Carnevale Ivrea: come funziona? - Oj Eventi

Carnevale Ivrea: come funziona?

Carnevale Ivrea

Il Carnevale di Ivrea, meglio noto come Storico Carnevale di Ivrea, è sicuramente tra gli eventi più interessanti della nostra Penisola. È riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale, e non c’è da stupirsene. La celebre battaglia delle arance e il complesso cerimoniale folcloristico che lo caratterizzano sono qualcosa di unico al mondo. Da Giovedì a Martedì Grasso nella città eporediese si intrecciano storia e leggenda, mentre le sue piazze accolgono carri, aranceri, pifferi, tamburi, berretti rossi e… i protagonisti indiscussi della festa: la Vezzosa Mugnaia e il Generale. Volete saperne di più su una festa che attira in Piemonte fino a centomila persone l’anno?? Prima delle arance, un po’ di storia…

Come è nato il carnevale di Ivrea?

Se ufficialmente viene chiamato Storico Carnevale di Ivrea un motivo ci deve pur essere. L’unicità dell’evento sta infatti nel suo ricchissimo ventaglio di riferimenti storico-leggendari, che travalicano e fondono tra loro i secoli. 

Le origini del Carnevale risalgono al basso medioevo quando la festa era celebrata autonomamente dai cinque rioni della città in rivalità tra loro. Di questo periodo sono rimasti in uso alcuni rituali, come l’innalzamento e l’abbruciamento degli Scarli da parte degli Abbà.

Ai tempi, gli Abbà erano giovani scapestrati a capo delle Badie, associazioni giovanili che spesso organizzavano feste. Nel mondo alla rovescia tipico dei carnevali assumevano ironicamente la carica di miliziani del Libero Comune. Oggi sono invece impersonati da dei bambini in rappresentanza dei priori dei cinque rioni.

L’abbruciamento degli Scarli ha evidenti richiami ai riti pagani della fertilità. Il lunedì di Carnevale la cerimonia è preceduta dalla “zappata” degli sposi. L’ultima coppia sposatasi nel quartiere dissoda a colpi di piccozza il terreno su cui verrà innalzato lo Scarlo, un alto palo in legno rivestito di erica e ginepro.  La sera di Martedì Grasso gli Abbà, seguiti da un corteo, muniti di torce danno fuoco agli Scarli, accendendo un falò propiziatorio che chiuderà il Carnevale.

La coppia di sposi è accompagnata dal Generale, mentre il falò è presieduto dalla Mugnaia, che leva in alto la spada finché il tricolore issato sullo Scarlo non viene consumato dal fuoco. Attraverso questi due personaggi, le cariche più importanti conferite durante il Carnevale, è possibile comprendere un altro aspetto fondamentale dell’evento legato a ideali libertari.

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Il Generale e la Mugnaia: la libertà guida il popolo

A partire dal 1808 le autorità napoleoniche introdussero un servizio d’ordine per regolare gli scontri, spesso violenti, tra i rioni. Progressivamente il carnevale venne unificato in un’unica grande festa cittadina. In questo contesto nasce la figura carnevalesca del Generale che, in divisa napoleonica e con Stato Maggiore al seguito, assume simbolicamente i poteri civili di Ivrea. Assieme alla Mugnaia, il Generale è al centro di una fase di storicizzazione del Carnevale, in cui la festa viene collegata all’affermazione degli ideali di libertà giunti in Piemonte con la Rivoluzione Francese. E sebbene quella della Vezzosa Mugnaia sia pura leggenda, la sua vicenda rappresenta al meglio il sollevamento del popolo contro la tirannide. Ciò la rende l’eroina indiscussa del Carnevale.

La storia è basata sulla pratica, recentemente smentita dalle fonti storiche, dello Ius Primae Noctis. La giovane popolana e sposa novella Violetta si sarebbe ribellata al marchese Raineri di Biandrate che, oltre a vessare il popolo con tasse e maltrattamenti, obbligava le giovani spose a concedersi nel suo “Castellazzo”. Violetta dopo aver fatto ubriacare il signore, come Giuditta con Oloferne, gli tagliò testa, esibendola al popolo, dando il via alla sollevazione che distrusse il maniero del tiranno. Leggenda, sì, tuttavia c’è sempre un fondo di verità. Questo mito popolare fa infatti eco alle numerose ribellioni che durante il medioevo interessarono la zona del Canavese, come la famosa rivolta dei Tuchini. Non è un caso che una delle squadre di aranceri porti il loro nome. 

Come funziona il carnevale di Ivrea?

I riferimenti all’affermazione degli ideali libertari si sprecano nel trambusto del Carnevale di Ivrea. Gli Abbà portano uno spadino su cui è conficcata un’arancia, a simboleggiare la testa mozzata del tiranno. Mentre chi viene al Carnevale in veste di spettatore, a meno che non voglia prendersi un’arancia in pieno volto, ha l’obbligo di vestire un berretto rosso. Il copricapo non è altri che il berretto frigio, simbolo della Rivoluzione francese indossato dai sanculotti. La stessa battaglia rappresenta simbolicamente la rivolta del popolo. E proprio il “grazioso getto delle arance” ha reso il carnevale famoso in tutto il mondo. Ma perché proprio le arance? 

La battaglia delle arance risale all’Ottocento ma le sue più profonde origini, anche in questo caso, sono collegate allo sprezzo del popolo eporediese verso il signore feudale. Si narra che il feudatario donasse un paio di volte l’anno una pignatta di fagioli alle famiglie più povere che, per disdegno, lanciavano i legumi in strada. I fagioli iniziarono così ad essere utilizzati come scherzosi proiettili durante i giorni di carnevale, ma vennero col tempo soppiantati dalle arance. L’esotico frutto, giunto in Piemonte nel XIX secolo, veniva probabilmente lanciato dalle ragazze ai carri dal corteo per farsi notare dai giovani. Dai carri si cominciò a rispondere scherzosamente a tono e – passando per il secondo dopoguerra, quando nacque la prima squadra ufficiale – ad oggi la battaglia coinvolge fino a cinquemila persone.

Cosa si fa al carnevale di Ivrea?

I tiratori si suddividono in nove squadre in sfida con oltre cinquanta carri trainati da cavalli. La scontro di svolge per tre giorni ed è disciplinato da regole cavalleresche non scritte, che in linea di massima garantiscono l’incolumità generale, sebbene qualche occhio nero e naso contuso possa scappare. Infine, una commissione speciale assegna un premio alle migliori squadre di aranceri e piedi e su carro da getto, distintesi per tecnica e coraggio.

Se per caso vi state chiedendo perché sprecare circa 600 tonnellate di arance ogni anno, non c’è da preoccuparsi. Le arance utilizzate non sono adatte al consumo umano e sarebbero comunque destinate al macero. Inoltre, a fine giornata l’azienda di servizi ambientali di Ivrea le raccoglie per farne dell’ottimo compost.

Quando si svolge il Carnevale di Ivrea

L’inizio del Carnevale d’Ivrea è anticipato dall’epifania e dalle due domeniche che precedono Giovedì Grasso. In questi giorni vengono organizzati alcuni eventi collaterali, mentre da Giovedì Grasso la folla scende festosa in strada munita di berretto frigio. Il Corteo Storico, guidato dalla Mugnaia e dal Generale, attraversa la città aprendo ufficialmente il Carnevale di Ivrea.

Le battaglie delle arance hanno luogo da domenica a Martedì Grasso, quando il Carnevale si conclude con un solenne corteo che ne celebra il funerale. La sera, dopo l’abbruciamento degli Scarli, i pifferi e i tamburi, si fermano e l’unico rumore a levarsi nel silenzio è quello delle spade trascinate a terra dallo Stato Maggiore e dal Generale. Ed è lui ad esclamare la frase rituale di chiusura: arvedse a giobia a ‘n bot. Ci rivediamo giovedì all’una. Al prossimo Carnevale. Ma il Mercoledì delle Ceneri gli eporediesi sono già in strada a mangiare polenta e merluzzo in Piazza Lamarmora.

Ogni giornata è comunque caratterizzata da diversi cerimoniali nonché da numerosi momenti di goliardia organizzati dalle squadre di aranceri nelle piazze dei loro quartieri. Meritevole di menzione è la Ciucca longa, una gara etilico-podistica con tappe obbligate nei bar del centro. L’intera città viene così investita dall’atmosfera carnevalesca, e se passate ad Ivrea in quei giorni, non aspettatevi una semplice sagra. Vi conviene indossare il berretto frigio.. Se voleste invece diventare aranceri basta iscriversi con largo anticipo e versare una quota. Insomma, anche il forestiero può essere protagonista attivo di una grande festa civica che celebra l’autodeterminazione della comunità eporediese.

Conoscevi il Carnevale di Ivrea e la sua storia? Raccontaci la tua esperienza!

Articolo di Simone Kaev

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