.
-Accesso gratuito (ma con prenotazione in una determinata fascia oraria) dedicato a bambini di 5 anni o meno, giornalisti, titolari di Desiderio Card, Brescia Card, Abbonamento museo regione Lombardia e soci ICOM.
Cosa troviamo all’interno del Castello di Brescia? Luoghi importanti da non perdere
Entriamo nel castello
Partiamo dall’ingresso, dunque il ponte levatoio, il pezzo del castello più importante la cui realizzazione è attribuita a Giulio Sarvognan.
Subito dopo aver avuto accesso al castello dal ponte, è possibile godersi una meravigliosa vista panoramica sulla città di Brescia. Successivamente è possibile visitare:
- Piccolo e Grande Miglio: due edifici adibiti a grandi magazzini delle granaglie. Il Grande Miglio ospita il Museo del Risorgimento.
- Torre dei prigionieri
- Mastio Visconteo: il cuore del castello edificato dai Visconti di Milano, ad oggi sede del Museo delle Armi “Luigi Marzoli”.
- Torre Mirabella: la più antica delle Torri del Falcone d’Italia.
- Torre dei Francesi
- Torre Coltrina
- Torre del Soccorso
- La Specola Cidnea: uno dei primi osservatori astronomici visitabili in Italia.
- Fossa dei Maritiri: un avvallamento che si trova a sud del castello.
Chi abitava nel Castello di Brescia: una lunga storia
La nascita del castello ha origini molto lontane. Sappiamo però che i Visconti, nel 133 ristrutturarono le mura cittadine dando vita alla “Cittadella Nova”.
A noi è giunto solo il mastio, chiamato dunque “mastio visconteo”, che non era altro che l’abitazione destinata al capitano della guarnigione. Nello stesso periodo, intorno al mastio, vennero edificate anche ben sei torri, dotate di ponti levatoi e collegamenti interni coperti.
Successivamente, durante il dominio della Repubblica di Venezia, i veneziani si occuparono di ristrutturare le mura della città, completamente distrutte dalla guerra contro i milanesi. Comunque, il castello non venne per nulla modificato nel suo aspetto globale ad eccezione di qualche miglioramento alle torri.
Cosa sono le Dieci giornate di Brescia?
Città di Brescia
Il castello, oltre ad essere un meraviglioso monumento visitato dai turisti ogni anno, è anche protagonista di eventi drammatici riguardanti la città di Brescia, tra cui le celebri Dieci giornate.
1848, il popolo bresciano organizzò un comitato clandestino capeggiato dal patriota Tito Speri e dal curato di Serle don Pietro Boifava.
Sarà la notizia della prevista riscossione, da parte degli austriaci, di una multa cospicua, imposta alla cittadinanza dopo la formazione nel 1848, di un Governo Provvisorio che il 23 marzo del 1849 scatenò la ribellione collettiva contro i governanti asburgici.
Arrivavano notizie fuorvianti di vittoria delle truppe sabaude, mischiate ai dispacci reali sulla sconfitta piemontese a Novara, cui seguì immediatamente l’abdicazione di Carlo Alberto e la firma dell’armistizio di Vignale fra il nuovo re, Vittorio Emanuele II, e il generale Radetzky.
La rivolta sanguinosa
Brescia, insorta confidando nell’aiuto piemontese, scelse dunque di non arrendersi, e ingaggiò una resistenza per dieci lunghi giorni, con anche il pieno coinvolgimento del popolo, che lottò duramente casa per casa e dietro le barricate allestite nei punti chiave della città, mentre gli austriaci, arroccati in Castello, bombardavano il perimetro di Brescia.
L’intera città divenne però un tremendo teatro di guerra: i campanili e furono utilizzati come vedetta e come base operativa per i tiratori scelti. Ad essere bersagliati dalle granate asburgiche furono anche i simboli principali, come la Loggia, in cui tuttora permane il foro causato da un proiettile austriaco sparato dal Castello. Gli insorti, guidati anche Tito Speri, fronteggiarono gli austriaci il più possibile.
La resa del popolo bresciano si ebbe solo il 1° aprile 1849, dopo che il maresciallo Haynau andò in sostegno della guarnigione austriaca asserragliata in Castello. Nella notte del 31 marzo nuovi presidi armati guidati da Haynau riuscirono a raggiungere il colle Cidneo. L’insurrezione fu spenta nel sangue, con una repressione violenta anche e soprattutto nei confronti dei civili. Gli insorti fatti prigionieri vennero rinchiusi in Castello o nel carcere di Sant’Urbano e molti furono fucilati.
Opere d’arte riguardanti questo fatto storico sono ammirabili al già citato museo del castello di Brescia, il Museo del Risorgimento.
E tu, sei mai stato al Castello di Brescia? Faccelo sapere nei commenti!
Articolo di Martina Forgione