Gianduiotto di Torino, il cioccolatino per eccellenza - Oj Eventi

Gianduiotto di Torino, il cioccolatino per eccellenza

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Torino ha il merito di aver dato i natali al gianduiotto. Uno dei cioccolatini più famosi d’Italia. E anche uno dei più buoni. Il suo impasto unico lo rende speciale. Ma come è nato il gianduiotto? Chi ha inventato la ricetta originale? Scopriamolo insieme in questo dolce viaggio tra le pasticcerie torinesi.

Origine del gianduiotto di Torino

Il gianduiotto nasce nel 1865 proprio a Torino. O meglio, in questo anno fa la sua prima apparizione.

L’origine del cioccolatino però risale al 1806. In questo anno nasce infatti l’impasto gianduia. Al tempo Napoleone aveva bloccato le importazioni dall’industria britannica. Questo aveva portato a un forte aumento del prezzo del cacao. Così i cioccolatai piemontesi dovettero trovare un’alternativa. E lo fecero. Misero nel loro impasto la nocciola tonda gentile delle Langhe. Un prodotto facile da reperire ed economico.

La crema gianduia veniva impiegata al posto del cioccolato. Con questo la società dolciaria torinese Caffarel produsse il primo. Fu proprio la Caffarel a creare una macchina in grado di produrre il primo cioccolatino. La collaborazione con il chocolatier Michele Prochet perfezionò la ricetta finale del gianduiotto. L’aggiunta delle nocciole all’impasto lo rese quello che ancora oggi conosciamo.

Fece la sua prima apparizione nel carnevale del 1865. Già allora conservava la sua forma ed il suo tipico incarto dorato. A distribuirlo fu la tipica maschera torinese del Gianduia. Proprio da questa prese il nome il gianduiotto torinese. Da allora è diventato il simbolo dell’arte pasticciera torinese. E il bello è che questo dolcetto ha soltanto 55 calorie

I gianduiotti artigianali di Torino

La ricetta del gianduiotto di Torino è in realtà semplice. Gli ingredienti sono pasta di cacao e nocciole. Quello che fa la differenza è il modo in cui viene lavorato l’impasto. La tecnica usata principalmente è quella dell’estrusione, con questo si fa colare una goccia densa e vellutata. Un modo molto simile a quello manuale usato in passato.

Negli ultimi anni ha preso piede anche un altro metodo. Si tratta del concaggio. È un processo più industriale che impiega degli stampi. Con questa tecnica si usa anche meno impasto di cioccolato.

Per la sua storia e per la sua fama, il gianduiotto torinese è uno dei simboli della città. Sono molte le cioccolaterie che producono questa dolce pepita dorata. Una delle più famose è quella di Guido Gobino. Questa cioccolateria presenta una vasta scelta di gianduiotti. Tra questi è famoso il Tourinot, un gianduiotto di dimensioni ridotte. Ovviamente anche le sue calorie sono ridotte.

Un’altra famosa cioccolateria torinese è quella di Guido Castagna. Questa è nata soltanto nel 2002, ma in pochi anni si è imposta come una delle migliori d’Italia. Ovviamente anche il suo è tra i migliori della città.

Il gianduiotto industriale

Ci sono molte cioccolaterie che producono su scala nazionale il gianduiotto. Su tutte la Caffarel, che dall’invenzione del cioccolatino ha continuato a produrlo. A quello classico oggi si accompagnano molte varianti. Un esempio è l’apprezzatissimo gianduiotto fondente. Ma anche alternative più particolari. Come quella all’amaretto o fondente e arancia.

Ma famoso è anche il Pernigotti. Anche qui alla formula classica si affianca il gianduiotto fondente. Stesso vale per il gianduiotto Novi della celebre cioccolateria italiana.

Più particolare invece il Perugina. Questo si presenta in tre varianti. Classico, doppio gusto fondente e doppio gusto alla vaniglia.

Menzione speciale merita la famosa pasticceria Venchi di Torino. Anche qui possiamo trovare numerose varianti del gianduiotto torinese. Oltre quelli classici abbiamo i gianduiotti fondenti, fondenti ripieni, al latte e all’arancio.

Il gianduiotto artigianale torinese è un must per chiunque visiti la città. La massima espressione della tradizione del cioccolato di Torino.

Hai mai assaggiato uno di questi gianduiotti? Raccontaci la tua esperienza e se ti è piaciuto l’articolo condividilo!

Articolo di Lorenzo Bobbio

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