
Reggio Emilia, nel cuore del centro storico la Basilica di San Prospero domina l’omonima piazza con la quale conserva un forte legame. Nell’insieme costituiscono un caratteristico scorcio della città, da cui si osserva anche il retro del Duomo.
Una storia travagliata
La Basilica di San Prospero, dedicata al patrono della città, ha attraversato nel tempo numerose ricostruzioni fino a giungere alla versione odierna.
La prima chiesa costruita, venne consacrata nel 997. Ai tempi, esisteva già un altro monastero dedicato a S. Prospero e sorgeva fuori dalle mura della città. Quella che sarebbe diventata la Basilica di San Prospero fu costruita in centro, sulle rovine della Regium Romana, per distinguerla dalla prima chiesa nel borgo esterno.
Nel 1487 la torre venne abbattuta e poi ricostruita tra il 1536 e 1570. Nel 1514 la Basilica, ormai in rovina, venne demolita. Il Comune ne promosse la ricostruzione ma, solamente 9 anni dopo, a lavori pressoché terminati, cedettero le fondamenta della cappella maggiore. La Basilica fu finalmente riconsacrata nel 1543, in seguito ad un’ulteriore ristrutturazione. La facciata, unica parte rimasta incompiuta, verrà innalzata tra il 1748- 1753, motivo per cui è portatrice dello stile barocco.
Curiosità: ancora prima del 997, nel luogo dove sorge la Basilica, vi era una chiesa dedicata a Sant’Apollinare e costruita per volere del vescovo Prospero nel V secolo.
Architettura e arte nella Basilica di San Prospero
La facciata esterna – per l’appunto di stile barocco – è opera di G. B. Cattani. Undici statue, raffiguranti santi protettori e dottori della chiesa, sono ospitate dalla parete. Sei delle quali sono incastonate in apposite nicchie, mentre le restanti cinque si innalzano sulle sommità. Peculiare, in esterno, la presenza dei sei leoni che circondano il sagrato. Essi furono sistemati nella posizione attuale nel 1748 e in origine avrebbero dovuto sorreggere sei colonne, di cui erano il basamento. Il progetto delle colonne non fu mai portato a termine e così, i leoni, assunsero una veste decorativa. Oggi la piazza è chiamata anche “dei leoni” ed è usuale vedere bimbi che giocano arrampicandosi sulle tradizionali statue.
L’interno, semplice e solenne, ha una base a croce latina: si struttura in tre navate, una cupola e un abside. Le tonalità chiare esaltano le decorazioni delle colonne e trasmettono un senso di armonia.
In questo ambiente, spiccano la cupola e l’abside, squisitamente affrescati. Il ciclo pittorico absidale, raffigurante il giudizio universale, risale alla fine del 1500 ed è, in gran parte, opera di Camillo Procaccini. La decorazione della cupola, opera di Giulio Ferrari, è tardo ottocentesca. L’interno è ricco di opere d’arte: il coro in legno intarsiato dei De Venetiis (1546); il Battesimo di Cristo di Michelangelo Anselmi; La Notte – copia del dipinto del Correggio – sono solamente alcune.
Sotto l’altare maggiore sono conservate le spoglie del Santo, le quali furono spostate dal primo monastero alla Basilica di San Prospero.
Leggenda e festa del Patrono
Il Patrono Prospero visse nel V secolo e fu il vescovo di Reggio Emilia tra il 480 e 505 circa. In quegli anni, i territori dell’impero romano – ormai decaduto- erano sottoposti a continui saccheggi e devastazioni da parte dei barbari. Reggio Emilia, ai tempi un piccolo paese privo di difese, resistette all’incursione barbara grazie all’intervento del vescovo.
Per fronteggiare l’avanzata, Prospero riunì la comunità in preghiera nella chiesa di Sant’Apollinare, ma l’esercito continuava ad avvicinarsi. A questo punto, tradizione volle che Prospero in persona si recò nelle campagne per chiedere a Teodorico di fermare l’avanzata. Poiché nemmeno le parole servirono a nulla, Prospero alzò le braccia al cielo e un’improvvisa nebbia avvolse la città sino a farla scomparire. A Teodorico e l’esercito barbaro, intimoriti, non restò che andarsene e il paese fu risparmiato.
Ogni 24 novembre Reggio Emilia festeggia San Prospero. Il centro storico si anima di un’atmosfera folkloristica e festosa!
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Articolo di Ilaria Ghirardini
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