Farra di Soligo, cosa vedere e cosa fare - Oj Eventi

Farra di Soligo, cosa vedere e cosa fare

Farra di Soligo

Siete nei pressi di Farra di Soligo se vi trovate in mezzo ai palù che caratterizzano alcune zone del Veneto. Siete nelle vicinanze se vi trovate sulle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio dell’UNESCO. Un paesaggio a mosaico modellato dall’uomo e dalla natura, descritto da ciglioni piantati a vite, macchie boschive, valli e creste. Qui è difatti prodotto il vino Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene DOCG. Siete nei pressi di questo paesino se scorgete una chiesetta in cima a un piccolo colle con dei grandi orologi sulle facce del campanile. Sì, siete proprio in Fara, come si dice in veneto, un comune in provincia di Treviso, vasto 28 km2 e che conta circa 9.000 abitanti.

Un antico villaggio longobardo

Farra di Soligo nacque ai piedi delle suddette colline al tempo dei Longobardi, popolazione germanica che si spinse in Italia settentrionale tra II e VI secolo. A dirla tutta in zona sono stati rinvenuti manufatti di selce risalenti alla fine dell’Età della pietra, sebbene non ci sia prova di un insediamento. Forse fu semplicemente un luogo utile dove accamparsi grazie a un’abbondante acqua di polla nei dintorni. Nel territorio manca prova sia pure di insediamenti romani.

Il termine Farra, o meglio Fara, deriva infatti dall’etimo germanico far, che significa viaggio. Pare non esservi dubbio che il più antico nucleo abitativo del borgo sia stato innalzato da un clan longobardo, ovvero una fara, una famiglia in senso lato che migrava. Molteplici sono poi sia i termini di derivazione longobarda nel linguaggio dei farresi, sia i ritrovamenti risalenti al periodo longobardo. Senza dimenticare le tracce, a nord del borgo, di ciò che doveva essere un sepolcreto di tal popolo germanico.

In epoca feudale un castello probabilmente sormontava il borgo, che sorgeva sul Col San Martino al posto della menzionata chiesetta, ovvero la Chiesa di San Vigilio. Con più certezza svettava un fortilizio sul colle San Gallo, costruito sui resti di un insediamento fortificato dell’Età del bronzo. Nel XIII secolo il comune era sotto il controllo dei conti di Collalto, nobile casata longobarda fondata da Rambaldo I. In seguito, fu soggetto al dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, destino di tutti i paesini del Trevigiano. Alla caduta di Venezia, patì i saccheggi da parte delle truppe di Napoleone. In epoca moderna, la Grande Guerra costrinse molti farresi a farsi profughi spostandosi in Friuli, molti morirono di stenti. Mentre nella Seconda guerra mondiale il comune si distinse per dignità e resistenza a una ritorsione di soldati nazisti, ottenendo una medaglia di bronzo al merito civile.

Che cosa vedere a Farra di Soligo?

Naturalmente, prima di tutto, chiese e ville! Si potrebbe iniziare dall’eremo di San Gallo in cima al quale la vista spazia sul pianoro del Quartier del Piave, e la cui struttura conserva un affresco del 1400. Da ricordare che sul San Gallo, i resti del castello medievale di cui abbiamo accennato, eretto nell’anno 962 e distrutto da Venezia nel 1378, resistettero fino al 1800. Su un versante del colle, nel periodo natalizio, circa 900 lampadine creano un grande albero di Natale.

Di origine trecentesca è la Chiesa di Santa Maria Nova, che conserva affreschi del 1300 e opere di Giovanni Antonio da Meschio e Giovanni Charlier. Curiosi affreschi possiede anche la Chiesa di Santa Maria Nova. Degna di nota è la Chiesa di Santa Stefano Protomartire, la parrocchiale di Farra di Soligo, eretta nel XII secolo, adornata nel 1800 dalle pitture di Carlo Bevilacqua. Prezioso è il fonte battesimale che riporta lo stemma dei Della Torre, famiglia della nobiltà longobarda, così come l’ancona, opera di Francesco da Milano. Infine la già citata Chiesa di San Vigilio che custodisce affreschi di Giovanni di Francia e le pale d’altare di Giuseppe Modolo e Luigi Cima, e che gode di un pregiato pavimento con piastrelle in laterizio. Intrigante è il Santuario di Collagù, forse un antico centro di culto pagano.

Le ville, di gran valore architettonico e spesso collocate in posizione panoramica, hanno un’età che va dal 1500 al 1800. Di grande impatto sono Villa della Rovere Paccanoni, Villa Callegari, Villa Savoini, Villa Soligo Brandolini, Villa Caragiani Gradenigo Ricci e la grande Villa De Toffoli Canel che vigila su un platano orientale. Sui colli solinghesi, a un’altezza di circa 300 metri sul livello del mare, spiccano le neo-romaniche torri di Credazzo, ciò che resta di un complesso fortificato risalente al X secolo. Costruito dai Collalto, il complesso fu distrutto dagli Ungari, e restaurato in epoca contemporanea.

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Cosa fare a Farra di Soligo?Farra di Soligo

Al borgo di Farra di Soligo, bagnato a Col San Martino dal torrente Raboso e a est dal fiume Soligo, si snodano tragitti mappati per praticare trekking e attività affini. Si tratta di percorsi collinari, pianeggianti, con scorci panoramici, di scarsa o media difficoltà e di differenti lunghezze e altezze. Alcuni sentieri, attraverso il Monte Moncade, fra boschi di castagni e betulle, congiungono il borgo alle proprie frazioni. Vi aspettano piccole gole, cantine e casere, cascatelle, stradicciole che fra le vigne serpeggiano, salgono e scendono. Tanto pittoreschi da lasciarvi gli occhi sono l’itinerario del Quartier del Piave, il sentiero Pe’ de Moliana, il sentiero delle Vedette, il sentiero Gor della Cuna, il sentiero delle Crepe e il sentiero per Campea. Non una strada ma la natura conduce poi alla Chiesa di San Lorenzo, il cui campanile serba la singolare piere de mat (pietra dei matti) che riporta delle misteriose scritte indecifrate. La leggenda narra che, toccandola, darebbe la pazzia.

Probabilmente il più amato è l’itinerario delle Colline del Prosecco. Colline chiamate “pendii eroici” poiché l’ostica morfologia richiede un’audace coltura e vendemmia, facendo della meccanizzazione un’illusione. Curioso il caso di un’azienda che, coltivando un terreno con una forte pendenza, ha pensato di creare una piccola monorotaia, grazie alla quale i passeggeri, i tumidi acini d’uva, discendono a valle!

Poco distante dal borgo si trova il Parco Giochi ai Pioppi, situato all’interno di una foresta, interamente costruito da un singolo individuo. Non lontano si trovano anche le grotte del Caglieron, che possiedono cascate alte diversi metri. In parte create dall’erosione in parte dall’uomo che vi custodiva i formaggi per la stagionatura e vi coltivava funghi, da queste grotte si estrae sin dal 1500 la pietra dolza. All’interno si trova una chiesetta e, vicino, antichi mulini. Una visita meritano altri luoghi naturali presso al Piave, come l’Isola dei morti e l’Oasi Fontane Bianche.

Là dove il formaggio alza il gomito

formaggio ubriaco

formaggio ubriaco

Numerosi sono i comuni affascinanti della provincia di Treviso, là dove Sile e Cagnan s’accompagna, come disse il sommo poeta, a esempio merita una visita San Vendemiano. Per popolazione tali comuni vanno da Conegliano a un borghetto dal nome fiabesco, Portobuffolé. Ma che cosa si mangia in questi borghi, soprattutto a Farra di Soligo?

Da sempre legato all’agricoltura, e con diverse filande, il paese crebbe economicamente solo grazie alla produzione vinicola. Il prodotto più importante è infatti il Prosecco. Tuttavia sono parecchie le specialità culinarie. Una di esse è indubbiamente un formaggio ubriaco, in altre parole invecchiato nelle botti di vino. Uso che forse risale alla Grande Guerra poiché i trevigiani nascondevano il cibo nelle botti per non farlo trovare alle depredanti truppe austriache. Il formaggio si presenta con una crosta viola e accentuate note di vino, ottimo accompagnato a pane e salumi. Restando in tema in borgo vi è un noto caseificio che dal lontano 1883 fornisce prodotti DOP e IGT.

I più diffusi cibi sono i casunziei, ripieni di verdure e ricotta, la sopa de tripe e la sopa coada, la casatella trevigiana, la fregolotta. I bìgoi e gli gnòchi, conditi con diversi ingredienti, senza tralasciare il riso, importante per tutta la cucina trevigiana. Da rammentare è il noto radicchio rosso di Treviso, prodotto in 24 comuni della provincia, la cui coltivazione è antichissima. Si tratta di un radicchio dal gusto dolciastro, molto croccante grazie alle coste sviluppate, e che nell’aspetto ricorda la Mano di Buddha.

Fino a pochi anni fa sorgeva in paese un’antica osteria frequentata dal conosciuto poeta Andrea Zanzotto. Se ha ispirato lui, troverete anche voi la giusta vocazione, soprattutto se siete poeti o artisti, banchettando nei vari ristoranti e osterie, o alloggiando nei numerosi bed and breakfast e hotel, forniti di tutto il necessario per un piacevole soggiorno.

Gli eventi adatti per conoscere i prodotti tipici

Fra i più importanti eventi del borgo vi è la Mostra del Valdobbiadene DOCG, una delle prime manifestazioni nate per promuovere il Prosecco. Allestito presso cantine storiche, l’evento si apre in aprile e si protrae per diverse settimane, accogliendo centinaia di espositori.

Seguono poi il Valdobbiadene DOCG Festival, il Concerto tra torri e stelle, organizzato in luglio in un anfiteatro naturale che sorge fra le colline, e la corsa ciclistica Cross Country tra le torri, a maggio. Interessante la Farra profuma d’autunno, con musica, teatro e intrattenimenti per i più piccoli. Meritano sia pure la festa della fragola e dell’asparago e la Festa dei Santi Pietro e Paolo. Come in ogni borghetto che si rispetti vi è poi un mercatino settimanale, per la precisione ogni martedì in Piazza Emigrante, a Col San Martino. Questa ospita anche la Mostra dei prodotti lattiero-caseari e la Rassegna bovina. Da ricordare è la forse ormai desueta Estate di San Martino, realizzata in novembre, in cui si festeggia il raccolto delle campagne e ci si rimpinza di castagne e vino. Tra l’altro il Natale si avvicina. Se il borgo è capace di creare un luminoso abete ciclopico ogni anno, chissà che mercatini di Natale ha l’abitudine di allestire!

Insomma, visitando questo borgo, situato fra colli e pianura, a un passo dalle Prealpi trevigiane, vi rigenererete al meglio soprattutto in virtù di un paesaggio autentico e caratteristico, plasmato dall’uomo e dalla natura. Da un lato un paesaggio meravigliosamente consolatore dell’anima, con quel suo susseguirsi armonioso di colline. Dall’altro lato un paesaggio sinistro e misterioso, per via di alcune strane leggende. Si pensi a esempio al Col d’Attila che, secondo il ricordo popolare, spiccando solitario nella pianura del borgo, sarebbe un enorme tumulo elevato proprio dal Flagello di Dio con la propria orda devastatrice nel V secolo.

Cosa aspettate a far di Farra di Soligo la prossima meta da raggiungere! Se l’avete già visitata lasciate un commento descrivendo la vostra esperienza! Suggeriteci anche quali borghi veneti meritano di essere visitati e raccontacelo nei commenti!

Articolo di Giuliano Monteneri

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