
La storia del Monastero di Astino e della Chiesa del Santo Sepolcro ha origini antiche. Inizia nel 1107, nella Valle d’Astino, sui colli di Bergamo Alta. È qui che la Congregazione Monastica di Vallombrosa decide di edificare il suo monastero con annessa la chiesa. Questa valle avrebbe permesso ai monaci di trovare la pace e di garantire il loro sostentamento, grazie ai terreni fertili che circondano il monastero.
Questo luogo sacro ha attraversato i secoli per giungere, intatto, fino a noi.
Anche se della struttura originale rimangono solo parte del muro e la volta a crociera, grazie alle ristrutturazioni che si sono susseguite possiamo percepire la sua maestosità.
Arte medievale, rinascimentale e barocca si mescolano e ci raccontano quasi mille anni di storia.
Dalla sua consacrazione nel 1117, questa bellissima chiesa si è trasformata, ampliata, ha cambiato destinazione d’uso e proprietari.
Dietro a ogni modifica c’è stata la testimonianza di un mondo che è stato stravolto da conflitti e giochi di potere.
Venite a conoscere questo gioiello di pace e meditazione incastonato nel verde.
Una storia lunga mille anni
La lunghissima storia della Chiesa del Santo Sepolcro inizia nel 1107. In questo anno la Congregazione monastica di Vallombrosa inizia la ricerca di un luogo adatto alla costruzione del proprio monastero. La scelta cade su una parte del territorio della Valle d’Astino vicino alla medievale Bergamo Alta, tra il colle della Benaglia e i boschi dell’Allegrezza. Non è un caso che nel 2021 questa valle abbia vinto il Premio Nazionale del Paesaggio. Ancora oggi, infatti, si può intuire come questo luogo fosse la scelta ideale per una vita di pace, preghiera e lavoro nei campi. Valori che coincidono perfettamente con la filosofia di vita “Ora et Labora” dell’ordine vallombrosano.
Dalla sua consacrazione nel 1117, la chiesa subisce numerosi interventi architettonici e decorativi.
Nel 1500 l’Abate Silvestro de’ Benedictis fa erigere la Cappella del Santo Sepolcro e fino al 1600 si susseguono lavori di ampliamento e decorazione.
Vengono commissionati affreschi a Cristoforo Baschenis il Vecchio e a Giovan Battista Guarinoni.
Dal punto di vista architettonico si aggiungono nuove strutture. La così detta “Architettura della Controriforma”, legata al bisogno di contrastare il luteranesimo giunge fino a Bergamo. Vengono costruite: la sagrestia, il campanile e il presbiterio secondo i nuovi dettami del Concilio di Trento.
Con l’arrivo del XVIII secolo si adatta la parte decorativa al gusto tardo barocco. Arrivano sulle pareti affreschi e tele di Giuseppe Brina, Bernardo Sanz, Antonio Cifrondi e Andrea Pelli.
Nella seconda metà del Settecento si assiste a un declino dell’ordine vallombrosano che culmina con la soppressione napoleonica nel 1797.
In seguito all’abbandono della struttura da parte dei monaci la chiesa e il monastero diventano prima un manicomio e poi un sussidiario dell’Ospedale Maggiore di Bergamo.
Nel 1923 la vendita a privati consegna la chiesa all’abbandono e al degrado.
Grazie all’acquisto da parte della Congregazione della Misericordia Maggiore, avvenuto nel 2007, la chiesa è stata restaurata ed è tornata così al suo antico splendore.
Cosa vedere nella Chiesa del Santo Sepolcro?
Un edificio così antico che giunge fino all’età contemporanea ha sempre tra le sue pareti il racconto di come cambino i gusti architettonici e decorativi attraverso i secoli.
La facciata è molto semplice e spoglia. Dopo la scalinata di ingresso c’è un piccolo portico che serviva come riparo per i pellegrini. Nella parte superiore della facciata ci sono due nicchie con le statue di San Benedetto e di San Giovanni Gualberto, fondatore dell’ordine vallombrosano.
Il progetto originale è quello classico della pianta a croce commissa, una semplice forma a T. Come quella della Chiesa diSanta Maria Novella a Firenze.
Gli altari presenti nella Chiesa del Santo Sepolcro sono tre: l’Altare di San Martino e quello degli Evangelisti costruiti nel 1140. Quello Maggiore costruito secondo le nuove regole del Concilio di Trento è centrale e sopraelevato.
La cosa più sorprendente di questa chiesa è la presenza di affreschi e decorazioni appartenenti a epoche diverse. Percorrendo la navata si comprende come la chiesa non abbia comunque mai perso la sua identità di luogo semplice e sobrio. La luce che entra dal coro accentua i colori chiari delle pareti e degli affreschi, ispirando un senso di ordine e pace.
Durante l’ultimo restauro dalla volta a botte sono emersi affreschi e decorazioni del ‘500, come la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Che oggi convive accanto alle rappresentazioni settecentesche dei Santi Vallombrosani a opera di Giuseppe Brina.
Come visitare la Chiesa del Santo Sepolcro
L’ingresso all’interno della chiesa può essere fatto sia singolarmente che in gruppi con guida propria.
Per i singoli la visita è libera e gratuita, per i gruppi con guida propria è richiesta la prenotazione e un contributo di due euro a persona.
Siccome è una struttura di culto i giorni e gli orari di ingresso sono limitati a sabati, domeniche e festivi, vi raccomandiamo di verificare in loco effettivamente quali sono gli orari di visita precisi.
Grazie al lavoro della Fondazione MIA durante l’anno vengono aggiunte delle date con aperture straordinarie.
Per conoscere a fondo la storia della chiesa e sugli interventi di recupero fatti negli anni, si può visitare la mostra permanente nel chiostro del monastero.
La chiesa e il monastero sono raggiungibili con qualsiasi mezzo. Potete arrivare a piedi se vi trovate già a Bergamo Alta. Oppure è possibile approfittare delle numerose piste ciclopedonali che attraversano la Valle d’Astino. Per chi arriva in automobile è disponibile un parcheggio a pagamento nella vicina Via Astino. Mentre chi si muove con mezzi può scegliere tra gli autobus 8B o 9B che partono da Bergamo Centro.
Preparati a immergenti in luogo ricco di pace e tranquillità. Fai un tuffo nella storia visitando la Chiesa del Santo Sepolcro. Conoscevi questo luogo della Valle d’ Astino? Scrivilo nei commenti e condividi l’articolo se ti è piaciuto!
Articolo scritto da Elisa Bellini
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