
I coriandoli sono i simboli indiscussi del Carnevale. La festa giocosa e colorata ogni anno coinvolge adulti e bambini in momenti di divertimento, sfilate, cortei e balli. Ma lo sapete dove sono stati inventati questi pezzettini di carta così popolari?
Tra le tante località rese famose grazie al Carnevale e ai coriandoli vi è Trieste, città dove è stato inventato uno dei simboli indiscussi di questa festa: i coriandoli.
L’invenzione è stata infatti rivendicata dal triestino Ettore Fenderl, che per festeggiare il Carnevale del 1876 lanciò triangolini di carta dal balcone. In un’intervista riportata dalla radio Rai nel 1957, disse che però l’iniziativa non venne accolta molto bene. Fenderl dichiarò: “Il primo successo fu disastroso! Ci furono rimbrotti e grida delle ragazze che si lamentavano dei coriandoli tra i capelli, cosicché venne su una guardia a mettermi in contravvenzione e a sequestrarmi tutto.”
Chi ha inventato i coriandoli?
Sull’invenzione dei coriandoli, tuttavia, non c’è una risposta univoca.
Sicuramente il primo nome è quello di Ettore Fenderl, ingegnere nato a Trieste nel 1862. Ottenne importanti risultati nel campo della fisica nucleare e nel 1926 creò a Roma il primo laboratorio per le ricerche radioattive. Oltre che per le sue scoperte scientifiche, viene ricordato anche per il curioso episodio dei primi coriandoli in carta.
Nel 1876, non avendo a disposizione costosi confetti di gesso o petali di rose, l’allora quattordicenne Ettore ebbe un’idea. Tagliuzzò dei pezzettini di carta colorata e li lanciò sul corteo di Carnevale che passava sotto casa sua in Piazza della Borsa a Trieste. I tantissimi spettatori presenti lo imitarono immediatamente e l’invenzione si propagò presto a Vienna, Venezia e nel resto del mondo.
Ad attribuirsi la paternità dei coriandoli c’è però anche l’ingegnere milanese Enrico Mangili. Nel 1875 ebbe l’idea di riciclare i cerchi di scarto delle carte traforate degli allevamenti di bachi da seta, all’epoca particolarmente numerosi in Lombardia. La trovata di lanciare i dischetti colorati sui carri riscosse subito successo, tanto che l’ingegnere ben presto decise di commercializzare i coriandoli. Sempre a Enrico Mangili si deve la creazione di un’altra icona del Carnevale: le stelle filanti. Pare che nell’idearle l’uomo si ispirò alle striscioline di carta che scorrevano nei telegrafi per ricevere i segnali Morse.
A questo punto, vi starete quindi chiedendo: chi è l’inventore dei coriandoli universalmente riconosciuto? È evidente che l’ideazione è praticamente concomitante. La differenza fondamentale tra la trovata di Fenderl e quella di Mangili fu che solo nel secondo caso i dischetti di carta vennero commercializzati. È solo questo, dunque, l’elemento discriminante che porta ad attribuire ufficialmente l’invenzione all’ingegnere milanese.
Perché i coriandoli si chiamano coriandoli?
Frutti di coriandolo
Il nome dei coriandoli deriva dal fatto che, a partire dal XVI secolo, proprio con i frutti della pianta del coriandolo si iniziarono a produrre dei confetti profumati. Si ricoprivano i frutti con zucchero e si lanciavano dall’alto dei carri mascherati o da balconi e finestre.
Non a caso, quelli che in Italia definiamo coriandoli, in molte altre parti del mondo ancora oggi vengono chiamati “confetti”.
Questa usanza, però, aveva lo svantaggio di essere piuttosto costosa. Perciò cadde presto in disuso, per essere sostituita dal lancio di palline di identico aspetto, ma fatte di carta colorata o di gesso. Successivamente, i confetti o le palline vennero rimpiazzate anche da piccole monete. Queste venivano arroventate prima del lancio, così da giocare brutti scherzi a coloro che le avessero raccolte per strada. Del resto, si sa: “a Carnevale ogni scherzo vale!”
Dalla seconda metà del XIX secolo, grazie ai due ingegneri di Trieste e Milano, il divertimento divenne più innocuo e più economico. I dischetti di carta lanciati dai terrazzi o dai carri volteggiavano leggeri nell’aria, ad accompagnare allegramente la sfilata.
L’origine del Carnevale
Già nell’antica Grecia e nell’Impero Romano, ma anche nel periodo del Rinascimento italiano, si festeggiava il Carnevale. Ovviamente, i Greci e i Romani non lo chiamavano così, ma avevano una “festa dei folli”, in cui tutti i ruoli erano ribaltati. Il ricco diventava povero, il servo diventava padrone; tutto questo era possibile grazie a travestimenti e maschere.
Gli storici collegano il Carnevale ai Saturnali degli antichi Romani. Coincidono per periodo al nostro Carnevale, ma sono legati più al passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, che nel calendario romano cadeva in febbraio, appunto. Le Dionisiache dei Greci erano feste simili, in cui le regole sociali venivano temporaneamente eliminate, una sorta di caos prima del nuovo ordine che restava in vigore per tutto l’anno entrante. Il vecchio anno era rappresentato da un uomo coperto di pelli di capra che veniva preso a bacchettate.
Il nostro Carnevale è figlio del Cristianesimo. Si svolge immediatamente prima della Quaresima, il periodo di penitenza e digiuno precedente alla Pasqua. Carnevale e Quaresima sono due rituali opposti e collegati. Il primo è tutto festeggiamenti, la seconda tutto pentimento. Quando comincia la seconda, il primo di chiude.
Perché si usano i coriandoli a Carnevale?
Cascata di coriandoli
Il Carnevale è una festa di ricchezza e anche un po’ di spreco: l’uso è di lanciare cose, dai coriandoli alle stelle filanti, dalle arance alle caramelle, dai dolciumi ai giocattoli.
L’usanza di lanciare piccoli oggetti risale all’antica Grecia e alla cosiddetta phyllobolia, cioè il lancio delle foglie. Si lanciavano foglie e petali di fiori sugli atleti vittoriosi, sugli eroi di una battaglia, sugli sposi durante i matrimoni, sui defunti ai funerali. Tradizioni di questo tipo sono giunte fino ai giorni nostri e si ritrovano durante eventi sportivi, cerimonie, festeggiamenti.
Il significato del gesto di lanciare si presta a diverse interpretazioni da parte di storici e antropologi. Secondo alcuni sarebbe un modo per mostrare la propria partecipazione al trionfo anche senza raggiungere fisicamente il festeggiato, gettando petali o coriandoli come per offrire doni. Secondo altri avrebbe a che fare con i poteri attribuiti ai fiori e alle piante e sarebbe dunque il retaggio di un rito magico.
Anche voi a Carnevale lanciate coriandoli e stelle filanti o caramelle? Fatecelo sapere nei commenti!
Articolo di Laura Vanoli
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