Harry’s Bar è uno dei locali simbolo dell’Italia e di Venezia nel mondo. Pochi riescono a vantare una così ampia diffusione, e ancora meno possono dire di avere una storia come la sua. Questa parte e si sviluppa in una delle località più belle del mondo, Venezia e il suo comune. E continua fino ai giorni nostri, tra alti e bassi, questo posto continua ad essere uno dei punti di riferimento per la ristorazione e la gastronomia mondiale.
Perché si chiama Harry’s Bar?
L’Harry’s Bar! Nasce a Venezia nel 1931, fondato da Giuseppe Cipriani, storico barman dell’Hotel Europa & Britannia di Venezia. Il nome del locale è un rimando ad un amico di Cipriani, tale Harry Pickering. Quest’ultimo, trasferitosi nell’hotel in questione, per risolvere i suoi problemi di alcolismo, viene abbandonato dalla zia dopo una furiosa litigata, rimanendo così solo e senza un soldo. Cipriani, impietosito dalla storia del ragazzo, gli regalerà 10.000 lire per farlo ritornare in patria. Qualche anno dopo, ormai guarito dalla sua malattia, Pickering fa ritorno in Italia per ringraziare il suo salvatore e per restituirgli la somma. Ma non solo ridarà la cifra regalatagli, ma aggiungerà anche 30.000 lire, cifra non da poco a quei tempi. Con questo denaro Cipriani aprirà il suo locale, che dedicherà proprio a questo ragazzo americano per omaggiarlo e ringraziarlo.
Chi era Giuseppe Cipriani
Giuseppe Cipriani nasce a Verona nel 1900 e dopo una serie di trasferimenti in giro per l’Europa, torna in Italia appena diciottenne. Qui, viene arruolato nell’esercito italiano e parteciperà alla Prima guerra mondiale, anche se per poco tempo. Una volta terminata la ferma obbligatoria, si trasferisce a Venezia e intraprende la carriera da cameriere. Girerà moltissimi posti, tra cui vari Hotel molto famosi e molto lussuosi.
Sarà durante questo periodo che apprenderà le basi della ristorazione e della gastronomia, basi che gli permetteranno di fondare in futuro l’Harry’s Bar e, successivamente, la Locanda Cipriani sull’isola di Torcello. Purtroppo, durante il secondo conflitto mondiale i due locali vengono adibiti a mense per soldati e, quindi, dimenticati per circa 5 anni. Finita la guerra, i due posti tornano allo splendore iniziale e vengono riconosciuti come dei veri e propri simboli della gastronomia italiana. Ma non finisce qua, Cipriani non smette di fondare aziende, infatti fonderà molti altri posti, tra cui: Villa Cipriani ad Asolo e l’Harry’s Bar di New York.
Cosa bere all’Harry’s Bar?
L’Harry’s Bar è il luogo di nascita di moltissime pietanze e bevande famose. Qui, il genio di Cipriani è riuscito ad esprimersi al meglio, regalando al mondo delle chicche uniche ed irripetibili. Tra le più famose sicuramente spicca il Bellini Cocktail. Un buonissimo long drink alla crema di pesche bianche e prosecco. La ricetta tradizionale di questa bevanda arriva dal lontano 1948, quando Cipriani viene colpito dai colori di un quadro del pittore Giovanni Bellini, il Giambellino. Così decide di dedicare a quest’ultimo un cocktail che ricordi le intense sfumature che questo artista mette nei suoi quadri.
È questa la ragione per cui questo drink ha un colore molto acceso e un gusto frizzante. Molto simile a questa, è l’origine di un’altra famosissima pietanza che ha avuto i suoi natali qui: il carpaccio. Un insieme di carne di manzo tagliata fine e crema universale. Proprio come il Bellini, anche questo piatto nasce grazie all’arte. Difatti, Cipriani viene ispirato dal famoso artista Vittore Carpaccio, storico pittore veneziano, e nella sua creazione metterà tutta la sua inventiva e tutta la sua creatività per omaggiare questo autore. E a dimostrazione di quanto questo posto abbia impattato nel mondo della ristorazione e della gastronomia, il termine carpaccio non indica più il piatto specifico inventato a Venezia, ma è diventato un termine generico per definire un taglio di carne molto specifico.
Un luogo di artisti e scrittori
L’Harry’s Bar fin dai suoi albori è stato un punto di riferimento per artisti e intellettuali della città, sono numerose, infatti, le personalità che sono entrati in questo bar e ci hanno lasciato il cuore. A dimostrazione di ciò c’è l’unico libro firme che il pub abbia mai avuto. Su questo leggiamo nomi come: Truman Capote, Peggy Guggenheim, Orson Welles, Charlie Chaplin e molti altri. Questo tipo di clientela procurò non pochi problemi al locale, difatti durante il periodo fascista, le autorità statali consideravano il posto come un ritrovo di omosessuali e anarchici, tanto da volerlo chiudere.
Nello stesso periodo le squadracce costrinsero il locale ad esporre il cartello che vietava l’ingresso agli ebrei. Cipriani per aggirare questa imposizione, espose si il cartello ma in cucina, così che nessuno potesse vederlo. Alla fine delle ostilità, tra il 1949 e 1950, il grandissimo scrittore, vincitore di un premio Nobel per la letteratura, Ernest Hemingway diventò un cliente fisso del locale, tanto da avere una sedia dedicata. L’amore che il grande scrittore provava per questo posto è dimostrato delle varie citazioni che fa riferendosi al locale. Infatti, nel suo capolavoro Di là del fiume e tra gli alberi, l’Harry’s Bar è citato numerose volte.
La mostra dei film di Venezia
Ma la letteratura non è la sola arte conquistata dall’Harry’s Bar, anche il cinema, e il mondo che ci gira attorno, è profondamente legato a questo posto. Basti pensare che durante le varie mostre della famosa Mostra del Cinema di Venezia, centinaia di attori e attrici hanno fatto tappa in questo magnifico bar. Per citarne alcuni: Woody Allen, Richard Gere, Liz Taylor, Maria Callas ect. E addirittura, durante l’edizione del 2015, venne presentato un documentario sull’Harry’s Bar, diretto da Carlotta Cerquetti e narrato proprio dal patron del locale, ovvero Arrigo Cipriani. Inoltre, in questo locale sono state girate anche alcune scene di film famosi, come alcune parti di Eva contro Eva.
Insomma, questo posto è una vera icona nel mondo, un luogo unico e riconoscibile che da più di 90 anni si eleva come modello per tutte le generazioni future che vogliono entrare nel mondo della ristorazione e della gastronomia.
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Articolo di Callino Paolo
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