
Il comune di Cernusco sul Naviglio rappresenta, da sempre, un angolo pronto a regalare uno stato di perenne tranquillità. Un polmone naturale dalle immense risorse, che per decenni è stato in grado di arricchire profondamente il grigio tram tram del capoluogo meneghino. Stiamo infatti parlando di un paesaggio unico nel suo genere. Un luogo che, seppur intessuto perfettamente all’interno della neutralità urbanisto-cittadina, ha saputo farsi da garante e protettore di un habitat autentico, in termini di bellezze naturali e meraviglie paesaggistiche. Ma cosa rende Cernusco sul Naviglio un luogo tanto unico e originale? Senza dubbio il suo pezzo forte! Il Naviglio della Martesana! Si tratta di uno degli spazi più ameni e rilassanti della città. Lungo la sua alzaia, si sviluppa una lunghissima pista ciclabile, di ben 40 chilometri! Esiste forse qualcosa di meglio per combattere lo stress cittadino, regalandosi un momento di pace e riequilbrio interiori? La meravigliosa pista antistress si dipana da via Melchiorre Gioia a Milano, fino a Trezzo sull’Adda. Ma attenzione! Nel profondo delle viscere di questo ambiente paradisiaco, esiste però un’altra realtà, dai contorni a dir poco tenebrosi e inquietanti. Il che suonerebbe come assolutamente paradossale, data la tranquillità del luogo! Ma in che senso? Scopriamolo insieme!
Il Naviglio della Martesana: storia sulla casa degli spiriti di Cernusco
Il Naviglio della Martesana viene anche denominato “Piccolo”, per distinguerlo dalla concorrenza, rappresentata dal fratello maggiore, l’egocentrico Naviglio Grande. Il Naviglio Martesana ha origini antichissime. Nel 1457, Francesco Sforza emanò un editto che diede vita alla progettazione del Naviglio. Il luogo ereditò il nome di Martesana, grazie ad un omonimo contado, che all’epoca attraversava verticalmente l’intera area d’interesse. Il Naviglio venne progettato inizialmente per scopi d’irrigazione, per poi subire un ampiamento progettuale, grazie alla stessa famiglia Sforza, che ne aveva già intuito le enormi potenzialità. L’obiettivo degli Sforza a questo punto era ben definito: utilizzare il Naviglio al fine di creare un imbuto navigabile per il trasporto di merci da Lecco a Milano. Ma non è tutto! Venne, infatti, tirato in ballo il celeberrimo Leonardo da Vinci, per un progetto a dir poco grandioso. Lo scopo era quello di far confluire le acque del canale Martesana, fino al centro città. Leonardo procedette poi a collegare il Piccolo, con l’intersecata rete interna degli altri Navigli cittadini. A quel punto, il Naviglio Martesana sarebbe stato in grado di allungare la sua foce, proseguendo lungo il Naviglio Grande, verso il Ticino, per poi gettarsi tra le braccia del Po, fino al mare. Un progetto unico nel suo genere, che vide una piena finalizzazione sotto il ducato di Ludovico il Moro. Sulle sponde del meraviglioso canale della Martesana, hanno sfilato per secoli, alcuni dei nomi più illustri della storia culturale d’Italia. A partire da Carlo Borromeo, molti altri arcivescovi di Milano hanno goduto della navigazione di queste rive, per raggiungere soprattutto Groppello, sede della villa arcivescovile. Le rive della Martesana furono attraversate anche da una giovanissima Maria Teresa d’Austria, in procinto di recarsi a Finale Ligure, dove l’attendeva lo sposo. Come già accennato, nel corso dei decenni, proprio nel cuore di questo luogo pacifico e disteso, si sono accumulate storie maledette e leggende sorprendenti. Curiosi di sapere come e perché? Vediamolo insieme!
Il volto oscuro di Cernusco sul Naviglio: alla scoperta del fantasma di Villa Rovida
Alcune di queste cronache leggendarie, sembrano addirittura tirare in causa personaggi storici più o meno noti. Uomini che avevano deciso di fare del Piccolo Naviglio, la propria dimora permanente. Una di queste storie lugubri, si ricollega alla stessa fondazione del canale. Stiamo parlando di una vera e propria maledizione! Nel 1455 un tale Napo, figlio di una nobildonna del luogo, stava preparandosi per le tanto attese nozze con la contessina Silvia. La giovane però, venne presto scovata in compagnia del Duca di Milano in persona, Francesco Sforza. Silvia in realtà non aveva commesso nulla di male, era solo il Duca ad azzardare alcune avances. Napo però, infuocato dalla gelosia, si gettò subito addosso al Duca. Com’è ovvio, la punizione non tardò ad arrivare! Così Francesco Sforza fece rinchiudere il giovane Napo all’interno delle segrete del Castello di Trezzo. Il nobile si recò poi dalla madre di Napo, avanzandole un accordo, che aveva tutta l’aria di un ricatto bello e buono. Sforza propose alla donna di costruire il Naviglio della Martesana a sue spese, e se ci fosse riuscita, lui avrebbe subito provveduto a liberare il figlio rinchiuso nelle segrete. La povera donna, disperata, si adoperò per riuscire nell’impresa, ma ben presto si rese conto che si trattava solo di un inganno e che il Duca non avrebbe mai liberato Napo. Avvelenata, decise di lanciare una maledizione sulla nascita dello stesso Naviglio. Ogni anno, sette abitanti della Martesana sarebbero morti, soffocati dalle acque del canale e la flora e la fauna del luogo sarebbero presto state svilite dal tempo. Un anatema che suonava agghiacciante quindi, e che per molto tempo ebbe il merito di tenere adulti e bambini, lontani dalle rive del fiume. Nonostante questo però, parecchie persone continuarono ancora a morire, negli anni, a causa del Naviglio Maledetto.Finchè un giorno lo spirito di Napo decise di apparire alla madre, insieme alle anime di tutti i morti annegati nel canale. Il giovane pregò la donna di porre fine alla maledizione lanciata.
Da quel giorno quindi, i casi di morte per mano del Naviglio Piccolo, pare abbiano subito una consistente battuta d’arresto. Lo spirito di Napo però, sembra non aver trovato mai pace e molti spergiurano di sentire ancora i lamenti della povera anima, lungo gli argini del Naviglio e nei pressi di Villa Rovida.
Un Naviglio, cento misteri: a caccia di spettri tra Villa Biraghi e Villa Biancani
Tra Villa Biraghi e Villa Biancani (attualmente sede del Comune di Cernusco sul Naviglio), pare si aggiri un secondo fantasma. Uno spettro terribile, che sembrerebbe portare sottobraccio la propria testa. Ma chi era stato, in vita, questo spirito inquietante? Stiamo parlando del conte Giulio Antonio Biancani, illustre uomo d’affari, nonché ministro di corte e finanziatore delle truppe in guerra, contro lo Spagna. Biancani passa alla storia per essere stato anche un grande donnaiolo. Noti sono i suoi passaggi notturni per visitare la moglie del vicino, utilizzando proprio un cancelletto segreto tra le due ville. Pare, quindi, che all’origine della sua morte ci siano state delle ragioni di vendetta passionale, ma furono soprattutto alcuni seri problemi di carattere economico a decretare la fine del buon Biancani. Sfinito dai debiti, il Duca passò al nemico, alleandosi proprio con gli spagnoli.
Il 19 Dicembre 1745, le truppe ispaniche entrarono all’interno delle mura del capoluogo lombardo, alla conquista della città. Dovettero però capitolare appena tre mesi dopo, fuggendo in patria. Ma che fine fece il Biancani? Il Duca traditore venne arrestato e condannato alla ghigliottina per alto tradimento. Decapitazione che Biancani affrontò, comunque, con grande dignità, nei pressi di Porta Tosa. La sua anima però, pare non trovare ancora pace, condannata a girare sempre in tondo, nei pressi dell’amata villa.
I misteri spettrali di Cernusco sul Naviglio non finiscono qui! I fantasmi del Borgo di Gorla
Il borgo di Gorla è un quartiere dai tanti volti: sviluppatosi sulle rive del Naviglio della Martesana, venne costruito nel Quattrocento per volere di Filippo Maria Visconti. Il luogo guadagnò il soprannome di “Piccola Parigi”, grazie alla bellezza delle ville e dei meravigliosi scorci paesaggistici. Anticamente, il borgo era noto per l’aria salubre e le bellezze naturali. Motivo per cui divvene, presto, la meta scelta di parecchi nobili, che quì vi impiantarono le proprie ville. Oggi possiamo ancora ammirare Villa Angelica e Villa Singer. Quest’ultima, in particolare, venne pensata come distilleria di profumi, dove i nobili portavano essenze da lavorare. Ma Gorla è soprattutto la sede di luoghi dalle fisionomie occulte, ricchi di echi misteriosi. Parliamo dei giardini di Villa Finzi, dove ha sede il Tempio della Notte, considerato dai più, un luogo massonico ed iniziatico, sede di numerose sedute spiritiche. In quest’area, si trova anche il Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla, che furono brutalmente trucidati dalla caduta di una bomba sulla rampa della loro scuola, il 20 Ottobre 1944. Storie e leggende macabre animano la ricca narrativa sviluppatasi, negli anni, attorno al Tempio della Notte.
Cernusco sul Naviglio: dalla massoneria ai riti neri. Il Tempio della Notte di Gorla
Il tempio della Notte nasce come una sorta di svago, voluto all’inizio dell’Ottocento dal Conte Batthyàny, ungherese ufficiale degli ussari, che nel 1829 fece costruire villa e giardino. All’epoca la villa si trovava in piena campagna, vicino alla Martesana, nel punto in cui incrociava il lungo viale per Monza e dal vicino borgo di Gorla. Il conte fece costruire nel giardino due tempietti neoclassici, uno in superficie, il Tempio dell’Innocenza e un secondo ipogeo, il Tempio della Notte, in una grotta artificiale che purtroppo ora è difficilmente praticabile.
Nella seconda metà del secolo, la nuova proprietaria della villa, Fanny Finzi Ottolenghi, destinò il parco a scopi benefici, facendovi edificare una “casa-giardino per i bambini di Gorla”, seguita, nei primi anni del XX secolo, da un “rifugio per ragazzi inabili”, in collaborazione con l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini. L’area divenne in pochi anni la più grande struttura per il recupero motorio in Italia. Nel 1934, dopo che la struttura fu trasferita, l’intera proprietà fu acquisita dal Comune che la destinò a parco pubblico. Il Tempio della Notte è una struttura sotterranea a pianta circolare, con richiami a riti massonici. Presenta doppia parete e copertura a cupola. Comunica con l’esterno attraverso un oculo sulla cima e rappresenterebbe l’unico esempio di architettura massonica ipogea.
La maledizione di Cernusco sul Naviglio: il mistero dei bambini inghiottiti dal Tempio
Ecco a voi una delle cronache più incredibili, legate ai misteri del Tempio della Notte. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento. La nuova proprietaria della villa, Fanny Finzi Ottolenghi, ha appena inaugurato la “casa-giardino per i bambini di Gorla”. Durante la fine di una delle classi mattutine, un gruppetto di bambini decise di esplorare segretamente i giardini della villa. Il gruppo incappò presto nel famoso Tempio della Notte. Due dei ragazzini decisero di calarvisi dentro, mentre gli altri due rimasero fuori ad aspettare e far da guardia. Ma invano! Perché i ragazzini non fecero mai più ritorno dal Tempio. A nulla valsero le squadre di ricerca organizzate il giorno seguente, sotto la guida disperata di Fanny. Dei due bambini non si trovò più alcuna traccia vivente. Anche in questo luogo, oggi, si racconta di voci di fanciulli, le cui urla riecheggiano disperate ai piedi dei ruderi dell’antico Tempio.
E tu hai mai visitato Cernusco sul Naviglio? Curioso di farti avvolgere dal fascino inquietante di questi luoghi stregati? Faccelo sapere!
Articolo di Sebina Montagno
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