L'Appennino Emiliano: dove andare e cosa fare - Oj Eventi

L’Appennino Emiliano: dove andare e cosa fare

Appennino Emiliano

L’Appenino emiliano, dove si trova? E quali aree effettivamente comprende? Domande banali, eppure, di non facile ricostruzione. Io, da abitante della zona, lo ammetto, non avrei saputo dirlo con precisione. Così ho pensato di reperire alcune informazioni autorevoli per permettere a tutti di averne una mappatura semplice ed esaustiva.

Il territorio dell’Appenino emiliano fa parte di un comprensorio montano che si estende per oltre 26.000 ettari lungo la dorsale appenninica settentrionale, tra l’Emilia-Romagna e la Toscana, integrandosi nel più ampio appenino tosco emiliano.

Il passo della Cisa a nord-ovest, separa questa parte della dorsale appenninica, dall’Appennino ligure, mentre, a seconda delle fonti, il limite meridionale è identificato nel valico di Bocca Trabaria o in quello di Bocca Serriola (o nell’intera zona compresa tra i due), oltre il cui limite si estende invece l’Appennino umbro-marchigiano.

L’Appenino tosco-emiliano può essere quindi suddiviso nei due versanti: quello toscano e quello emiliano.

Tuttavia, trattandosi di territori molto ampi, è possibile operare una suddivisione ancora più oculata tra le diverse zone facenti parte di questi due versanti.

Il versante dell’Appennino Emiliano: ecco le 4 suddivisioni

Mappa dell'Appenino Emiliano

Mappa dell’Appenino Emiliano

1. Appennino parmense

2. Appennino reggiano

3. Appennino bolognese

4. Appennino modenese

Il Parco Nazionale dell’Appennino Emiliano

In quanto Parco Nazionale, quello dell’Appennino emiliano, è il più recente tra i parchi italiani.

È stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica, il 21 maggio 2001 e, al suo interno, comprende due parchi regionali e quattro riserve naturali statali. Senza entrare nello specifico, è importante ricordare, che nella penisola italiana i Parchi Nazionali sono ben 24.

Gioielli sparsi nel territorio per un milione e mezzo di ettari. Un dato magnifico, ma non sufficiente, se si considera che stiamo parlando appena del circa 5% del territorio. Tra aree protette e Parchi Nazionali, l’Italia si guadagna il podio europeo, ma siamo sicuri che sia comunque abbastanza?

La funzione svolta dai Parchi Nazionali è fondamentale: servono ad attuare una rigorosa tutela del territorio naturale, coniugando la difesa della biodiversità, alla protezione delle specie animali e vegetali; e servono inoltre a permettere di pianificare, almeno su queste aree protette, uno sviluppo sostenibile del territorio, valorizzando le realtà locali ed il settore del turismo.

Il sistema-parco deve infatti essere in grado di dare respiro alle persone che vivono in questi territori, mediando costantemente tra le esigenze dell’uomo e la scrupolosa tutela dell’ambiente, rendendolo inoltre accessibile, sicuro e appetibile a tutti coloro che vogliono visitarlo. Tutto nell’ottica di un ampio progetto di coesistenza uomo-ambiente, che può e deve esistere.

Cosa fare nell’Appennino Emiliano?

Pietra di Bismantova

Pietra di Bismantova

Gli Appennini emiliani, grazie ai Parchi Nazionali ivi istituiti, sono luoghi di visita e di sport: con una grande varietà di siti storici, habitat naturali e paesaggistici. Tra antichi castelli, fonti sorgive, cascatelle naturali, laghi, valli e boschi con sentieri per tutti i gusti e livelli.

Gli Appennini presenti in Emilia Romagna, pur non avendo un apporto turistico marcato come quello ben più noto e tipico, per esempio, delle Valli Trentine o Valdostane, sono comunque ricchi di zone da esplorare, vantando una natura selvaggia con viste panoramiche davvero sorprendenti.

Lungo la grande dorsale che taglia in due la penisola italiana, sopra i 2.000 metri di altezza, svettano nel territorio ancor circoscritto dell’Appennino emiliano, alcune tra le più alte cime di tutto l’Appennino settentrionale: ricordiamo ad esempio il Monte Cimone, il Monte Cusna e l’Alpe di Succiso. Il piacere di trovarsi sospesi tra mare e montagna, dopo la fatica che fa seguito alla conquista della vetta, è la giusta ricompensa con vista mozzafiato.

Il territorio del Parco può essere esplorato in tutte le stagioni: in estate e in primavera con escursioni, trekking e sport all’aria aperta, in inverno con sci e ciaspole e in autunno per andare alla ricerca dei colori e dei frutti del paesaggio, come funghi e castagne. È ideale anche per gli appassionati di free climbing: ricordiamo in proposito la famosa Pietra di Bismantova, un massiccio roccioso dall’inconsueto profilo a forma di nave, che può ad oggi considerarsi la più interessante e completa palestra di roccia naturale di tutta l’Emilia Romagna.

Dove andare sull’Appennino Emiliano?

Viste le infinite possibilità di percorsi che offre quest’area naturale dell’Appennino Emiliano, da amante delle passeggiate, vorrei consigliarvi proprio alcune delle splendide escursioni che io stessa ho avuto il piacere di scoprire, sicura di non deludervi!

1. Lago Santo Parmense

Lago Santo

Siamo in provincia di Parma, precisamente, nel comune di Corniglio. Quella del Lago Santo è una delle gite fuori porta più ricorrenti in assoluto fra i parmensi. Il tempo di percorrenza è di 1 ora e 50 min di andata e di circa 50 minuti per il ritorno, rientrando sempre per la stessa strada.

Il Lago Santo è il lago glaciale più vasto di tutto l’Appennino Settentrionale e si trova nel Parco dei 100 Laghi. Bellissima area naturale da esplorare: proprio perché al suo interno, anche se non sono proprio 100, ci sono tanti altri bei laghi montani da visitare, con escursioni per tutti i gusti, più e meno impegnative.

Per il Lago Santo il punto di riferimento è il Parcheggio Cancelli, a Lagdei. Inoltrandovi per la strada maestra in dieci minuti di cammino troverete il Rifugio Lagdei (quasi sempre aperto e con possibilità di consumazione).

Nei pressi di questa bellissima area bivacco troverete gli snodi per tanti altri splendidi percorsi, ivi compresa una seggiovia per i più pigri. Ma voi volete arrivare al Lago santo a piedi, vero?

Quindi dovrete imboccare il sentiero 723 A, che vi condurrà con qualche pendenza, attraverso un percorso boschivo a prevalenza rocciosa, fino all’altro piccolo rifugio alle pendici del Lago Santo, il Rifugio Mariotti (1507 mt.).

Per i più tenaci sarà anche possibile proseguire: da qui si possono raggiungere alcune splendide cime dell’Appennino Emiliano, come il Monte Marmagna (1852 mt.) e il Monte Orsaro (1831 mt.).

Altrimenti, dopo una meritata pausa relax al Lago Santo, potrete decidere di rientrare, prendendo lo stesso sentiero.

2. Monte Ventasso e Lago Calamone

Lago Calamone

Lago Calamone

Siamo sempre in tema laghi, ma questa volta sul versante reggiano. Andremo dal Lago Calamone (1400 mt.), alla cima del Monte Ventasso (a circa 1700 mt.). Questo trekking prevede circa 5 ore di cammino, andata e ritorno compresi.

Si parte proprio dalle rive del Lago Calamone, facilmente ritracciabile con l’auto, grazie al notorio aiuto di Google Maps. Una volta giunti al Lago si dovrà cercare l’imbocco per il sentiero 661: questo sentiero porterà attraverso boschi, prati fioriti e pascoli verdissimi.

Lungo il percorso troverai un bivio e avrai l’opportunità di scegliere una via più veloce ma più ripida (a sinistra), oppure una più facile e meno ripida (a destra).

Una volta raggiunto il Monte Ventasso dell’Appennino emiliano, la vista spettacolare sull’intera regione circostante ripagherà ogni fatica.

Potrai quindi scegliere di rientrare per la stessa strada, oppure di prendere la strada che non hai scelto all’inizio, o ancora, di riprendere la strada di prima, ma costeggiare il bosco nel sentiero 667B.

3. Anello Poggiolforato – Cascate del Dardagna – Madonna dell’Acero

Corno alle Scale

Siamo nel cuore dell’Appenino bolognese e ci troviamo all’interno del magnifico Corno alle Scale. Voglio presentavi un bel giro ad anello che condurrà alle Cascate del Dardagna: un altro grande classico tra le gita fuori porta preferite degli Emiliani.

La lunghezza di questo percorso è di circa 12 km, tuttavia è un sentiero di facile percorrenza, alla portata delle gambe anche meno allenate. Il percorso è infatti prevalentemente pianeggiante o con pendenze minime. È immerso in un contesto boschivo che costeggia il torrente Dardagna, nato dallAlpe di Roccae dal Monte Spigolino. Per questo motivo, consigliatissimo in estate.

La partenza è da Poggilforato, qui imboccando il sentiero 333, si giunge in maniera lineare fino alle Cascate del Dardagna. Imponenti e scenografiche, a volte abbastanza affollate, ma assolutamente meritevoli di una visita e di qualche bello scatto.

Di qui per allungare un po’ il giro e compiere l’anello, invece di ritornare indietro subito, consiglio di imboccare proprio all’inizio della strada del ritorno, il sentiero 331A: variante, che consente di arrivare alla Madonna dell’Acero. Una località montana con un bellissimo santuario e diversi punti ristoro.

Se siete stanchi, una volta qui, potrete anche scegliete di tornare in bus (Madonna dell’Acero – Poggiolforato). Ma voi volete chiudere l’anello a piedi, vero? 

Per rientrare dovete quindi tornare sui vostri passi, imboccando nuovamente il breve tratto del sentiero 331A, per poi ricongiungervi al sentiero iniziale 333, senza più deviazioni fino a Poggiolforato.

4. Anello del Monte Cimone

Monte Cimone

L’ultimo trekking che intendo proporre è localizzato nell’Appenino modenese e consente di raggiungere la vetta più alta di tutto l’Appenino Emiliano: il Monte Cimone. A parte l’incantevole vetta, il percorso è delizioso. Attraverserete scenari differenti e incontrerete, senza ombra di dubbio, molti animali: greggi di pecore al pascolo, cavalli selvaggi e marmotte sentinella!

La lunghezza del percorso è di circa 11 km, per una durata di circa 5-6 ore. La risalita non è semplicissima, anzi piuttosto dura per i meno allenati. Tuttavia il livello di difficoltà tecnica riconosciuto è – E.

Questa escursione, a differenza degli altri percorsi che vi ho sopra proposto, ha un itinerario meno lineare, con diversi bivi e varianti. Occorrerà quindi un po’ più di attenzione rispetto alle indicazioni e alla segnaletica CAI da seguire una volta sul luogo.

Ecco l’itinerario dettagliato

La partenza è a Cimoncino, dove troverete un ampio parcheggio. Il primo sentiero da imboccare è il 445: come riferimento, utilizzate le indicazioni per il rifugio Zambelli, ideale anche per una piccola tappa di rifornimento prima della partenza.

Una volta imboccato il sentiero prestate molta attenzione a seguire la segnaletica bianca e rossa del CAI. Questo primissimo tratto, infatti, può essere un po’ fuorviante: tenete sempre la destra, lasciando perdere la traccia che vi conduce verso sinistra contrassegnata dalle indicazioni per la pista di fondo.

Il sentiero si immerge in un bel bosco appenninico e in breve tempo condurrà accanto alla Fonte dei Mercanti. Superata la fonte, approderete al primo bivio dell’itinerario: qui si dovrà prendere il sentiero 439, che gira a destra e si inoltra ancora di più nel bosco.

Camminando, camminando, a un certo punto il sentiero uscirà dal fitto bosco proiettandovi in una selvaggia prateria d’alta quota. Qui il Monte Cimone vi apparirà in tutta la sua regale imponenza, regalandovi una vista a dir poco bucolica.

Sempre sulla traccia del sentiero 439, si sale per un percorso erboso che condurrà presso il lago del Terzo: un piccolo specchio d’acqua di origine glaciale.

Siamo a buon punto, si direbbe quasi a un tiro di schioppo dalla cima, tuttavia, si incapperà in un ulteriore bivio (non segnalato): occorre svoltare a destra.

Proseguendo di li a poco si incontrerà invece il bivio segnalato 441. Qui occorre svoltare a sinistra, fino alla variante 441A, che condurrà alla Buca del Cimone e poi fino in cima.

Godetevi una bella e meritata pausa con vista mozzafiato dal Monte Cimone (2165 mt.) prima del rientro.

Il rientro:

La via più comoda per rientrare al Cimoncino, comincia dal sentiero 449. Occorre raggirare la cima e cercare l’imbocco per questo sentiero che consentirà di evitare la strada asfaltata e di passare invece per la conca del Salto della Capra.

Proseguendo il sentiero troverai il Lago della Ninfa: la presenza del Rifugio Firenze potrà essere funzionale ad una tappa ristoro.

Dal Lago della Ninfa, prendere il sentiero n.4 per mountain bike che, in circa una ventina di minuti, conduce dritto dritto al punto di partenza.

Una curiosità in meno di 10 secondi

Sulla vetta del Monte Cimone è collocato l’Osservatorio climatico Cnr – Isac Vittori, un vero e proprio punto di riferimento per la stazione metereologica dell’Aeronautica Militare.

Grazie alla quota e alla lontananza da fonti di inquinamento, questo Osservatorio si presta a punto strategico di fondamentale importanza per studiare la variabilità della composizione atmosferica di tutta l’Europa Meridionale e del Mediterraneo. È fantastico poterlo ammirare di persona!

Ti è venuta voglia di scoprire questa terra nascosta e selvaggia? Vieni a Visitare l’Appenino e approfittane: nelle Province di Parma, Reggio, Modena e Bologna abbiamo tanti eventi in programma!

Articolo di Elisa Magnani

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