
Seminascosta tra le vie del centro storico e poco nota alla maggior parte dei turisti, la Basilica di Santa Maria delle Vigne è una meta che non puoi assolutamente perdere quando visiti la città di Genova!
A due passi dalla piazza principale e non lontano dall’acquario più grande d’Italia, la chiesa rappresenta uno degli edifici religiosi più antichi del capoluogo ligure e un bellissimo esempio di arte barocca.
Passeggiando tra le viuzze – anche dette carruggi – che attraversano il cuore di Genova, ti immergerai in quella parte della città che uno dei più grandi cantautori italiani, Fabrizio De Andrè, amava raccontare nelle sue canzoni. Tra botteghe tipiche, piccole piazzette e antiche dimore nobiliari, potrai scorgere la magnifica basilica e lasciarti catturare dalla sua bellezza. Al suo interno, rimarrai colpito dalla ricchezza di affreschi e sculture, potrai visitare il suggestivo chiosco e ammirare l’imponente campanile in stile romanico/gotico, ma partiamo dall’inizio …
La storia della Basilica di Santa Maria delle Vigne
La Basilica di Santa Maria delle Vigne ha origini antichissime: sembra, infatti, che già nel 560 esistesse una chiesetta dedicata al culto di Maria e che, intorno all’anno Mille, nello stesso luogo, Oberto Visconti e Guido di Carmandino fondarono l’attuale chiesa. Ma perché “Delle Vigne”? Il nome della Basilica è legato alla sua posizione originaria: si trovava infatti al di fuori delle mura della città carolingia, in una zona coltivata a vigneti. Fu solo dopo il 1117, anno della sua consacrazione, che la chiesa venne inglobata tra le nuove cinte murarie.
Nel corso dei secoli, la chiesa venne più volte modificata, ma è nel periodo barocco che subì le maggiori trasformazioni. A partire dal 1640, infatti, per opera dello scultore e architetto ticinese Daniele Casella, l’edificio fu ampliato, il suo interno trasformato secondo lo stile dell’epoca e gli altari e le cappelle laterali abbellite di opere d’arte su iniziativa di famiglie nobili e di Confraternite di arti e mestieri. L’attuale facciata della Basilica, invece, fu costruita tra il 1841 e il 1848 in tardo stile neoclassico, e rappresenta l’opera più importante dell’architetto Ippolito Cremona.
Da chiesa a basilica
Nel 1983, la chiesa venne elevata al rango di Basilica minore da Papa Giovanni Paolo II.
Della struttura originaria della basilica, in stile gotico/romanico, oggi rimane ben poco: degli indizi si ritrovano nei muri perimetrali, sotto la pavimentazione, nella volta e nella colonna su cui oggi è dipinta la Madonna che allatta Gesù Bambino. Il campanile, invece, che si erge al di sopra delle abitazioni del centro storico, è l’unico elemento rimasto completamente immutato. Alto 40 metri e a base quadrata, fu costruito intorno alla metà del XII secolo.
Il chiosco, a cui si accede dalla chiesa tramite un passaggio sopraelevato, infine, risale al XI secolo, è su due piani ed è caratterizzato da grandi colonne di pietra nera. Gli edifici che si affacciano sul cortile, oggi, sono in parte abitati dai canonici e in parte adibiti a centri ricreativi.
Le opere della Basilica di Santa Maria delle Vigne
Come accennato, la Basilica di Santa Maria delle Vigne custodisce al suo interno una sorprendente quantità di opere d’arte. Da sculture, tele e tavole a bellissimi affreschi. Piola, Maragliano, Domenico Parodi, Gregorio De Ferrari, Mazone, Filippo Parodi, Taddeo di Bartolo e Lazzaro Tavarone sono solo alcuni degli artisti che hanno abbellito la chiesa con le loro opere.
Il meglio
Degna di nota è la tavoletta trecentesca raffigurante la Madonna con il Bambino. Realizzata dal senese Di Bartolo e collocata sulla destra dell’altare maggiore, sopra l’altare della Vergine. Nella navata di sinistra, invece, si può ammirare un basso rilievo degli Orefici, raffigurante il loro patrono, Sant’Eligio, intento a realizzare un calice. L’altare maggiore della basilica è realizzato da Giacomo Ponsonelli (1730). Così come la statua che si trova al suo interno, che rappresenta la Vergine sorretta da angeli. Nel presbiterio dell’edificio si trovano alcuni dipinti settecenteschi. Annunciazione di Carlo Giuseppe Ratti (1787), Natività della Vergine di Giuseppe Cades e Presentazione della Vergine di Giovanni David (1785). Le numerose tele conservate nella chiesa, invece, risalgono per la maggior parte al XVII secolo. Come Cenacolo di Simone Balli, Annunciazione di Andrea Carlone e San Michele di Gregorio De Ferrari.
Il soffitto della basilica, inoltre, è ricco di ornamenti e bellissimi affreschi, ben visibili dal basso grazie a uno specchio posizionato dal parroco sul pavimento.
L’esterno della chiesa conserva a sua volta numerose sorprese. Sul lato destro una statua del Padre eterno benedicente sovrasta una lunetta contenete un bellissimo affresco della Madonna con il bambino e San Giovannino di Domenico Piola realizzato alla fine del XVII secolo. Sotto l’arco del campanile, invece, troviamo un antichissimo sarcofago del II secolo d.C, che raffigura la morte di Fedra.
Il culto della Madonna della Vita
Molto venerata dai devoti è l’immagine della Madonna che allatta Gesù Bambino risalente al XIV secolo, anche detta del Latte, della Vita o della Colonna. La figura della Vergine, infatti, è dipinta su una colonna di marmo verde di Levanto, rimasta integra dalla costruzione originaria della basilica.
Trovandovi al suo cospetto, potrebbe capitarvi di vedere delle mamme che vi si recano a pregare e di certo noterete il gran numero di nastri e bavaglini posizionati ai lati del dipinto. Sono simboli ex voto lasciati dai devoti come dono alla Vergine per aver vissuto gravidanze serene e parti senza complicanze.
Curiosità sulla Basilica di Santa Maria delle Vigne
Alle Chiese di Genova, sono spesso legati dei misteri o degli aneddoti. Nel caso della Basilica di Santa Maria delle Vigne, ad esempio, una curiosità riguarda un sarcofago romano del II secolo posto alla base del campanile. Ovvero il sepolcro di un nobile medico genovese, Anselmo d’Incisa, che lavorò alla corte di papa Bonifacio VIII. All’interno della tomba, oltre al corpo del medico, sono stati ritrovati anche quello del figlio Giovanni d’Incisa, di Leonora Doria, morta nel 1335 e del marito Pietro Vivaldi. Il motivo per cui i quattro corpi erano sepolti insieme è tutt’ora sconosciuto. Inoltre, l’incisione sulla tomba riporta la data di morte di Anselmo d’Incisa, il 4 dicembre 1304. Tuttavia, un atto di vendita di una casa dimostra che Anselmo fosse ancora vivo nel 1308.
In conclusione, se ti stavi chiedendo cosa vedere a Genova, adesso sai che non puoi perderti la Basilica di Santa Maria delle Vigne!
Allora che ne dici? Conoscevi già la basilica? Pronto per il tuo prossimo viaggio? Faccelo sapere nei commenti!
Articolo di Ilaria Tortorici
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