
Il costo per mille o più semplicemente CPM è un indicatore davvero utile nel campo del marketing. Qualsiasi azienda abbia un piano di comunicazione che prevede campagne pubblicitarie dovrebbe tener conto di questo valore: è davvero utile per calcolare l’efficacia della propria strategia. Si tratta di un fattore molto rilevante specialmente in ambito web marketing, essenziale nel display advertising. Ovviamente è semplicemente un numero, quindi preso da solo potrebbe risultare poco indicativo delle performance pubblicitarie. Serve l’abilità di interpretarlo rapportandolo con tanti altri indicatori per comprendere realmente come stanno le cose. Le imprese che si affidano all’advertising online troppo spesso non riescono a compiere quest’ultima operazione e perciò rischiano di rimetterci dei soldi attivando campagne inefficaci.
CPM: cos’è il costo per mille, definizione
Si tratta di un termine molto utilizzato in ambito pubblicitario e web, CPM è l’abbreviazione di Costo per Mille. Il soggetto sottointeso (le “mille”) sono le impression che l’annuncio totalizza in un determinato periodo di tempo. Nella pratica, quando realizzi un messaggio pubblicitario per il tuo business, il CPM ti indica quanto è costato mostrare quel determinato messaggio a mille utenti unici. È un rapporto, si ottiene dividendo il costo dell’annuncio pubblicitario per il totale delle impressioni che ha avuto e moltiplicando il risultato per mille. Per avere queste statistiche generalmente è sufficiente fare riferimento al canale di distribuzione dell’annuncio. Quasi ogni piattaforma pubblicitaria infatti, offre la possibilità di visualizzare questi dati. I prodotti Google, da AdSense a YouTube, Facebook, ma anche Spotify per podcaster, tengono conto di questi numeri. È sufficiente imparare a leggerli e usarli.
CPM: a cosa serve nel marketing
Il Costo per Mille è un indicatore di efficienza delle campagne pubblicitarie. Si tratta di un modello basato sull’investimento rapportato all’esposizione mediatica effettiva, ovvero il costo per visualizzazione senza click. Chi desidera affidarsi a un indicatore basato sui risultati dovrebbe ricorrere al CPC, cioè costo per click. L’utilizzo del CPM però è molto diffuso per tutte le iniziative marketing che riguardano il brand aziendale. In questi casi infatti è sufficiente vedere il marchio per aumentarne la diffusione o l’autorevolezza. Il CPM è molto diffuso nelle campagne di display advertising. La motivazione è piuttosto semplice: a volte un click non serve a generare awarness. Uno dei dettagli più interessanti è che questo indicatore è utilizzato anche in forma predittiva per stabilire preventivi e transazioni commerciali. Ad esempio la pubblicità sui social si può impostare a partire dal numero di impression. Al momento della creazione dell’inserzione sponsorizzata, Facebook “predice” all’inserzionista quanto spenderà per ottenere mille impression. È anche un indicatore utilizzato dagli impiegati commerciali dei maggiori siti web per vendere banner pubblicitari. Anche i principali mezzi di informazione utilizzano questo sistema sui loro portali.
La strategia giusta per la tua impresa
Non è affatto semplice stabilire a priori quale sia la migliore strategia per la propria impresa, ma il CPM potrebbe essere un aiuto. Se sei indeciso tra una campagna pubblicitaria sui social oppure nelle serp di Google, potresti prendere in considerazione questo dato e scegliere la più conveniente per il tuo budget. Ovviamente devi considerare anche molti altri aspetti. Intanto non ti scordare che l’impression non equivale a una vendita, perciò evita questo indicatore se vuoi aumentare il fatturato. Il costo per mille è utile se vuoi far conoscere il tuo marchio associandolo ad altri portali più blasonati. Inoltre, tieni conto di che portali frequenta il tuo utente target e di quali sono le sue abitudini di navigazione. Non è semplice, perciò se hai dei dubbi conviene sempre rivolgersi a un professionista.
Conoscevi il senso del CPM? Hai acquistato banner? Com’è stata la tua esperienza? Discutiamone nei commenti.
Articolo di Amos Granata
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