
Adige – Con i suoi 410 km, l’Adige è il secondo fiume più lungo d’Italia dopo il Po. Dal suo estuario nei pressi del Lago di Resia fino alla sua foce nel Mare Adriatico, presenta una grande varietà di ambienti e climi anche molto diversi fra loro. Non per niente attraversa ben due regioni e cinque province. Scopriamone di più percorrendo il suo cammino città per città!
Tra Bolzano e Trento
Come già anticipato, l’Adige nasce nei pressi del Lago di Resia, in provincia di Bolzano, a 1550 metri sul livello del mare. L’ambiente circostante è una valle ricca di ghiacciai, che quindi convoglia diversi torrenti di montagna direttamente nel fiume. Si tratta della Val Venosta, che da Passo di Resia fino a Merano offre paesaggi meravigliosi tipici di un clima alpino come quello presente al suo interno. La caratteristica principale di questo tratto del fiume sono però le sue rapide, ideali per tutti gli amanti del rafting.
In Val Venosta inizia anche la ciclopista della Valle dell’Adige, che collega Trentino-Alto Adige e Veneto fino al Mare Adriatico. Questo percorso, sogno di ogni ciclista che si rispetti, prosegue quindi anche a Trento, seconda provincia toccata dal fiume Adige. Trattandosi sempre di una zona montana, clima e paesaggi non sono molto diversi da Bolzano e dintorni, ma l’Adige comincia la sua discesa verso la Pianura Padana. Per arrivarci deve passare per le Prealpi Venete, a metà tra il Trentino-Alto Adige e il Veneto.
Tra Verona e Padova
Eccoci quindi in Veneto, più precisamente nella provincia di Verona. Superate la zona montana della Lessinia e quella collinare del Lago di Garda, l’Adige arriva in Pianura Padana, dove lo accoglie un clima più mite. Il Veneto è la regione più adatta per ammirare il fiume in tutto il suo splendore e nella sua più ampia molteplicità di forme. In particolare, a Verona potrai trovare tratti paludosi, canneti, vegetazione ricca di fauna… E che dire dei vigneti? Il fiore all’occhiello di questa provincia sta proprio nei vini delle terre bagnate dall’Adige, quelle della Valpolicella e del Lago di Garda: Bardolino, Custoza, Lugana, Recioto, Soave, Valpolicella… Una vera delizia!
Man mano che si scende verso il Mare Adriatico, il paesaggio si fa sempre più pianeggiante e rado. È questa la caratteristica principale dell’Adige in provincia di Padova. Risaie e campi per il pascolo circondano il letto del fiume, che li rinvigorisce con le sue acque. Insomma, non sarà la zona più bella del suo percorso, ma qui l’Adige dimostra tutto il suo potere positivo.
Tra Rovigo e Venezia
Siamo in dirittura d’arrivo: il fiume Adige sta per sfociare nel Mare Adriatico, a metà strada tra Rovigo e Chioggia, in provincia di Venezia. Il territorio di Rovigo e dintorni è completamente pianeggiante. Più che l’Adige, è il Po ad avere una posizione di prestigio qui. Non per niente, il suo delta, che si trova proprio in provincia della città veneta, è riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Se sei un appassionato della flora e della fauna di palude, non perdere l’occasione di esplorare il Parco Regionale Veneto del Delta del Po, di cui fa comunque parte anche il nostro amato Adige.
A Chioggia l’Adige conclude ufficialmente il suo percorso: nella provincia di Venezia, infatti, il fiume entra nel Mare Adriatico, dove acqua dolce e salata si uniscono in un connubio unico. Ovviamente l’Adige non è l’unico fiume ad immettersi nel mare del Nord-Est italiano: oltre ad esso, scendono da settentrione anche corsi d’acqua come il Brenta, l’Isonzo, il Piave e il Tagliamento, mentre dal meridione ne salgono altri come l’Ofanto, il Reno, il Sangro e il Tenna. I fiumi del Sud tendono a sfociare in forma di torrente, come se questo fosse il loro sprint finale, mentre quelli del Nord, di solito nati da ghiacciai alpini, sono molto più placidi, come se fossero stanchi dopo tanto cammino.
Ed è proprio così che l’Adige ci saluta: tranquillamente, sicuro di tutta la sua bellezza. Ora che sai tutto sul suo percorso dicci: hai mai ammirato il secondo fiume più lungo d’Italia? E se ancora non l’hai fatto… che cosa stai aspettando?
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Articolo di Francesca Martelli