
Nella provincia di Reggio Emilia ecco Campegine, una cittadina con le sue frazioni di Caprara, Case Cocconi, Lora e Razza. Una meta turistica famosa per le bellezze naturalistiche e storiche, le sorgenti naturali e gli insediamenti che risalgono all’era preistorica. Un luogo affascinante da visitare, ricco di tradizioni, per immergersi nei paesaggi tra i percorsi storico-culturali ed assaporare i prodotti enogastronomici del territorio.
Campegine, la Riserva naturale Fontanili di Corte Valle Re
Si tratta di una piccola riserva, una risorgiva di pianura tra Reggio Emilia e Parma che copre un’estensione di 37 ettari. Una splendida sorgente d’acqua trasparente attorniata da fauna e flora e lunghi canali. L’area in passato era di proprietà della nobiltà locale e per tale motivo rimane la denominazione dei conti Re. I turisti hanno l’occasione di visitare liberamente la Riserva naturale Fontanili di Corte Valle Re, con il servizio guidato su richiesta.
Nel territorio dell’area protetta è necessario rispettare le dovute regole di comportamento, per la propria salvaguardia e quella dell’ambiente. I percorsi da effettuare sono del tutto lineari, piani, con il vantaggio di contemplare le bellezze naturali quasi tutto l’anno. Per motivazioni di carattere climatico è opportuno preferire i mesi meno caldi e meno freddi, per trovare delle temperature miti. Un’esperienza unica per scoprire il patrimonio territoriale paesaggistico della pianura reggiana.
Campegine, un po’ di storia
Carlo Magno in uno scritto del 781 definì i confini di Campegine come circoscritti tra i territori di Parma e Reggio. La ricchezza di sorgenti naturali nella cittadina emiliana è da sempre dovuta alla fertilità del terreno, sulla zona che rimane collocata tra pianura e collina. Per tale ragione le popolazioni preistoriche decisero di stabilizzarsi su tutto il territorio, in cui risalgono ritrovamenti dall’epoca dei Romani. Qui, un acquedotto portava acqua potabile dai fontanili della Castellina fino a ‘Brixellum’, nome antico attribuito al borgo di Brescello.
I popoli più antichi che vivevano esclusivamente di agricoltura hanno poi bonificato le zone palustri in cui si sono insediati. Nel corso dei secoli se ne occuparono le truppe romane, i monaci Benedettini, per proseguire con il marchese Bentivoglio e lo Stato Estense di Ferrara. Campegine diviene autonoma nel 1860 e nelle battaglie di Resistenza al nazifascismo subisce gravi perdite. Da qui il monumento ai caduti costruito vicino al Comune di Campegine, in onore delle vittime.
Al Cimitero del comune reggiano si trova la tomba dei sette Fratelli Cervi uccisi e nello stesso luogo riposano anche i genitori. Era un giorno di fine dicembre del 1943, quando i fascisti fucilarono i sette Fratelli della famiglia Cervi ed il compagno di lotta Quarto Camurri. I partigiani uccisi furono: Antenore, Gelindo, Ferdinando, Aldo, Ovidio, Agostino, Ettore e l’amico di battaglia Quarto.
Campegine, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Nel 1677 la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo viene ristrutturata dopo essere stata un’antica parrocchia della Diocesi di Parma. L’edificio si distingue per le tre navate, di cui una centrale più alta sorretta da quattro colonne per parte e due laterali. Il sisma del 1832 rende la struttura religiosa gravemente danneggiata e viene restaurata, con la facciata che rinasce in stile rinascimentale. Segue un ingrandimento della costruzione con delle nicchie laterali, a cui vengono aggiunte le statue dei patroni Pietro e Paolo. Nel 1840 iniziano i lavori di edificazione della torre per opera dell’ingegnere Pietro Marchelli .
In seguito, Don Matteo Romani dispone il rifacimento degli altari laterali e quello maggiore, oltre che aggiungere alla chiesa delle opere pittoriche ed un nuovo organo, anch’esso restaurato negli anni successivi. Il sisma del 1996 ha causato ingenti danni strutturali alla chiesa ed è stata di nuovo riedificata. Agli inizi del 2000, vengono conclusi i lavori della struttura parrocchiale ed appare nella parte interna con un’impronta ottocentesca. Qui sono custodite numerose opere pittoriche di inestimabile valore, come: l’addolorata di Francesco Scaramuzza, Gesù accompagnato dagli apostoli consegna le chiavi a San Pietro di Carlo Zatti, San Luigi Gonzaga di Stefano Tofanelli, il Cristo deposto in una copia di Annibale Carracci e altre.
La Chiesa di San Rocco di Campegine
Situata nella frazione di Caprara, l’edificio religioso nasce nel 1875 per progettazione dell’ingegnere Pietro Marchelli, con il sostegno finanziario del Comune di Campegine. La chiesa venne costruita sull’espansione dell’oratorio e solo dopo la peste del 1630, lo stabile venne dedicato a San Rocco da cui prese il nome. In seguito all’epidemia, gli appestati morti vennero sepolti e combusti nelle vicinanze dell’oratorio e questo fino a quando Napoleone dispose l’utilizzo dei cimiteri.
A metà del ‘900, il Vescovo Beniamino Socche decreta la nascita della parrocchia con una struttura a tre navate e dallo stile gotico. Negli anni Settanta, il Comune offre in dono la Chiesa di San Rocco alla Diocesi di Reggio Emilia, per il 50° anniversario di sacerdozio di Padre Leone Zanni, il primo parroco di Caprara. All’interno, la tela de “la pala sull’altare” raffigurante la Madonna con i Santi Rocco, Fabiano e Sebastiano, in quanto patroni di Caprara. Segue l’altra opera pittorica, che è il ritratto di San Rocco in una tela dalla forma ovale. Entrambe le tele provengono dalla scuola emiliana e risalgono al XVII secolo.
Enogastronomia e dintorni
Tutta la provincia reggiana dalla montagna alla pianura, il cui confine viene delimitato dalla famosa via Emilia, raggiungibile anche da San Lazzaro di Savena, contraddistingue la storia e la cultura del territorio per enogastronomia, cultura e valori. In vetta ai vini rossi primeggia il Lambrusco mentre per i vini bianchi si distinguono quelli dei colli di Scandiano e Canossa.
Da percorrere la strada dei Vini e dei Sapori, un viaggio di ben 140 chilometri tra l’alta pianura e i primi colli meridionali lungo la via Emilia. Qui i turisti vengono inebriati dagli aromi delle cantine della produzione DOC dei vini della Montecchio-Emilia-Scandiano, nei “Colli di Scandiano e Canossa”. Il tragitto parte dalla città di Reggio Emilia per giungere nella parte dell’alta pianura reggiana, fino ad entrare nella Val d’Enza tra castelli e roccaforti medievali, sulle alture della contessa Matilde di Canossa.
I primi piatti tipici da assaporare sono i tortelli verdi o di zucca, i cappelletti, gli gnocchi fritti e le chizze. Tra le seconde portate si ricordano l’arrosto ripieno o il coniglio alla reggiana e i valigini reggiani. Per quanto riguarda i dolci deliziano il palato la torta di riso, la zuppa inglese e la bomba allo zabaglione.
Vuoi visitare Campegine per trascorrere una vacanza, oppure per improvvisare una gita fuori porta? Faccelo sapere, scrivi nei commenti!
Articolo di Elena Canini