
Natura incontaminata, tradizioni ancora vive e cibo genuino: questo – e molto altro – è Cerignale (Provincia di Piacenza, Emilia-Romagna). Il piccolo borgo di origine medievale sorge a 735 metri di altezza in una conca boscosa, sulla dorsale che divide il fiume Trebbia e il torrente Aveto. La zona è conosciuta come l’Appennino delle Quattro Province perché comprende Alessandria, Genova, Pavia e, appunto, Piacenza.
Si tratta di una meta imperdibile per chi ama la montagna – in qualsiasi stagione dell’anno – e per chi condivide la filosofia di un turismo lento. Il recupero del comune – abitato da circa cento persone – si deve anche all’infaticabile impegno del Sindaco Massimo Castelli. La qualità della vita è molto alta: dimenticate stress e inquinamento. Una curiosità: Cerignale è il primo – e finora unico – comune ‘senza carbonio’ della valle. Tutta l’energia prodotta proviene, infatti, da fonti rinnovabili. Pronti a scoprire questo gioiellino?
Cenni storici di Cerignale
Nel 1801 il territorio venne annesso – con la Liguria – alla Francia Napoleonica. Nel 1814 gli ex territori del contado di Ottone entrarono a far parte della Provincia di Bobbio. Nel 1848 ci fu il passaggio al Piemonte, nel 1859 alla nuova Provincia di Pavia e, infine, nel 1923 a quella di Piacenza.
Il centro storico di Cerignale
Case in pietra, sorgenti d’acqua, vecchi mulini e un milione di alberi. A Cerignale sono presenti anche un lavatoio pubblico presso cui socializzare e un forno comune per cuocere il pane. Qui il senso di comunità è molto forte. Nelle vie – pavimentate a sassi – sono stati scavati dei piccoli canali che di sera si illuminano grazie ai fari LED. Pura poesia.
Nella piazza principale – in cui si trova l’antico Municipio – si può ammirare l’affresco di San Carlo Borromeo (XX secolo). Non dimenticate, poi, di dare un’occhiata alla nuova fontana dedicata a San Francesco e all’enciclica Laudato sii. La Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire (XVIII secolo) conserva, invece, un pavimento in marmo rosso di Verona.
In Pian dei Mulini, lo storico Mulino – la cui ruota gira ancora – dispone di due macine per la frantumazione di cereali e castagne. Se vi interessano le escursioni naturalistiche, da qui si può raggiungere l’Oasi umida di Salvarezza.
Il Castello di Cariseto
Nell’omonima frazione di Cerignale, il Castello di Cariseto – risalente al X secolo – sorge sulla sommità di uno sperone roccioso, a picco sull’Aveto. La vista che si gode da lassù è unica. Oggi, tuttavia, è ridotto ad un rudere.
Nel 1052 Enrico III concesse il feudo al Monastero di San Paolo. Nel 1164 fu, invece, Federico Barbarossa a concederlo alla famiglia Malaspina, sotto il cui dominio rimase fino al XVI secolo. Si mormora che l’imperatore in persona vi soggiornò alcuni anni dopo. É del 1500 il passaggio a Gianluigi Fieschi, protagonista della rivolta contro gli spagnoli. Distrutto il castello, iniziò – per volere di Carlo V – il dominio della famiglia Doria.
Il borgo di Ponte Organasco
Merita una visita anche la frazione di Ponte Organasco, che si anima soprattutto nel periodo estivo. Aspettatevi portali, capitelli e feritoie, ma sono le abitazioni in pietra a vista che lo rendono uno dei borghi meglio conservati della valle. Il nome deriva dall’omonimo ponte romano che attraversava il Trebbia. Un importante crocevia commerciale conosciuto come la Via del Sale e dell’Olio. Da non perdere i resti del Castello – ora di proprietà privata – e l’Oratorio di San Carlo, dedicato al Patrono del paese.
Surus, l’elefante del Trebbia
Nelle immediate vicinanze di Cerignale spunta Surus, l’Elefante del Trebbia: un’insolita quanto iconica formazione montuosa. La sagoma – modellata dal fiume – ricorda il dorso, le zampe e la proboscide di un pachiderma. Ormai la promozione turistica del territorio non può più farne a meno. E il merito è tutto di uno scatto del fotografo Paolo Guglielmetti. Ma perché proprio il nome Surus? Nella famosa Battaglia del Trebbia si scontrarono l’esercito romano e quello di Annibale: il promontorio dell’Elefante, quindi, è stato ribattezzato come l’unico animale della spedizione cartaginese ad essere sopravvissuto.
Appuntamenti imperdibili a Cerignale
La Stalla dei Barbetti è uno spazio espositivo – in Piazza dei Diritti e delle Tolleranze – dove vengono allestite mostre e non solo.
Tra gli eventi da segnare sul calendario: la Festa delle Aie (13 agosto), la Transumanza Letteraria – Libri e lettori in movimento (festival nato dall’idea di due librerie piacentine) e la Castagnata (ultima domenica di ottobre).
Il territorio è noto per le sonorità del piffero e della fisarmonica, ma anche per le danze popolari (una su tutte, la giga).
Tradizione gastronomica di Cerignale
Sarebbe un peccato (culinario) non menzionare i piatti tipici della zona, come i pin, che sono gnocchetti a base di erbette e ricotta). Ma anche i cori pin, ovvero cavoli ripieni, i tortelli con la coda, la cima, cioè carne bovina ripiena di verdura, il castagnaccio e u bunetto, vale a dire il budino. Senza, ovviamente, tralasciare i salumi, i formaggi prodotti dai contadini, le fagiolane bianche e i porcini. Il tutto accompagnato dai vini locali.
Come arrivare a Cerignale
- Da Milano e/o Bologna si prende l’Autostrada del Sole A21, direzione Torino, e si esce a Piacenza Sud.
- Da Piacenza si imbocca la Strada Statale 45, direzione Genova – Bobbio. Si superano Rivergaro, Perino e Bobbio. Poi si seguono le indicazioni per Cerignale.
- Da Genova si segue l’Autostrada 7 e si esce a Busalla. Si prosegue sulla Strada Provinciale 226 e, in prossimità di Laccio, si svolta sulla Strada Statale 45. Come sopra, si superano i tre comuni e si seguono i cartelli stradali.
Allora, che ne dite di organizzare una gita fuori porta a Cerignale, lontano dalla frenesia della città e dal turismo di massa?
Articolo di Desirée Tripodi