Domenica 1 Marzo 2020 nei musei Mibac gratuiti romani (Rm)
Ricordiamo che ” Oj eventi “ si occupa solamente di informazione turistica e vi invita sempre prima di partire a contattare la struttura di interesse (in caso di variaizione orari o chiusure straordinarie). Per tutti gli altri servizi (hotel, trasporti privati ecc ) siamo a completa disposizione.
Non bisogna prenotare per partecipare. Accertarsi sempre di contattare la struttura prima di mettersi in viaggio per evitare chiusure staordinarie.
Parco Archeologico Di Ostia Antica
I resti dell’antica Ostia si inseriscono in un contesto geografico e territoriale molto diverso da quello antico: infatti in età romana il Tevere costeggiava il lato settentrionale dell’abitato, mentre ora ne tocca solo in minima parte un tratto del settore occidentale, essendo stato il suo letto trascinato a valle da una rovinosa e famosa alluvione, nel 1557; inoltre la linea di costa, in origine vicina alla città, risulta attualmente distante di circa 4 km, per l’avanzata della terraferma dovuta ai detriti lasciati dal fiume negli ultimi 2.000 anni. Ostia era quindi una città sorta – con un suo porto fluviale – sul mare e sul fiume, e questa sua particolare posizione ne determinò l’importanza attraverso i secoli sotto il profilo strategico -militare e sotto quello economico. Un’antica tradizione ne attribuiva la fondazione al quarto re di Roma, Anco Marzio, intorno al 620 a.C., per lo sfruttamento delle saline alla foce del Tevere (da cui il nome Ostia, da ostium = imboccatura). Comunque, i resti più antichi sono rappresentati da un fortilizio (castrum) in blocchi di tufo costruito dai coloni romani nella seconda metà del IV secolo a.C., con scopi esclusivamente militari, per il controllo della foce del Tevere e della costa laziale. Successivamente, soprattutto dopo il II secolo a.C., (quando Roma aveva ormai il predominio su tutto il Mediterraneo), cominciò a venir meno la funzione militare della città, destinata a diventare in poco tempo il principale emporio commerciale della capitale.
L’accesso al complesso delle ‘Case decorate’ è possibile su richiesta e prenotazione:
Il percorso da seguire all’interno degli scavi può risultare accidentato, è quindi consigliabile indossare scarpe chiuse e comode.
Giorni e orario apertura: domenica 8.30-19.00, ultimo ingresso alle 18.30
Indirizzo: viale dei Romagnoli, 717
Telefono: +39 06 56358099
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Strutture della Villa romana del 32 a.C. con fasi edilizie del I secolo e di epoca tarda e medioevale. Si tratta di una tipica residenza d’otium, appartenuta al celebre poeta Quinto Orazio Flacco, che la ebbe in dono da Caio Cilnio Mecenate, tra il 33 e il 32 a.C. Il complesso si articola intorno a due cortili e si possono distinguere tre settori: la parte residenziale a nord, un grande quadriportico con ambienti annessi a sud e un complesso termale a ovest. Le murature erano in opera reticolata e i pavimenti in mosaico e cocciopesto. In età flavia (I secolo d.C.) l’impianto termale fu ampliato con l’aggiunta di nuovi ambienti all’esterno del corpo principale della villa. Annesso alla villa era un grande giardino delimitato da portici. I materiali rinvenuti nel corso degli scavi condotti a partire dai primi del Novecento sono conservati nel piccolo Antiquarium di Licenza.
Giorni e orario apertura: dal 1° giugno 2018 l’Area archeologica resterà chiusa e potrà essere visitata solo su prenotazione telefonica, dalle ore 9.00 alle 13.00, ai numeri (+39) 06 67233013 e 338 9566506.
Indirizzo: via Licentina, s.n.c.
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La villa sorge a poche centinaia di metri dall’antico centro di Lucus Feroniae . Ritornata in luce all’inizio degli anni Sessanta, appartenne alla potente famiglia senatoria dei Volusii. Nell’area, interessata da un complesso programma di restauro e di recupero ambientale, sono visibili gli estesi resti dell’impianto residenziale del tipo a gradoni. Di particolare importanza il programma decorativo della villa, che conserva ricchi mosaici policromi (di età repubblicana) e in bianco e nero (della fase augustea), iscrizioni celebrative, sculture ornamentali, arredi e resti di pitture che, insieme ai materiali rinvenuti nello scavo e riferibili alla vita quotidiana, offrono al visitatore un suggestivo spaccato degli usi e dei costumi dell’aristocrazia romana.
Giorni e orario apertura: Domenica. Visitabile su prenotazione al +39 06 9085173
Indirizzo: via Tiberina km 18, 500
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Parco Archeologico Dell’appia Antica-Villa Dei Quintili E Santa Maria Nova
Situata al V miglio della Via Appia Antica, la Villa dei Quintili, il più grande complesso residenziale del suburbio di Roma, fa parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Grazie al rinvenimento di una tubatura in piombo recante il nome dei proprietari, è certo che il complesso appartenesse ai fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, membri di una famiglia senatoria e consoli nel 151 d.C.
I Quintili furono fatti uccidere dall’imperatore Commodo nel 182-183 d.C. per aver ordito una congiura contro di lui, così la residenza sull’Appia fu confiscata e divenne proprietà imperiale. Da allora Commodo stesso e altri imperatori dopo di lui vissero nella villa.
Testimonianze della loro presenza sono l’imponenza dell’architettura, la ricchezza delle decorazioni scultoree e la raffinatezza dei rivestimenti parietali e pavimentali in lastre di marmo colorato, tuttora splendidamente conservati.
In origine si accedeva alla Villa dall’Appia Antica attraverso un ampio giardino porticato dotato di un ninfeo monumentale trasformato poi in fortezza in età medievale.
Oltre il giardino si trova il nucleo principale che si sviluppa sulla collina con una serie di cortili e vani di rappresentanza, un grande impianto termale, edifici per gli spettacoli e ambienti della residenza privata affacciati sulla vallata circostante.
Nel casale moderno è allestito un Antiquarium che conserva pezzi scultorei e architettonici di grande pregio rinvenuti durante gli scavi.
Nei pressi dell’ingresso sull’Appia Antica si trova il casale di S. Maria Nova, appartenuto ai Monaci Olivetani e solo recentemente divenuto patrimonio pubblico. Lo Stato ha infatti acquistato nel 2006 l’antico casale assieme a tre ettari di campagna romana che da circa 10 anni versavano in stato di totale abbandono ed erano occupati abusivamente.
Da allora si sono svolti lavori di scavo e ristrutturazione che hanno permesso di aprire l’area al pubblico non solo per godere delle nuove importanti scoperte archeologiche portate alla luce, ma anche per fruire degli spazi interni del casale.
Il casale e la torre di avvistamento, sopraelevati su di un imponente monumento del II d.C., illustrano le trasformazioni del territorio dell’Appia attraverso i secoli.
Dagli scavi nell’area sono riemersi un impianto termale del II d.C., con mosaici che raffigurano giochi gladiatori e circensi, un tratto di strada basolata, un’area cimiteriale di II secolo d.C. ed edifici presumibilmente pertinenti al grande complesso della Villa dei Quintili, adiacente alla tenuta.
È possibile visitare il complesso di Santa Maria Nova secondo gli orari e le modalità di accesso a Villa dei Quintili.
Giorni e orario apertura: domenica 09:00 alle 19:00, ultimo ingresso alle 18:00
Indirizzo: via Appia Nuova, 1092
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Voluta dal cardinale Ippolito II d’Este, nominato Governatore civile della città di Tivoli da papa Giulio III, che lo volle in questo modo compensare dopo averlo sconfitto nella corsa al soglio pontificio, la Villa fu elaborata dal napoletano Pirro Ligorio: questi affidò il restauro del convento benedettino all’architetto G. A. Galvani, mantenendo per sé la realizzazione del magnifico giardino. Passata alla morte del cardinale nelle mani dei parenti, Alessandro e Luigi, passò poi agli Asburgo parenti di Maria Beatrice, ultima Este: la sua situazione stava degenerando a vista d’occhio, quando venne parzialmente salvata dal cardinale de Hohenlohe, che ne rinverdì i fasti ospitando anche il celebre Franz Liszt.
Nel 1919 in base al trattato di St. Germain lo Stato Italiano ne divenne possessore. Il lavoro compiuto dal Ligorio fu veramente notevole: si trattava di superare molti problemi pratici e cominciò creando l’alto terrapieno del giardino, utilizzando le vecchie mura urbane come contrafforti, scavò sotto la città di Tivoli una galleria lunga 600 m che dal bacino dell’Aniene portava una mole incredibile d’acqua fino alla vasca sopra la fontana dell’Ovato, convogliò l’acqua della sorgente Rivelese fino alle cisterne della Villa e calcolò esattamente quanta acqua ci sarebbe voluta per realizzare tutti i giochi che aveva in mente, usando solo il principio dei vasi comunicanti. Si avvalse anche della collaborazione di valenti idraulici quali Giacomo della Porta e Claude Venard, che realizzò l’organo idraulico. Ma quello che impressiona ancora di più sono i numeri: 35.000 mq complessivi di giardini, 250 zampilli, 60 polle d’acqua, 255 cascate, 100 vasche, 50 fontane, 20 esedre e terrazze, 300 paratoie, 30.000 piante a rotazione stagionale, 150 piante secolari ad alto fusto, 15.000 piante ed alberi ornamentali perenni, 9.000 mq di viali, vialetti e rampe.
Giorni e orario apertura: domenica 8.30 – 19.45 (la biglietteria chiude alle 18.45).
Indirizzo: piazza Trento, 5
Telefono: +39 0774 312070
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Area Archeologica Di Villa Adriana
Costruita tra il 118 e 138 d.C. da Adriano (Publius Aelius Hadrianus) nato probabilmente ad Italica, presso Siviglia (Spagna), il 24 gennaio del 76 d.C.; adottato da Traiano, cugino del padre, gli successe nell’Impero nel 117 d. C.
La Villa si distribuì su un’area di almeno 120 ettari, su un pianoro tufaceo compreso tra due fossi, quello dell’acqua Ferrata ad est e quello di Risicoli o Rocca Bruna ad ovest. Per realizzare un complesso così grandioso Adriano decise di spostare la propria residenza fuori della capitale, scegliendo un territorio verde e ricco di acque, nei pressi di Tivoli, a 28 km da Roma, sui banchi tufacei che si allargano ai piedi dei Monti Tiburtini.
Attualmente l’area visitabile è di ca. 40 ettari. Le fonti letterarie ci tramandano che Adriano, personalità estremamente versatile, amò in particolar modo l’architettura, cui si dedicò personalmente; le caratteristiche dell’impianto della Villa, che si differenziano dalle consuetudini architettoniche dell’epoca, dimostrano fuori ogni dubbio questa sua partecipazione e competenza.
A Roma, un esempio in tal senso può essere costituito dal Tempio di Venere e Roma, eretto nel Foro, ma anche il Pantheon, rifacimento del precedente tempio costruito da Agrippa, da alcuni studiosi attribuito ad Apollodoro di Damasco, architetto ufficiale dell’imperatore Traiano, fu costruito in forma nuova e con tecniche innovative.
A Roma si conserva un altro importante monumento fatto erigere da Adriano, Castel Sant’Angelo, originariamente destinato a tomba dell’imperatore e successivamente trasformato in fortezza dello Stato Pontificio.
La Villa comprende edifici residenziali, terme, ninfei, padiglioni, giardini che si alternano secondo una distribuzione del tutto inusuale, che non rispecchia la consueta sequenza di ville e domus , anche imperiali.
I vari edifici erano collegati fra loro, oltre che da percorsi di superficie, anche da una rete viaria sotterranea carrabile e pedonale per i servizi. Straordinaria era la ricchezza della decorazione architettonica e scultorea della villa che è stata oggetto di frenetiche e sistematiche ricerche a partire dal Rinascimento.
Le spoliazioni di marmi, avvenute già in età medioevale per reimpieghi di vario tipo, hanno determinato una dispersione tale dell’apparato decorativo della villa, che quasi tutti i principali musei e collezioni di Roma e del resto dell’Italia, nonché d’Europa, annoverano tra le loro opere esemplari provenienti da Villa Adriana.
Giorni e orario apertura: Domenica 8.30 alle 19.00, ultimo ingresso alle 18.30
Indirizzo: largo Marguerite Yourcenar, 1
Telefono: +39 0774768085; +39 0774312070
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Le Thermae Antoninianae, uno dei più grandi e meglio conservati complessi termali dell’antichità, furono costruite nella parte meridionale della città per iniziativa di Caracalla, che dedicò l’edificio centrale nel 216 d.C. La pianta rettangolare è tipica delle “grandi terme imperiali”. Le terme non erano solo un edificio per il bagno, lo sport e la cura del corpo, ma anche un luogo per il passeggio e lo studio. Si entrava nel corpo centrale dell’edificio da quattro porte sulla facciata nord-orientale. Sull’asse centrale si possono osservare in sequenza il calidarium, il tepidarium, il frigidarium e le natatio; ai lati di questo asse sono disposti simmetricamente attorno alle due palestre altri ambienti. Le Terme di Caracalla sono uno dei rari casi in cui è possibile ricostruire, sia pure in parte, il programma decorativo originario. Le fonti scritte parlano di enormi colonne di marmo, pavimentazione in marmi colorati orientali, mosaici di pasta vitrea e marmi alle pareti, stucchi dipinti e centinaia di statue e gruppi colossali, sia nelle nicchie delle pareti degli ambienti, sia nelle sale più importanti e nei giardini. Per l’approvvigionamento idrico fu creato un ramo speciale dell’acquedotto dell’Aqua Marcia, l’Aqua Antoniniana. Restaurato più volte, l’impianto termale cessò di funzionare nel 537 d.C.
Giorni e orario apertura: Domenica dalle 09.00 alle 19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Indirizzo: via delle Terme di Caracalla, 52
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Parco Archeologico Dell’appia Antica- Tombe Della Via Latina
Il parco delle Tombe di Via Latina fa parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Si tratta di uno dei complessi archeologici di maggior rilievo del suburbio di Roma che conserva ancora sostanzialmente intatto l’aspetto tradizionale dell’antica campagna romana.
La scoperta e gli scavi dell’area sono stati eseguiti tra il 1857 ed il 1858 da Lorenzo Fortunati. Nel sito si conservano i resti del basolato dell’antica Via Latina, che collegava Roma con Capua e, su entrambi i lati, numerosi monumenti funebri e testimonianze storiche e materiali dall’età repubblicana fino all’Alto Medioevo.
All’interno dell’area archeologica sono visitabili, su richiesta, il cosiddetto Sepolcro Barberini o dei Corneli, databile al II secolo d.C., il cosiddetto Sepolcro dei Valeri, la cui struttura in elevato attualmente visibile fu costruita alla fine dell’800 impostandosi
sulla muratura originaria, il Sepolcro dei Pancrazi, della fine del I – inizi II secolo d.C., riccamente decorato da affreschi e stucchi, così chiamato per il riferimento all’iscrizione che cita il collegio funeratizio dei “Pancratii”, posta sulla fronte di un sarcofago di
coniugi all’interno della prima sala ipogea. Nell’area alle spalle del sepolcro dei Pancrazi emergono i resti di una grande villa realizzata alla fine del I secolo d.C. e abitata sino al V secolo quando Demetriade, discendente della famiglia degli Anicii, fece erigere in un settore della villa una basilica dedicata a S. Stefano Protomartire, meta di pellegrinaggi ancora sino al XIII secolo, i cui resti sono tuttora parzialmente visibili.
Le tombe dei Pancrazi, dei Valeri e il Sepolcro Barberini sono visitabili solo su prenotazione.
Giorni e orario apertura: domenica 9.00 – 19.00
Indirizzo: via dell’Arco di Travertino, 151
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Tra gli edifici dell’antichità classica, il Pantheon è certamente quello che meglio si è conservato, in virtù della sua trasformazione in chiesa (Santa Maria ad Martyres) nel 609. La costruzione originaria fu eretta tra il 27 e il 25 a.C. per volere di Marco Vipsanio Agrippa in onore di Augusto e poi dedicata alle principali divinità della famiglia Giulio Claudia.
Le sue forme attuali risalgono ai primi anni del regno di Adriano (118-125). Un enorme muro cilindrico (la Rotonda) di oltre 6 metri di spessore sorregge la monumentale cupola, la più grande volta realizzata in muratura, del diametro di 43,30 metri e pari altezza.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-18.00 (ultimo ingresso 15 minuti prima dell’orario di chiusura)
Indirizzo: piazza della Rotonda, s.n.c.
Telefono: +39 06 68300230
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Parco Archeologico Del Colosseo – Foro Romano E Palatino
Il Parco archeologico del Colosseo è stato creato come Istituto autonomo MiBACT nel 2017 e comprende l’Anfiteatro Flavio, l’area del Foro Romano e del Palatino, la Domus Aurea sul colle Oppio, l’arco di Costantino e la Meta Sudans nella valle del Colosseo. Con più di 7 milioni di ingressi nel 2017, il sito è tra i più visitati nel mondo e il primo in Italia. Il parco custodisce e valorizza alcune tra le più importanti testimonianze archeologiche della storia della civiltà occidentale, dalla fine dell’età del Bronzo all’età contemporanea.
Situato tra le pendici del Campidoglio, dell’Esquilino e del Palatino, il Foro Romano conserva le più significative testimonianze della storia politica e religiosa della città antica. La piazza del Foro fu pavimentata alla fine del VII secolo a.C., dopo la bonifica della palude che originariamente occupava la valle, divenendo così il cuore della vita pubblica romana per oltre un millennio. Luogo di attraversamento delle processioni trionfali, che snodandosi lungo la Sacra Via raggiungevano la cima del Campidoglio, il Foro Romano fu la sede in età regia (VII sec. a.C.) dei più antichi culti della città, come quello di Vesta e di Marte nella Regia, ma anche luogo di riunione dei cittadini, senatori e magistrati nel Comizio; dopo la fine delle guerre puniche (III-II sec. a.C.), il contatto con il mondo ellenistico e con le sue scenografiche architetture nonché nuove esigenze legate alle attività economiche e giuridiche determinarono la costruzione di grandi edifici (le basiliche). Dopo gli interventi cesariani, che interessarono la Basilica Iulia e la Curia, e la realizzazione per volere di Augusto del Tempio del Divo Cesare e del contiguo Arco Partico, gli imperatori realizzarono pochi ma significativi monumenti di grande prestigio: alla gens Flavia si deve la costruzione del Tempio di Vespasiano e Tito; alla memoria di una coppia di imperatori divinizzati, Antonino Pio e Faustina, fu dedicato il tempio poi trasformato nella chiesa di San Lorenzo in Miranda, mentre alla celebrazione della vittoria sui Parti si deve il monumentale Arco di Settimio Severo, costruito nel 203 d.C. L’ultimo grande intervento fu realizzato dall’imperatore Massenzio all’inizio del IV secolo d.C. con la costruzione del Tempio dedicato alla memoria del figlio Romolo e con il rifacimento dell’imponente Basilica.
Sul Palatino sono conservati i resti degli insediamenti dell’età del Ferro riferibili al più antico nucleo della città di Roma. Sede di importanti culti cittadini, tra cui quello della Magna Mater (Cibele), fra il II e il I secolo a.C. il colle divenne il quartiere residenziale dell’aristocrazia romana, con dimore raffinate caratterizzate da eccezionali decorazioni pittoriche e pavimentali, come quelle conservate nella Casa dei Grifi. Dopo Augusto, che scelse simbolicamente il colle come luogo della propria abitazione, il Palatino divenne sede dei palazzi imperiali (Domus Tiberiana, Domus Transitoria e Domus Aurea, Domus Flavia), avviando un processo di identificazione tale che il toponimo Palatium è divenuto nelle lingue moderne sinonimo di edificio residenziale. Alcuni tra i più significativi manufatti rinvenuti negli scavi, che a partire dal XVI secolo interessarono il sito, sono ora esposti nel Museo Palatino: l’edificio accoglie al piano terra materiali che illustrano la storia più antica del colle e al primo piano opere d’arte del periodo imperiale.
Giorni e orario apertura: domenica 08:30-19.00, ultimo ingresso alle 18.00
Indirizzo: Largo della Salara Vecchia, 6
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Museo Nazionale Romano-Palazzo Massimo
L’ottocentesco palazzo in stile neorinascimentale, nei pressi della Stazione Termini, accoglie una delle più importanti collezioni di arte classica al mondo. Nei quattro piani del museo, sculture, affreschi, mosaici, monete e opere di oreficeria documentano l´evoluzione della cultura artistica romana dall’età tardo-repubblicana all’età tardo-antica (II sec. a.C. – V sec. d.C.), attraverso un itinerario espositivo nel quale rivivono la storia, i miti e la vita quotidiana di Roma.
Nelle sale del piano terra sono esposti splendidi originali greci rinvenuti a Roma, come il Pugile, il Principe ellenistico e la Niobide dagli Horti Sallustiani, e la ritrattistica di età repubblicana e imperiale, culminante nella statua di Augusto Pontefice Massimo.
Al primo piano sono presentati celebri capolavori della statuaria, tra cui il Discobolo Lancellotti, la Fanciulla di Anzio e l’Ermafrodito dormiente, e magnifici sarcofagi, come quello di Portonaccio, con una scena di battaglia scolpita in altorilievo.
Al secondo piano, pareti affrescate e mosaici pavimentali documentano la decorazione domestica di prestigiose residenze romane. Il piano interrato custodisce l’ampia collezione numismatica, oltre a suppellettili, gioielli e la mummia di Grottarossa.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-19.45
Indirizzo: Largo di Villa Peretti, 2
Telefono: +39 06 6848.51/51.09
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Museo Nazionale Romano-Palazzo Altemps
Dimora aristocratica dove già nel Cinquecento trovava posto – in una magnifica scenografia architettonica – una ricca collezione di scultura antica, Palazzo Altemps è la sede del Museo Nazionale Romano dedicata alla storia del collezionismo. Situato a pochi passi da Piazza Navona, in prossimità della riva sinistra del Tevere, in Campo Marzio, il primo nucleo del palazzo fu edificato nel XV secolo per volontà di Girolamo Riario, signore di Imola, ambizioso nipote di papa Sisto IV. Passato in altra proprietà, nel 1568 l’edificio fu acquistato dal cardinale Marco Sittico Altemps, di origine austriaca, nipote di papa Pio IV. Il cardinale vi stabilì la propria residenza che, ampliata e impreziosita di decorazioni pittoriche, fu resa degna di rango col sistemarvi – secondo il gusto dell’epoca – la magnifica collezione di antichità e la preziosa raccolta libraria. Vi dimorarono a lungo gli Altemps, fino alla metà dell’Ottocento quando per il caso di vedovanze e innamoramenti la proprietà passò in eredità a Giulio Hardouin, padre della duchessina Maria che nel 1883 sposò nella chiesa di S. Aniceto a Palazzo Altemps Gabriele D’Annunzio. Alla fine del secolo il fabbricato fu venduto alla Santa Sede che lo destinò al Pontificio Collegio Spagnolo. Nel 1982 il primo atto dell’acquisizione di Palazzo Altemps da parte dello Stato italiano; un lungo e rigoroso restauro trova coronamento nel grande successo dell’apertura del museo al pubblico nel dicembre 1997. Il completamento dell’acquisizione (2006) e degli interventi di restauro permette di presentare oggi ai visitatori l’edificio nell’intero.
Il Museo di Palazzo Altemps ospita capolavori assoluti di scultura antica appartenenti a collezioni nobiliari famose e di grande pregio pervenute in proprietà statale. L’allestimento punta a integrare – in una combinazione armonica – i marmi nel contesto decorativo delle sale, avendo in mente e riproponendo soluzioni adottate nella sistemazione delle raccolte antiquarie. Il percorso di visita, su due piani, svela una successione di sale decorate, un intrigo di scale e corridoi che conducono di scoperta in scoperta.
Alle statue e ai rilievi delle collezioni Altemps, Boncompagni Ludovisi, Mattei, Del Drago, alle sculture Jandolo, Veneziani, Brancaccio, alla raccolta egizia, ai celebri affreschi Pallavicini Rospigliosi, alle opere provenienti da rinvenimenti eccezionali e recuperate dal mercato antiquario, si affianca l’innumerabile raccolta archeologica di Evan Gorga, eccentrico collezionista d’inizio Novecento. Con un interessante cambio di passo, si trascorre tra le raccolte cinquecentesche e seicentesche per ritrovarsi tra i materiali minuti che testimoniano del collezionismo di archeologia dell’epoca moderna fino ad arrivare alla Galleria delle incisioni e dei marmi antichi, dove è esposta una selezione di stampe dalla collezione messa insieme da Giacomo Boni.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-19.45
Indirizzo: piazza di Sant’Apollinare, 46
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Museo Nazionale Romano-Terme Di Diocleziano
Le Terme di Diocleziano sono il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma. Erette tra il 298 e il 306 d.C., avevano un’estensione di oltre 13 ettari e potevano accogliere fino a 3000 persone contemporaneamente, in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti che costituivano il cuore di ogni impianto termale: il frigidarium , il tepidariume il calidarium. Proprio queste ampie sale furono trasformate da Michelangelo per la realizzazione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri Cristiani: negli altri ambienti delle Terme sorse, ideato dallo stesso artista, il Convento dei Certosini.
Sede originaria del Museo nazionale romano fin dalla sua istituzione nel 1889, le Terme e la Certosa sono oggetto di un processo di restauro che ha finora permesso la riapertura di una parte del complesso monumentale e di due sezioni espositive di un articolato museo, la Sezione di Protostoria dei Popoli Latini e quella Epigrafica sulla Comunicazione Scritta nel Mondo Romano.
Il visitatore può dunque, oltre al percorso museale di visita, godere anche della sontuosa e imponente Aula Decima, all’interno della quale sono esposte la grande tomba dei Platorini e due tombe a camera provenienti dalla Necropoli della via Portuense con affreschi e stucchi; è poi possibile passeggiare nel grande Chiostro Michelangiolesco della Certosa, oggi inattesa oasi di pace e silenzio a pochi passi dall’affollatissima stazione Termini, dove sono esposte più di 400 opere tra statue, rilievi, altari, sarcofagi provenienti dal territorio romano.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-19.30
Indirizzo: via Enrico de Nicola, 79
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Museo Nazionale Etrusco Di Villa Giulia
Villa Giulia, costruita da papa Giulio III tra il 1550 e il 1555, rappresenta uno splendido esempio di villa rinascimentale, sorta come residenza suburbana, analogamente ad altri complessi cinquecenteschi di Roma e dintorni. Al progetto e alla realizzazione parteciparono i più grandi artisti dell’epoca: Giorgio Vasari, Jacopo Barozzi da Vignola e Bartolomeo Ammannati. Dal 1889 accoglie il Museo di Villa Giulia che, nato come Museo delle Antichità preromane, in particolare falische, si può oggi definire il più rappresentativo Museo Etrusco, ricco di testimonianze provenienti dall’Etruria Meridionale, ovvero dal territorio compreso tra il Tevere ed il mare Tirreno (alto Lazio). Sono presenti alcune delle più importanti espressione artistiche etrusche insieme a creazioni greche di altissimo livello, importate in Etruria tra i secoli VIII e IV a.C. L’esposizione delle opere segue un criterio topografico: accanto ai grandi centri etruschi quali Vulci, Cerveteri, Veio, sono rappresentati anche siti minori dell’Italia preromana (Agro falisco, Latium vetus, Umbria). L’esposizione vanta anche grandi raccolte antiquarie costituite dal nucleo del seicentesco museo Kircheriano, dai materiali delle Collezioni Barberini, Pesciotti e soprattutto dalla ricchissima collezione Castellani composta da ceramiche, bronzi e dalle celebri oreficerie antiche e moderne, queste ultime opera degli stessi Castellani, orafi tra i piu noti a Roma nella seconda meta del XIX secolo. Famosi nel mondo, il Sarcofago degli Sposi da Cerveteri (VI a.C.), la statua di Apollo in terracotta da Veio (VI sec. a.C.), l’altorilievo e le lamine d’oro in lingua etrusca e fenicia da Pyrgi (V sec. a.C.), l’Apollo dello Scasato da Falerii (IV sec. a.C.), il Centauro in nenfro da Vulci (sec. VI a.C.), i complessi orientalizzanti da Palestrina (sec. VII a.C.).
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-20.00, con chiusura delle sale dalle 19.15 alle 19.30
Indirizzo: piazzale di Villa Giulia, 9
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Museo Nazionale Di Castel Sant’angelo
Costruito come mausoleo dell’imperatore Publio Elio Traiano Adriano (76-138 d.C.) e sepolcro dinastico per la famiglia degli Antonini, con l’imperatore Aureliano prima e con Onorio poi, l’imponente mole fu inclusa nella cinta muraria di Roma e trasformata in una sorta di fortilizio per la difesa della città. Per queste sue prerogative, sin da allora, acquisì l’appellativo di castellum, al quale si aggiungerà, in epoca altomedievale, quello di sancti Angeli dalla leggenda della visione dell’arcangelo Michele che rinserra la spada a testimoniare la fine della pestilenza.
La vicinanza a San Pietro, la sua posizione strategica a controllo degli ingressi a nord dell’Urbe, la sua mole chiusa e imponente hanno fatto di Castel Sant’Angelo il centro di interessi politici legando inscindibilmente le sue sorti a quelle della Chiesa fin da quando, nel 1367, papa Urbano V pretese le chiavi di Castello come condizione per il ritorno della Curia a Roma.
Da allora furono condotti numerosi interventi architettonici e costruzioni di nuovi corpi di fabbrica volti, da un lato, ad aggiornare l’edificio alle rinnovate esigenze difensive con la costruzione dei bastioni e della cinta pentagonale, dall’altro per renderlo sempre più confortevole e adeguato alle aspirazioni della Curia assumendo con Paolo III Farnese (1534-1549) l’aspetto di una vera e propria dimora principesca. Fino ad arrivare a tempi più recenti, quando il castello venne utilizzato esclusivamente come carcere politico chiamato con il nome di Forte Sant’Angelo e infine quando nel 1925 venne trasformato in Museo Nazionale. Il suo fascino resta immutato, così come la sua capacità di incidere nell’immaginario collettivo della città di Roma, con la “Girandola” manifestazione che, fino a qualche anno fa, si rinnovava ogni anno il 29 giugno nella festa dei patroni della città.
Il percorso museale si snoda tra ambienti di età romana – come la rampa elicoidale o la cella delle urne sepolcrali – che, private dell’originaria decorazione, mostrano l’imponenza delle tecniche edilizie romane e le sale elegantemente decorate nel corso del Cinquecento con stucchi ed affreschi. Con apposite visite tematiche è anche possibile scoprire ambienti solitamente non visitabili ma non per questo meno incisivi nella storia del monumento: si tratta della famigerate Prigioni storiche create al tempo di Alessandro VI, del Passetto di Borgo che, correndo al riparo delle Mura Leonine univa la residenza pontificia del Vaticano con il ben più munito Castel sant’Angelo e della raffinatissima Stufetta di Clemente VII, il bagno riscaldato che il pontefice medieceo fece ricavare a lato dell’appartamento papale da lui ricavato all’interno del forte. Infine non possiamo non ricordare l’ampio panorama che dal Giretto che corre attorno al Maschio del castello ed ancor più dal Terrazzo dell’Angelo, si gode sulla città.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-19.30 (la biglietteria chiude alle 18:30)
Indirizzo: Lungotevere Castello, 50
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Museo Nazionale Del Palazzo Di Venezia
Il Museo nazionale del Palazzo di Venezia ha sede in quella che fu la grandiosa dimora papale del veneziano Paolo II Barbo (1464-1471), grande appassionato di collezionismo e iniziatore ideale del destino museale ed artistico dell’edificio. Istituito nel 1921, il Museo polarizza il suo interesse attorno alle cosiddette “arti applicate”. Le sue raccolte si sono formate a partire da un primo nucleo di sculture e opere provenienti da Castel Sant’Angelo, dalla Galleria nazionale d’Arte Antica e dalle collezioni del vicino museo del Collegio Romano fondato nel Seicento dall’enciclopedico gesuita Athanasius Kircher. Il materiale artistico dell’originaria collezione era composto di opere prevalentemente di epoca medievale e rinascimentale, testimonianza di particolari settori settori dell’arte decorativa come piccoli bronzi, smalti, marmi, ceramiche di manifattura italiana.
Giorni e orario apertura: Domenica 8.30-19.30 (la biglietteria chiude alle 19:00)
Indirizzo: via del Plebiscito, 118
Telefono: +39 06 69994284
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Museo Archeologico Nazionale Di Civitavecchia
Il Museo occupa la sede monumentale della ex Dogana pontificia voluta da Clemente XIII, così come attesta l’iscrizione sopra l’ingresso della struttura. Negli anni ‘70 è stato definitivamente allestito per accogliere i materiali archeologici provenienti dal vecchio Museo Civico e pertinenti i rinvenimenti dal territorio di Civitavecchia e dall’antistante litorale, come pure dalle zone limitrofe (S. Marinella, Allumiere, Tolfa, etc.).
Il Museo è articolato su tre piani; nelle due sale del piano terra sono esposti i materiali lapidei fra i quali oltre a pregevoli statue ed elementi decorativi provenienti da ville disseminate sulla costa, sono iscrizioni dalla località Prato del Turco, sede del sepolcreto della flotta romana stanziata a Civitavecchia in età traianea. Al primo piano sono esposti alcuni corredi delle necropoli nel territorio di Allumiere, Tolfa e S. Marinella e materiale proveniente dal santuario in località Punta della Vipera. Al secondo piano sono testimonianze di varia epoca e provenienza fra le quali si segnalano i reperti rinvenuti nello scavo della cosiddetta Rocca Romana, databili da età imperiale ad epoca rinascimentale.
Giorni e orario apertura: Domenica 8.30-19.30
Indirizzo: largo Cavour, 1
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Dedicato allo scultore Manzù, il museo ospita le opere da lui donate allo Stato Italiano nel 1979 e aperto al pubblico nell’aprile del 1981. A 45 minuti di macchina da Roma sulla via Laurentina, sotto la rocca tufacea su cui sorge Ardea, è situato l’edificio, che conserva un consistente nucleo di opere tra sculture, gioielli, medaglie, disegni, incisioni e bozzetti teatrali (461 pezzi in tutto). La maggior parte riguarda il periodo della maturità del maestro tra il 1950 e il 1970. Alcuni esemplari degli anni iniziali dell’artista, come il bassorilievo in bronzo ‘Adamo ed Eva’ del 1929 o il ‘David’ del 1939, si uniscono ai più noti ‘Cardinali’, nati alla fine degli anni ‘50, e alle sue famose ‘Crocefissioni’, nate nel 1939 e proseguite nel dopoguerra come il ‘Bassorilievo del Cristo con il Generale’ del 1947, il ‘Bassorilievo con scheletro’ del 1966. Le Porte Sacre di Salisburgo (1958) e Rotterdam (1968) sono rappresentate da due bozzetti delle due intere porte iniziali, mentre di San Pietro (1964) si possono vedere le borchie con i simboli degli animali dorati, il pannello in bronzo della ‘Morte per violenza’, che riprende l’iconografia della ‘Morte del partigiano’, ed uno della ‘Morte di Papa Giovanni’, che commemora il Papa scomparso nel 1963, prima dell’ultimazione della Porta. Più recenti creazioni degli anni ’80, come il ‘Cestino di frutta’ evidente omaggio al Caravaggio, confermano la sempre più raffinata esecuzione raggiunta dall’artista nel bronzo dorato, secondo l’antica tecnica al mercurio d’epoca romana. Dal 1954, anno dell’incontro di Giacomo Manzù con Inge Schabel, il tema del pittore e la modella come molti altri, si viene ad intrecciare con l’immagine della donna sua futura moglie e quasi unica modella. Alle grandi sculture degli ‘Amanti’, si unisce il tema del gioco e della gioia nella serie di ‘Giulia e Mileto in carrozza’, opere ispirate agli affetti familiari dopo la nascita dei due figli di Manzù.
Giorni e orario apertura: Domenica 9.00-19.30 (la biglietteria chiude alle 18:30)
Indirizzo: via Laurentina, Km 32,800
Telefono: +39 06 9135022 +39 06 32298425
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